Eren × Armin

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Trigger warning: incubi e attacchi di panico

"Mi dispiace..."
Mi dispiace... Mi dispiace... Mi dispiace... Mi dispiace... Mi dispiace...
Eren aveva perso il conto di tutte le volte che aveva ripetuto quelle parole, nel buio della camera da letto, in modo che Armin non si accorgesse di nulla.

Era passato più di un anno, Armin non l'aveva mai incolpato di nulla, si era semplicemente adattato alla nuova condizione, portando anche lui ad impegnarsi per essere almeno in minima parte degno della bontà di quel ragazzo.

Nonostante tutto il tempo che era passato, l'aiuto che aveva ricevuto e il supporto che tutte le persone che gli volevano bene gli avevano dato, lui ancora non si era ripreso del tutto, e continuava ad avere problemi con il sonno.

Quella sera era seduto sul pavimento, si teneva strette le gambe al petto e si era appoggiato con la schiena al letto, in modo da dare le spalle ad Armin.

Alzò lo sguardo, confuso, quando vide la luce accendersi e sentì Armin che si muoveva verso di lui. Gli toccò una spalla per richiamare la sua attenzione, e Eren si girò verso di lui, cercando di mostrare la sua miglior espressione tranquilla.

Armin, accigliato, si fece scorrere la mano destra sul petto e unì pollice e indice in un cerchio per formare un okay, e Eren ricambiò con un okay poco convincente.
"Torna a letto," Armin usava raramente la sua voce per comunicare, e Eren sorrise tristemente a notare che ancora gli piaceva il suono roco che questa aveva quando Armin si svegliava.

Eren si alzò, e a gesti avvisò Armin che sarebbe tornato un attimo dopo.
Si chiuse in bagno, e si guardò allo specchio per un istante. Non era mai tranquillo prima di addormentarsi, ma lo era ancora di meno se Armin era lì con lui.

Doveva essere forte però, Armin dimostrava ogni giorno di esserlo, perché non poteva essere come lui?

Tornò in camera e trovò Armin ancora seduto nella sua parte del letto, a gambe incrociate. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio su una tempia. Armin sorrise, e diede dei colpetti al materasso, Eren doveva raggiungerlo.

<Buonanotte,> Augurò Armin, per poi stringersi al petto di Eren, che si calmò leggermente.
Faceva ancora caldo e, sotto il lenzuolo leggero, pelle contro pelle, Eren si concentrò sul battito del cuore di quel ragazzo che tanto amava, e lentamente si addormentò.

Buio.
Forti rumori provenienti da un punto imprecisato.
Uno squarcio luminoso nell'oscurità.
Dolore, lutto.

Eren si svegliò di soprassalto, un peso enorme sul petto.
Nel muoversi, svegliò anche Armin, che si preoccupò subito quando lo vide respirare a fatica.

Eren si mise a sedere e, quando Armin fece lo stesso, lui lo abbracciò stretto. Era passato tantissimo tempo, le loro vite erano andate avanti, allora perché doveva ancora sognare quelle cose? Perchè non poteva semplicemente godersi una nottata tranquilla con il suo fidanzato?

Non era la prima volta che Armin lo vedeva in quello stato, ma nonostante questo, gli vennero i brividi quando il ragazzo fece la cosa che faceva sempre per cercare di calmare i suoi attacchi di panico dopo uno di quegli incubi. Armin cominciò a soffiare leggermente sul collo di Eren, e ad accarezzargli la schiena, e Eren chiuse gli occhi, calmandosi pian piano.

Quando si allontanò da Armin, Eren scoppiò a piangere, e senza voce formò le due parole che aveva ripetuto all'infinito. "Mi dispiace..."

Armin gli asciugò le lacrime, e gli sostenne la testa per farsi guardare dritto negli occhi. "È tutto passato, va bene ora." Entrambi sapevano che non era vero, ma la cosa migliore che potevano fare in momenti come quello era esserci l'uno per l'altro.

"È tutta colpa mia... Sei in pericolo vicino a me." I due erano troppo vicini perché Armin potesse vedere cosa Eren gli stava dicendo, ma in ogni caso tolse una mano dalla guancia dell'altro per coprirgli la bocca. "Ora smettila." Diventava molto più serio in quei momenti. Armin non si arrabbiava mai, ma si faceva sempre serio quando voleva assicurarsi che la persona con cui stava comunicando capisse quello che lui intendeva.

"Alziamoci. Andiamo sul divano. Se ti distrarrai, poi starai meglio." Eren guardò le labbra di Armin con attenzione, e annuì, spostandosi solo per alzarsi e far alzare lui.

I due si sedettero sul divano, in piena notte, con una tazza di limonata a testa, cercando di far passare quel brutto momento e di passare al meglio il loro tempo insieme.

"Armin," Eren richiamò la sua attenzione ad un certo punto, appoggiando la sua tazza sul tavolino per avere le mano libere. Esitante, si indicò, incrociò stretti i pugni al petto e indicò Armin, sussurrando due parole che, invece, ripeteva troppo raramente.
"Ti amo."


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