Capitolo XII: Neptune

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The Universe Began With Our Eyes Closed

Capitolo XII: Neptune

'Pitch black, pale blue,
these wild oceans shake what's left of me
and loose, just to hear me cry mercy.
The strong wind's at my back,
so I'll lift up
the only sail that I have -
this tired white thread.
I'm only honest when it rains,
an open book with a torn out page
and my ink's run out.
I wanna love you but I don't know how.'

(Neptune - Sleeping At Last)

Giorno 238

Decidono di non dirsi addio.

Non si dicono addio, perché farebbe troppo male; è Louis che introduce l'argomento. Si prenderanno tutto il tempo possibile, ma non si aggrapperanno a quei momenti come se fossero gli ultimi – nessuno dei due ha il coraggio di pensare che le cose potrebbero andare storte.

Si tengono stretti tutta la notte. Harry accarezza il viso di Louis, e il suo corpo ormai pieno di spigoli per la malattia, e le sue labbra e le sue palpebre e la curva del suo naso e la sua testa rasata, dove fino a poche ore prima c'erano i suoi capelli sottili – è bellissimo comunque, Louis è sempre bellissimo, agli occhi di Harry.

Si tengono stretti, ma non dicono niente – lasciano che siano i baci e le carezze e le braccia e le gambe e le labbra a parlare, a dire tutto quello che serve, in quel momento – lasciano che siano i loro gesti a raccontare la loro storia, il loro amore, all'Universo.

Le dita di Harry accarezzano la pelle violacea sotto gli occhi di Louis, e raccontano del loro primo incontro, raccontano di quella serata d'estate quando Harry si è perso e ritrovato per la prima volta dentro quegli occhi, quando tutto nella sua vita si è mescolato e ricomposto in un solo istante – quando tutto ha avuto un senso, per la prima volta.

Le sue labbra sfiorano quelle di Louis, e raccontano del loro primo bacio sotto le stelle, raccontano dello scontro di due universi completamente diversi e distinti, due universi che non avevano nulla in comune – due universi che sono diventati uno solo, in un'esplosione nucleare, in mille frammenti di luce e calore che hanno acceso una nuova stella nel loro cielo ormai condiviso – raccontano una storia millenaria e eterna, destinata a non morire mai.

Louis infila una gamba tra quelle di Harry per essere vicini, più vicini, sempre più vicini, racconta di fare l'amore e poi stare svegli tutta la notte a condividere i loro pensieri e le loro paure e rassicurarsi l'un l'altro, con sussurri e tocchi leggeri e baci silenziosi.

Harry preme le dita sulle sue scapole spigolose, e racconta di urla e lacrime e disperazione – racconta di un amore bello quanto tormentato, doloroso quanto infinito.

Poi ci sono le loro dita, incrociate davanti a loro, e Harry riesce a sentire l'anello sul dito di Louis, e prova in tutti i modi a non piangere.

Evidentemente i suoi sforzi non sono abbastanza, perché Louis asciuga le sue lacrime con le sue dita ormai ossute, senza dire una parola.

Harry lo guarda, quella mattina, mentre saluta le sue sorelle, sua madre, suo padre e il suo patrigno.

Resta in un angolo della stanza, e non vorrebbe rimanere lì a fissare, veramente, ma sente che non riuscirebbe comunque a staccare i suoi occhi da Louis, non in quel momento.

Così guarda Jay abbracciarlo, i singhiozzi che scuotono il suo corpo, lacrime che non riesce a trattenere, per le quali si scusa continuamente – Harry sa perfettamente cosa stia provando, come vorrebbe essere forte per Louis, ma non è facile. Non è facile.

Guarda le sue sorelle salutarlo, le gemelle che sembrano spaventate, circondate da adulti che piangono, quando loro probabilmente non capiscono neanche cosa stia succedendo.

The Universe Began With Our Eyes ClosedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora