Foschia... Oscurità... Urla... Schianti... Spari... ... Spari?!!
Sto riprendendo conoscenza, non me lo sarei mai aspettata, pensavo fosse la mia ora e invece sono qui; così alzo velocemente la testa da terra per vedere quello che era o stava ancora accadendo e una fitta dolorosa mi percorre il cranio al punto di farmi stringere forte i pugni, ormai pieni di graffi e polvere. Mi rimetto un attimo con la testa appoggiata al pavimento e guardando il soffitto mi accorgo che del vecchio lampadario di cristallo è rimasto solo il cavo della corrente penzolante che emana scintille ovunque.
Continuo a fissare quel cavo scintillante e quando mi rendo conto della pericolosità della cosa mi tiro con forza indietro sentendo un altra fitta alla testa ma non così forte da atterrarmi dinuovo. Emetto un gemito di paura e dolore, appoggio le spalle al muro che ho trovato alle mie spalle e metto le ginocchia al petto, non riesco a capire quello che sia successo, l'aria è molto rarefatta, si respira appena e l'unica cosa che riesco a vedere chiaramente è l'atmosfera gialla che mi circonda e le scintille che provengono da quel cavo elettrico. Così mi alzo nelle gambe tremanti, strisciando la schiena ancora contro il muro.
-Cosa diavolo è successo?- sussurro a me stessa, e inizio a chiamare mia madre per poi ricordarmi improvvisamente che era andata a lavoro e questo pensiero mi terrorizza alquanto; così mi rendo conto di essere sola in casa e di non sapere il suo stato di salute... Spero solo stia bene.
Inizio, dunque, a camminnare tra i rottami della mia ormai polverosa e gialla casa, per cercare il mio cellulare e vedere se riesco a contattare qualcuno, ma del mio cellulare neanche l'ombra, e mentre mi dispero per trovare quel maledetto aggeggio, un urlo e un successivo sparo mi riportano alla realtà; dunque corro verso il balcone del salotto e provo invano ad aprire le ante, che mi accorgo essere siggillate come se chiuse a chiave. Provo con tutta me stessa ad aprire il balcone per avere un accesso all'esterno della casa dimenticandomi completamente della porta d'ingresso; così tra le urla e i carichi con le spalle al balcone inizio a sentire alcune voci, tra cui mi pare sentire la voce di una donna, venire dal portone d'ingresso, corro dunque verso l'entrata e quando le voci iniziano a farsi più comprensibili, noto immediatamento che erano perfettamente dietro la mia porta ma erano degli uomini, non mi pareva più di sentire donne.
Provo a contentrarmi un attimo di più sulle voci tanto da accorgermi che nessuna di quelle voci apparteneva a mio padre, così, spaventata, corro verso il salotto e poi verso la mia camera nella quale cerco un nascondiglio sicuro dietro l'armadio ormai non accostato più di tanto all'angolo tra le pareti, mi siedo quindi nel pavimento e provo a fare meno rumore possibile, quando improvvisamente sento la porta d'ingresso aprirsi.
Il mio respiro si fa sempre più accellerato e sento il cuore quasi uscire dal petto, ho paura ma l'unica che mi può aiutare in questo momento è me stessa. Inizio a percepire dei passi nelle scale, poi nel salotto... Poi...sono improvvisamente nella mia stanza. Vedo che usano delle torce ma non dicono nulla e sono molto silenziosi come se cercassero qualcosa di nascosto, così penso alla pistola che mio padre teneva da un paio di settimane nel cassetto del suo comodino nella sua camera, diceva che era per sicurezza e che non avrei mai dovuto nemmeno sfiorla, ma di certo questa era l'occasione giusta per usarla anche se non avevo né la possibilità di prenderla perché un minimo mio movimento gli avrebbe fatto notare la mia presenza, né avrei mai avuto il coraggio, forse neanche di afferrarla e di puntarla... Figuriamoci di usarla.
