Things you said through your teeth

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Fu strano come la vista del nemico, le botte ricevute e il sangue che scorreva gli fossero scivolati addosso come se nulla fosse, come se fosse routine, ma la vista di lui a terra, immobile e pieno di ferite, avesse risvegliato tutta la sua paura.

- Akutagawa!-

Il criminale da abbattere era un omicida da catturare dall'Agenzia dopo aver ricevuto un incarico ufficiale, e allo stesso tempo era nientemeno che un fanatico di Nakahara Chuuya, il manipolatore della gravità. Desideroso di affrontarlo e ucciderlo, questo tizio possedeva un'abilità simile alla sua nell'effetto, ma di natura era completamente diversa: una sorta di calamita vivente che faceva in modo di attirare ogni corpo umano al metallo.

Perciò Akutagawa, dopo aver stanato l'omicida in un vecchio magazzino su ordine del suo boss, battendo l'Agenzia sul tempo, e dopo aver ingaggiato un'estenuante battaglia, era divenuto preda di quell'abilità, e per assicurarsi che non avesse abbastanza forza per reagire, il nemico aveva provveduto a ferirlo più volte con degli affilatissimi coltelli impregnati di veleno.

Il risultato era un Akutagawa senza forze che faticava a respirare, troppo debole per evocare Rashomon e con gran parte del suo fragile corpo incollato alla lastra di metallo su cui si trovava.

La Tigre Mannara gonfiò gli arti ancora una volta per superare il campo di battaglia in appena pochi dei suoi balzi da felino, atterrando accanto al corpo tremante del rivale.

- Atsushi, attento!-

La voce di Kunikida lo raggiunse da lontano, abbastanza velocemente perché il ragazzo potesse saltare via, evitando un enorme tubo di ferro lanciato a velocità folle in sua direzione.

Atsushi si accucciò su una montagna di scatoloni lì accanto, mentre il nemico si contorceva in una risata malata. Incrociò lo sguardo di Kunikida, il quale si accorse a sua volta che Akutagawa si trovava poco più in là in condizioni pessime.

Evocando delle bombe lacrimogene per distrarre temporaneamente l'avversario, Kunikida ne approfittò per correre da Atsushi e avvisarlo sul da farsi.

- Io cerco di distrarlo per fargli disattivare la sua abilità, così tu puoi portare in salvo Akutagawa. Dopo avremo campo libero per intervenire come si deve e rendere inoffensivo questo squilibrato.-

Il ragazzo annuì con sguardo determinato.

- Non fraintendere, per me quello potrebbe venire schiacciato come una formica e non mi cambierebbe la giornata.- aggiunse Kunikida, sistemandosi arrogantemente gli occhiali. - Ma ci mancano solo ulteriori guai con la Port Mafia per averlo lasciato crepare... e poi so quanto ci tieni.-

Concluse il breve discorso con un leggero sorriso e Atsushi lo fissò ad occhi sbarrati, sentendosi le guance calde.

- Stai pronto!-

Kunikida balzò via per vedersela con l'uomo-calamita e la Tigre Mannara si riavvicinò ad Akutagawa, che respirava a fatica.

- Resisti, tra poco ti porto via.- gli disse in fretta, per non far trasparire troppo l'ansia nella sua voce.

- Jinko.-

Atsushi rimase immobile, trattenendo il fiato. Akutagawa socchiuse gli occhi e li puntò su quelli dell'altro, come unica minaccia fisica in suo potere. Prese aria nei polmoni e mise da parte il suo solito risentimento per risparmiare le poche forze rimaste.

- Non c'è tempo per liberare il campo di battaglia per me.- sibilò. - Fate fuori quel pazzo e trovate l'antidoto del veleno che ha usato per immobilizzarmi.-

La notizia del veleno gli giunse nuova e Atsushi si voltò spaventato verso Kunikida, che stava lottando contro il nemico. Il ragazzo gridò forte in sua direzione, intimandogli di non venire ferito dalle sue armi da taglio, ma subito dopo realizzò che poteva essersi ferito a sua volta. Aveva dei graffi, ma non sembrava aver subito molto gli effetti del veleno - Akutagawa, invece, aveva ricevuto un taglio profondo sulla schiena e sanguinava parecchio.

