Capitolo IV: Light

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The Universe Began With Our Eyes Closed
Capitolo IV: Light




"May these words be the first
to find your ears:
the world is brighter than the Sun,
now that you’re here.
Though your eyes will need some time to adjust
to the overwhelming light surrounding us,
I’ll give you everything I have.
I’ll teach you everything I know.
I promise I’ll do better.
I will always hold you close,
but I will learn to let you go.
I promise I’ll do better.
I will soften every edge,
I’ll hold the world to its best,
and I’ll do better.
With every heartbeat I have left
I will defend your every breath,
and I’ll do better."
(Light - Sleeping At Last)





Giorno 30


“Ok, che film vuoi vedere?”
Harry guarda le locandine di quel cinema in periferia, cercando di schiarirsi le idee.
“Dragon Trainer 2?” propone, sperando di non risultare ridicolo – anche se Louis non lo fa mai sentire ridicolo.
“Bene, io voglio vedere 22 Jump Street.”
“Allora andiamo a vedere quello, se-”
Harry viene interrotto da un dito di Louis poggiato sulle sue labbra.
“Zitto, Styles. Li andremo a vedere entrambi.”
Harry è confuso. “Ma nessuno dei due c'è in terza serata.”
Louis sorride, con uno di quei sorrisi furbi, e Harry non sa se esserne esaltato o preoccupato.
“E chi ha parlato di terza serata?”


“Vuoi qualcosa da mangiare?”
Harry si sente arrossire. Come è possibile?
“Credo che prenderò un po' di popcorn.”
“Fantastico.”
Louis lo prende per mano, così, davanti a tutti, come se non fosse niente, quando Harry si sente talmente fortunato ad avere l'onore di toccare un essere così meraviglioso, così elettrico, anche solo per un secondo - e Louis gli prende la mano, e lo fa innamorare ancora di più – Harry non dovrebbe essere già innamorato, è presto, si dice sempre, è presto, ma è impossibile non innamorarsi di Louis. È impossibile.
“Vorrei i popcorn giganti, grazie.”
Harry riaffiora dai suoi pensieri e lo tira leggermente per la mano intrecciata alla sua. 
“Lou, non mangerò mai così tanti popcorn. Neanche se li mangiamo insieme li finiremo mai.”
Louis gli sorride, le piccole rughe intorno ai suoi occhi di firmamento, e Harry si è già dimenticato della sua polemica.
“Non mi importa. Non ne ho mai presi così tanti – voglio provare a finirli.”
Harry pensa: tu sei strano.
Tu sei strano, ma penso di essermi innamorato di te.


“Ok, sei pronto a muoverti senza farti vedere?”
Harry si volta, la bocca piena di popcorn – sono a metà di Dragon Trainer 2 e non hanno ancora mangiato un quarto del cestino, e Harry inizia già ad avere la nausea.
“Cosa?” sussurra, guardando negli occhi azzurri dell'altro – è incredibile come i suoi occhi brillino anche al buio, con le scene del film specchiate in quelle iridi limpide e un meraviglioso luccichìo negli occhi. Harry potrebbe anche guardare il film direttamente da lì, ma non crede che riuscirebbe a seguire il filo logico della trama, perdendosi in quell'universo.
“Ora usciamo da qui senza farci notare. Ce la puoi fare?”
Harry pensa ai suoi piedi enormi che non seguono mai le indicazioni del cervello, pensa alla sua montagna di ricci e alla sua mancanza di coordinazione.
“Lou, non credo che -”
Harry non ha neanche il tempo di finire la frase, perché Louis lo sta trascinando via dal suo sedile e tutti i popcorn stanno volando a terra.
“Meno male che non dovevi farti notare.” dice Louis, mentre continua a trascinarlo, ridendo in silenzio.
“Sei tu che-” protesta Harry, prima di venire interrotto da una signora nel sedile davanti, che li guarda male e sussurra: “Basta!”
Harry e Louis riescono ad uscire dalla sala, e, una volta in corridoio, iniziano a ridere e baciarsi e Harry non sa se è senza fiato per i baci o per le risate o per il sorriso splendente di Louis.
È senza fiato e non sa perché, ma non importa, finché avrà Louis accanto.


