Atsushi si sentì pungere dal freddo immediatamente e si irrigidì nel giaccone, quando uscì dal cinema insieme al suo rumoroso gruppo di amici. Nonostante tirasse una leggera aria che non aiutava a sopportare il gelo di dicembre, Atsushi provava sollievo.
Quella serata era stata un po' troppo caotica: Dazai non aveva smesso di parlare un solo secondo, neanche durante la proiezione del film, e i suoi discorsi non sembravano avere né capo né coda; di conseguenza Kunikida lo aveva ripreso varie volte e quando non poteva farlo per colpa di un Ranpo troppo goloso che gli rubava i pop corn e lo distraeva, ecco che interveniva Chuuya con una delle sue minacce, le quali però non sortivano alcun effetto su Dazai se non dei ghignetti divertiti. Insomma, Atsushi si era sentito come un pesce fuor d'acqua ed era stato difficile seguire il film senza venire distratto dal comportamento degli altri, e soprattutto dagli occhi insistenti di quel ragazzo un po' tenebroso che si era portato dietro Chuuya e che doveva chiamarsi Akutagawa.
Non aveva spiccicato mezza parola, se non qualche borbottio ogni volta che cercavano di coinvolgerlo in chissà quale discorso dei loro, e non aveva mostrato segni di coinvolgimento per tutta la sera. Solo ad Atsushi aveva dedicato qualche sguardo prolungato e silenzioso, con quei suoi occhi piccoli e incavati negli zigomi bianchi. In quei brevi momenti, e solo in quei momenti, Atsushi aveva notato i suoi lineamenti che si distendevano in un'espressione più profonda.
Non comprese il motivo di quell'interesse e se ne imbarazzò al punto di sentirsi le guance scaldarsi ogni volta che i loro occhi si incontravano, ma paradossalmente erano proprio quegli sguardi a farlo sentire più a suo agio in quella strana serata.
- Finalmente siamo fuori!- esclamò Ranpo esasperato. - Quel film da quattro soldi non finiva più. Ora possiamo andare a casa, Kunikida?-
- Sì, per favore. Per la mia sanità mentale.- rispose l'amico, con le braccia già cadute per l'esasperazione.
Dazai si stiracchiò. - Allora, Kunikida, dai uno strappo anche a me?-
- Come sarebbe a dire? Avevi detto che tu avresti dato uno strappo a casa a me, Dazai!- esclamò un Chuuya molto contrariato.
- Ah, ho detto così? Allora devo aver detto una bugia.- Dazai sfoderò un sorrisetto che per Chuuya voleva soltanto essere preso a schiaffi, e per poco non successe per davvero se non fosse intervenuto Kunikida a separarli.
- Se promettete di non picchiarvi, posso accompagnare a casa entrambi. Accidenti a voi...- poi si voltò verso Atsushi, rivolgendogli un'espressione desolata.
- Mi dispiace, avrei voluto accompagnare anche te, ma non ho più posto in macchina e non voglio rischiare a lasciare questi due da soli.-
Atsushi abbozzò un sorriso e scosse la testa, tirando fuori il mento dal collo del giaccone in cui si era rifugiato per non raffreddarsi.
- È tutto ok, non abito lontano. Posso andare a piedi.-
- E tu, Akutagawa?- chiese Chuuya, e l'altro restò immobile con le mani in tasca, lì dove si trovava.
- Lo stesso.- si limitò a rispondere.
Dopo aver fatto spallucce, Chuuya salutò i due rimasti davanti all'ingresso del cinema insieme al resto della banda e si avviò verso la macchina del povero Kunikida.
Atsushi sospirò e guardò l'orologio: era l'una di notte passata. Dopo vari contrattempi, il gruppo aveva dovuto scegliere l'ultimo spettacolo in proiezione e per forza di cose si era fatto tardi. Atsushi non si sentiva stanco, perciò pensò che sarebbe stato piacevole tutto sommato fare una passeggiata verso casa. Stava per avviarsi, quando si rese conto che Akutagawa era ancora lì, con le mani infilate nelle tasche del suo cappotto nero e con gli occhi sempre fermi a fissarlo. Era uno sguardo diretto e insistente, ma non ostile.
Atsushi arrossì di nuovo e si affrettò a rompere il ghiaccio.
- Vai a casa anche tu?- domandò, cercando di usare un tono amichevole che però gli sembrò subito fuori luogo.
Akutagawa distolse subito lo sguardo e, con grande sorpresa di Atsushi, arrossì lievemente a sua volta.
- Penso di no.- disse, ma poi cercò di correggersi. - Forse dovrei, ma...-
Atsushi non lo conosceva e non poteva sapere che cosa gli passasse davvero per la testa, e nemmeno se tra i due ci fosse del vero interesse, ma di sicuro poteva immaginare la sensazione di non voler ancora tornare a casa.
- Capisco. È come se questa serata al cinema ci fosse passata davanti, vero? C'è poco da fare, con una compagnia come quella di Dazai e gli altri.-
Atsushi rise appena e Akutagawa si limitò ad annuire, però aveva i lineamenti più rilassati e, forse forse, le guance ancora più colorate.
Fu il turno di Atsushi di rimanere a guardarlo a lungo, senza sciogliere il suo piccolo sorriso. Oltre quell'atteggiamento chiuso e sfuggente, forse Akutagawa era una persona che poteva comprenderlo. Chissà, forse sentiva il bisogno di essere compreso a sua volta? Anche lui si era sentito fuori posto quella sera?
Andare semplicemente a casa dopo essersi posto questa domanda non gli sembrava più una buona idea.
- Beh, è ancora presto.- esordì, e Akutagawa lo guardò perplesso, perché se l'una del mattino era "presto", chissà cosa sarebbero state per lui le due, le tre e le quattro. - Ti va di fare un giro con me?-
Un invito semplice e gentile, accompagnato da un sorriso. Forse Akutagawa aspettava solo questo da quel ragazzo dall'espressione tanto limpida che l'aveva colpito qualche ora prima e che gli aveva fatto sperare. La prova che in qualche modo, in quella combriccola sgangherata, c'era qualcuno di simile a lui.
Akutagawa alzò gli occhi sul cielo nero e annuì. Atsushi gli si affiancò, prima di iniziare a camminare insieme verso nessuna meta precisa.
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All The Things You Said
Fanfiction[AKUTAGAWA X ATSUSHI / DAZAI X CHUUYA] Una raccolta di parole dette a gran voce o racchiuse nel proprio cuore, grandi verità o brutali bugie, parole sussurrate all'orecchio o gridate al vento, parole, parole, parole. Come se non ce ne fossero mai ab...