Atsushi rivolse il suo sguardo rassegnato verso il nemico, che inseguiva Kunikida da una parte all'altra tentando di ferirlo, mentre quest'ultimo cercava di sparargli a distanza. Senza un contatto fisico diretto sarebbe stato difficile rendere il criminale inoffensivo, a meno di non fare qualcosa di drastico, come un intervento decisivo della Tigre Mannara a piena potenza.

- Fai come ti ho detto.- ripeté Akutagawa, stringendo i denti. Il veleno stava entrando in circolo e le ferite iniziarono a bruciargli.

- Ma... ma ci sono schegge e pilastri di metallo dappertutto qui, non voglio che tu rimanga coinv-

- Jinko!-

Atsushi trasalì. Akutagawa strinse gli occhi e raccolse le sue ultime energie, solo per poter fare la voce grossa.

- Non c'è tempo, idiota, devi attaccarlo!- esclamò, digrignando ancora i denti per il dolore a tutto il corpo. - Sbrigati e libera quella fottuta bestia che hai dentro!-

Il ragazzo ancora non riusciva a muoversi. Akutagawa gli stava chiedendo di fare terra bruciata intorno a sé, senza curarsi delle sue condizioni? Come avrebbe potuto farlo?

- Mi hai sentito, Jinko?!- esclamò ancora Akutagawa. Le sue ferite facevano malissimo e non poté non tenere i denti stretti dal dolore mentre gridò:

- Libera la tua bestia, dannazione!-

Fu allora che accadde.

La tigre bianca che dimorava dentro il subconscio di Atsushi iniziò a ringhiare, a scalpitare per uscire e manifestare la sua ferocia. Stava accadendo tutto troppo velocemente perché Atsushi potesse riflettere bene: il nemico era un pazzo senza controllo che avrebbe demolito l'intero edificio se non fosse stato fermato, e Kunikida non avrebbe potuto tenerlo a bada da solo ancora a lungo. L'unica cosa da fare era dare una lezione a quel criminale facendogli assaggiare la forza della Tigre Mannara.

Atsushi si voltò verso il nemico lentamente, gli occhi da felino, in agguato. Nella sua testa rimbombava la frase di Akutagawa, l'ordine di lasciar uscire la bestia allo scoperto. Come ipnotizzato dall'eco di quella voce nella testa, Atsushi prese le sembianze della tigre e un ringhio salì dalla gola, facendogli vibrare il petto.

Scattò in avanti con un ruggito, e nel momento in cui attaccò il nemico, Akutagawa lasciò andare un sommesso sospiro di sollievo: sapeva già come sarebbe andata a finire.

Non molto tempo dopo, il criminale fu arrestato e un'ambulanza della Port Mafia arrivò prontamente a soccorrere Akutagawa, che si trovava ancora a terra e faticava a rimanere cosciente. Ben presto gli fu iniettato l'antidoto del veleno e il pericolo cessò del tutto.

Atsushi, malconcio ma tutto intero e con solo qualche graffio qua e là, si avvicinò tenendosi un braccio dolorante su cui intuiva sarebbe nato un enorme livido. Guardò il suo rivale venire caricato su una barella, in attesa di ricevere una visita di controllo al quartier generale della Mafia, e non poté trattenersi dal fargli una domanda.

- Come facevi a essere sicuro che avrei vinto, solo liberando la tigre? Avrei potuto fare molti più danni e rischiare di ferire anche te.-

In effetti, intorno a loro erano rimaste solo macerie come prova dello scontro. La Tigre Mannara non si era trattenuta.

L'altro gli rivolse un'occhiataccia.

- Sei ancora così stupido da farti queste paranoie?-

Atsushi allargò appena gli occhi, meravigliato. Dunque Akutagawa non aveva dubitato di lui neanche un secondo. Non aveva nemmeno lontanamente considerato i rischi del subire la furia della tigre, perché aveva avuto in Atsushi la più completa fiducia. Aveva creduto in lui.

Atsushi sorrise e abbassò gli occhi.

- A quanto pare, sì.-

Non gli disse che era grato della sua fiducia, sapeva che Akutagawa non se ne sarebbe fatto nulla delle sue parole. Si limitò a guardarlo mentre lo portavano via in barella, un sorriso leggero che ancora gli adornava il viso.

Neanche Akutagawa replicò, il suo sguardo truce congelato, ma Atsushi fu certo di aver visto la sua fronte rilassarsi notevolmente.

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