Sono appena entrati di nascosto in un'altra sala del cinema, dove stanno proiettando 22 Jump Street. Si siedono in una fila in fondo, nei posti laterali, e sono ancora senza fiato per le risate.
“Non ho mai fatto una cosa del genere.” sussurra Harry, meravigliato e spaventato e felice.
Louis lo guarda, con l'ombra di una risata incastrata tra le labbra. “Neanche io.”
“E' stato fico.” 
Harry sorride e appoggia la testa sulla spalla di Louis, sentendo le molecole del suo profumo entrargli nelle narici e annegare nel suo sangue.
“Erano anni che non sentivo la parola 'fico'. Complimenti.”
Harry affonda il viso nel suo collo, un sorriso stampato sul volto, completamente ubriaco dall'odore della pelle di Louis.
“Sei uno stronzo.”
Harry sente Louis aprire la bocca per rispondere, prima di venire colpito da una luce abbagliante.
“Che cazz-”
“Dovete uscire da questa sala. Vi abbiamo visto entrare.”
Harry sbatte le palpebre più volte, prima di vedere un uomo in uniforme con una pila puntata su di loro. Si volta verso Louis, non sapendo come reagire, ma Louis è il ritratto della tranquillità: prende Harry per mano e segue l'uomo con la torcia.
“Dimmi che non finirò in prigione.” riesce a dire Harry, terrorizzato.
Louis ride, e un piccolo pezzo del peso sullo stomaco di Harry si dissolve. “Non finirai in prigione.”
“Bene, perché questa è tutta colpa tua.”
“E tua.” Louis gli fa l'occhiolino, un sorriso sulle labbra, mentre continua. “Sei il mio complice.”
“Giusto.” 
“E anche il mio fidanzato, per la cronaca.” dice Louis. “Non pensavo mi abbandonassi così, Harold! Sei malefico!” 
E mentre Harry continua a ridere, c'è solo una parola che rimbalza nella suo mente.
Fidanzato.
Non ha mai sentito parola più bella nella sua vita.


“Sono stato appena buttato fuori da un cinema per attività illegali.”
Harry ha lo sguardo perso tra gli scaffali del supermercato, mentre Louis continua a buttare roba dentro al carrello.
“Sì, esatto.” risponde l'altro, continuando a fare la spesa notturna.
“Attività illegali, Dio. Non ho mai fatto una cosa simile. Forse dovrei andare a chiedere scusa al padrone? Dovrei pagargli il biglietto per il film che c'era nella sala in cui siamo entrati?”
Louis scoppia a ridere, lasciando per un secondo il carrello e appoggiando le mani sulle guance di Harry. “Sei adorabile. Davvero. Non ho mai conosciuto una persona come te.”
Lo bacia sulle labbra, e Harry sente sempre quella scossa elettrica e quelle maledette farfalle allo stomaco, come tutte le volte che Louis lo sfiora.
“Però ora basta sentirsi in colpa.” Gli lascia un altro bacio sulle labbra, prima di voltarsi e riprendere quello che stava facendo. 
“Preferisci il vino o la birra?” chiede Louis, tornando di fronte allo scaffale.
“Birra, grazie.” dice Harry.
“Vai a cercare qualche schifezza, quello che ti piace di più, che stasera si fa l'alba.”
“Ma non rischiamo di addormentarci?”
Louis non risponde neanche, tira fuori dal carrello un pacco di sei Redbull con un sorrisetto sul volto. “Credi che bastino per rimanere sveglio?”
Mi basti tu.


Tornano sulla collina del primo appuntamento.
Louis ha una coperta con sé, birra e Redbull, orsetti gommosi e patatine, che Harry appoggia sull'erba.
Parlano. Parlano tutta la notte.


Louis capisce che Harry è una casa pericolante – una casa bella, ma fragile. È una persona con la quale a volte fai fatica a chiacchierare – completamente diverso da Louis in quello che si vede, terribilmente simile in quasi tutto quello che non si vede.
Louis capisce che Harry è una casa pericolante – una casa piena di crepe, dalle quali entrano acqua e vento e neve, ma che lasciano uscire una luce accecante, ancora nascosta e inconsapevole della propria esistenza. Erba verde nasce tra quegli spazi – verde come i suoi occhi, verde come la speranza -, aspettando che qualcuno la scopra. Quasi tutti quelli che conosce, nel profondo, hanno paura di quella fragilità che Harry espone così al mondo – ma che tutti, alla fine, si portano dentro. Questa è la luce di Harry, che è un po' oscurità, in fondo, ma Louis non ha mai visto e scoperto niente di più favoloso.
Louis sa che, alla fine, tutto ciò su cui appoggiamo i piedi è precario.


Harry capisce che Louis non si fida di tutto.
Harry capisce che Louis non prende nulla per scontato, perché le cose devono essere chiare, mai ovvie, perché lui si fidi; Louis non crede nelle cose illuminate, ma in quelle luminose; Louis si fida di chi non capisce tutto, perché scoprire è meglio che capire, e capire è meglio che spiegare.
Harry capisce anche che Louis ha questo suono, dentro, che non riesce mai a ricordare; è come una canzone di cui non riesce mai a comprendere il ritmo o la melodia, perché tutto quello che l'universo riesce a riproporgli è bello, sì, ma non bello quanto la sinfonia di Louis – è bella perché quasi solo immaginata, come l'abbozzo di un'idea che non viene mai a galla – è bella perché, un po' come Louis, è quasi solo pensata. È una canzone che parla di un eterno appuntamento in un Osservatorio da qualche parte nel mondo, di un infinito discorso sull'universo, Sole che picchia negli occhi - una canzone che Harry non ricorda mai se non quando resta in silenzio, finalmente, o quando la musica è Louis.
Harry prova anche una sensazione strana, perché nota qualcosa di cui non si era mai accorto: Lous è ferito. O almeno, lo è stato. Si vede da come parla, da come pensa, come se avesse attraversato l'Inferno intero con i suoi piedi per poi riaffiorare alla luce sporco, ferito, debole, ma anche speranzoso e molto più cresciuto. Louis vede il mondo in un modo diverso da chiunque Harry abbia mai conosciuto; è solo una questione di prospettiva, ma Harry crede che la sua sia quella giusta. Indossa le ferite come un vestito di gala, ha il fuoco nei polmoni e l'universo negli occhi, e vede il mondo come se ogni cosa gli fosse regalata e mai dovuta. Come se ogni minuto, ogni secondo della sua vita, fosse raro, più che ordinario. 
Louis vede la magia nascosta dietro ogni cosa.
Louis vede la luce nascosta dentro a Harry.