Così mi stringo più forte le ginocchia al petto e aspetto con ansia sperando che vadano via, ma ad un tratto un forte dolore mi trafigge la spalla, quindi, facendo più piano possibile, scendo leggermente la manica della mia maglia per osservami la spalla e cercare di capire cosa mi procuri questo dolore. Il movimento del tessuto mi procura ancora un altra fitta più forte ma stringo i denti e cerco di rimanere in silenzio anche nel momento in cui nella mia spalla vedo una sorta di marchio nero, come un tatuaggio, con sopra scritto - The government is the owner of this subject- ...così penso... -Io sono proprietà del governo? Ma cosa diavolo vuol dire? E sopratutto quando mi è stato fatto questo marchio?-
Inizio a sfiorarmi la pelle con un dito e mi accorgo che al livello del marchio la pelle è più scavata rispetto a tutto il resto del corpo ed è a che come bruciata.
Improvvisamente sento una donna gridare -Astrid!!-, l'avrei riconosciuta ovunque era mia madre. Così mi rialzo la maglia velocemente e nel momento in cui stavo per alzarmi sento la voce forte e bassa di un uomo che mi blocca, dicendo a mia madre -Cosa diavolo fai donna? Sai benissimo che non puoi urlare così perché ancora la maggior parte della popolazione è addormentata o stordita- dunque mia madre velocemente risponde -Non ho intenzione di urlare ma neanche di collaborare se non troviamo mia figlia istantaneamente- così l'uomo sembra fare dei passi lenti e cauti, forse per avvicinarsi a mia madre, e sussurra -Tu!Donna... Non hai ben capito che ruolo hai in tutto questo... Sei qui solo perchè ti scopi quel figlio di puttana di Erick Utryel e tua figlia è rimasta sana solo e sempre grazie a questo.-
Mi sento come se ad un tratto la mia mente fosse ancora più confusa di quel che già era e il dolore alla spalla e al cranio non aiuta, così rifletto un attimo alle parole dell'uomo e cerco di comprendere con mio amaro dispiacere il fatto che mia madre tradisca mio padre con questo presunto Erick Utryel... Ne ho sentito parlare, in Tv dicevano che si sarebbe candidato alle nuove elezioni come capo dello stato ma non riesco: prima di tutto a capire come mia madre abbia potuto fare una cosa del genere nei confronti miei e di mio padre e sopratutto non degludisco il pensiero di mia madre che conosce una persona così " importante" e se lo porta a letto... Non avevo mai visto un aspetto così contorto e orribile della mia famiglia... È un dolore particolare che si fa posto tra il dolore della testa e della spalla che all'arrivo di questo pensiero quasi spariscono. Penso all'improvviso a tutti i momenti che mia madre trascorreva insieme a mio padre e mi appaiono delle piccole lacrime agli occhi che vengono, però,subito farmate all'udire nuovamente la voce di mia madre dire -E tu! Uomo... Non hai capito che non puoi neanche sfiorarmi perchè... Bhè.. In quel caso la tua testa si ritroverebbe messa insieme a tutte quelle teste deboli di chi inizierà a morire a causa del virus, o forse dobbiamo farti respirare i batteri del virus e vedere, se come il resto del mondo, inizi a morire pian piano?- improvvisamento sento, dunque, l'uomo tossire e dire -muoviamoci, tua figlia sarà andata via da qui, manderemo una pattuglia a cercarla-
Improvvisamente mia madre inizia ad urlare dicendo -Sia chiaro... Se non troviamo mia figlia entro 4 giorni io ti faccio scoppiare la testa senza che neanche tu te ne accorga-
Sono concertata dal tono in cui mia madre si rivolge a quell'uomo e con quale potenza... Potrei benissimo uscire allo scoperto e farmi vedere ma è come se qualcosa mi bloccasse, così decido star seduta a piangermi addosso come una stupida dodicenne.
Sento, quindi, i passi andare verso la porta d'ingresso che dopo pochi istanti si chiude e lascia spazio ad un silenzio penetrante dove solo le mie lacrime fanno la fila per essere ascoltate dalla mia mente ormai troppo confusa e perplessa.