Sono in silenzio da un po', stesi sulla coperta, Harry con il viso incastrato tra il collo e la spalla di Louis, quando la stanchezza si fa sentire. 
Chiude gli occhi, Harry, finalmente, perché è stata una giornata lunga e l'odore di Louis lo fa sentire al sicuro – cade in un sonno improvviso, buio, senza sogni, un riposo che potrebbe durare delle ore o pochi minuti – Harry non lo sa, perché dopo quello che sembra un qualche secondo nella sua testa viene svegliato dai baci e dalle carezze di Louis.
“Svegliati, Haz. Tra poco c'è l'alba.”
“Lasciami dormire, ti prego-”
Louis insiste, baciandogli la bocca e il naso e gli occhi e il mento.
“Svegliati. Devi vederla.”
Harry non risponde neanche, rimane ad occhi chiusi, cullato dalle attenzioni di Louis.
“Parlami della luce, Haz. Parlami della luce.”
“Sono troppo stanco per-”
“Non mi interessa. Non voglio sapere niente di che. Solo – svegliati.”
Harry apre gli occhi, finalmente, e si siede. Tutto è ancora buio, ma si vede una luce lontana che pervade il cielo, tingendolo dei colori più tenui che abbia mai visto. Tenui, tenui come lui.
“Quello della luce è un discorso troppo lungo, Lou. Non ce la faccio, ora.”
“L'importante è che tu sia sveglio.”
Louis circonda le spalle di Harry con un braccio, e lo attira a sé, lasciando che appoggi la testa sulla sua spalla.
“Basta che tu sia sveglio.”
Harry resta in silenzio, ma i suoi occhi sono aperti. Sono minuti infiniti, quelli, minuti infiniti di una notte altrettanto infinita, che Harry vorrebbe non finisse mai. Ha quasi vissuto un'altra vita – ha sentito le sue ossa risvegliarsi, ogni sua molecola stiracchiarsi e tornare in vita – come se fosse rimasto assopito per troppo, troppo tempo, come un sonno perenne, come se ci volesse proprio Louis per infiammare il sangue nelle suo vene – come se la vita non avesse mai avuto senso senza quel ragazzo. Louis è diventato il suo centro di gravità, e Harry sembra riscaldarsi, solidificarsi, sotto la forza della sua presenza.
“Harry, sei sveglio?”
Harry annuisce tra la sua spalla e il suo collo, sente la bocca secca e la lingua attaccata al palato – non riesce a parlare.
“Volevo chiederti una cosa.”
Harry annuisce di nuovo, e Louis sospira.
“Volevo dirti che è una cosa strana, e forse è troppo presto, ma mi sembra che tu abbia acceso il motore dei miei desideri. Siamo strani, io e te, ed è strana questa cosa che abbiamo, perché non so cosa provo per te, ma diventa sempre più simile all'amore – ed è passato solo un mese, cosa succederà tra un anno o tra dieci anni? Io non so cosa risponderti, Harry, davvero, ma so che sto bene – quindi, volevo solo dirti – scegli me.”
Harry solleva la testa, guarda Louis che lo sta guardando a sua volta, e vede una sincerità disarmante nei suoi occhi.
“Scegli me, perché io non credo di poter star meglio senza di te. Scegli me, perché ci basta poco per essere felici – qualsiasi cosa voglia dire.”
Louis rimane in silenzio, in attesa.
Harry sorride.


Caro Vero Amore,
ricordo bene i nostri primi mesi. Noi eravamo fortunati, perché ci stavamo innamorando nella maniera più bella possibile; come in un primo amore, i nostri occhi non andavano al di là dell'altro, mai. C'eravamo solo noi. Ci siamo sempre stati solo noi.
In mezzo al caos del mondo, in mezzo alla folla, all'improvviso c'eri tu. E credimi quando ti dico che non mi è mai capitata cosa più bella.
In mezzo a questa folla, è come se chiedessi a tutti di essere un po' te, di portare un pezzo di te nella mia vita, perché mi manchi, amore, mi manchi e non so come fare, perché ti cerco ovunque, nei gesti, negli occhi, nei sorrisi degli altri che non sorridono mai come te.
Scrivo queste lettere perché tu ti ricordi di me, di te, di noi – la realtà è che lo faccio soprattutto per me, perché non saprei cosa fare se non mi riconoscessi più, se non riconoscessi più te stesso – mi mancheresti sempre e non riuscirei a sopportarlo.
Ricordati, Vero Amore.
Ricordati.

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