Capitolo 4

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Torno a casa esausta, effettivamente come ci aveva anticipato Stefano c'è tanto lavoro da fare.
Finisco l'insalata che mi ero preparata la sera prima per cena e mi accomodo sul mio grande letto.
Il mio è un piccolo appartamento, molto semplice e senza troppi fronzoli. Nonostante non fossi entusiasta di vivere da sola era tempo di lasciare casa dei miei genitori, sono tanto attaccati a me e non potevo permettere che continuassero ad abituarsi alla mia continua presenza in casa.
Chiudo gli occhi e stavolta non compare Davide, ma due occhi verdi dalle calde sfumature. Mi addormento in un sonno profondo, stranamente senza incubi.
La mattina seguente mi sveglio già con una leggera sensazione di ansia, devo imparare a gestire questa cosa! E so anche molto bene a cosa è dovuto: l'incontro lavorativo di oggi pomeriggio con Elia.
Solitamente a lavoro mi vesto leggermente elegante ma allo stesso tempo casual, per oggi scelgo dei jeans neri stretti, una camicetta leggera azzurra a cui chiudo tutti i bottoni tranne l'ultimo e infine uno stivaletto nero senza tacco, dovrò stare fuori tutto il giorno quindi preferisco optare per la comodità.
Litigo con i miei capelli ricci scuri per un buon 10 minuti finché non mi arrendo e li lascio ricadere un po' come capitano sciolti sotto le spalle.
Decido di aggiungere al mio solito trucco di sempre una matita rosacea invece che optare per il mio fidato lucidalabbra, un leggero tocco di blush sulle guance, una sottile linea di eyeliner per allungare la forma dell'occhio, mascara e sono pronta.
Non sono amante del trucco pesante, per di più essendo scura di occhi e avendo tantissimi capelli ricci rischierei di spegnermi, e poi è molto più comodo per i viaggi avere un beauty con 5 trucchi messi in croce.

"Buongiorno Cassandra" entro in azienda con una borsa piena di brochure che tengo sotto braccio, in una mano un te freddo e dall'altra un caffe d'asporto.
Lei alza lo sguardo e pronuncia qualcosa di incomprensibile.
Mi dirigo a grandi passi nella sala mia e di Carlotta mentre faccio un cenno agli altri collaboratori che incontro. Ero così sollevata quando ho saputo che avrei lavorato nella stessa stanza con Otta, appena arrivata avevo il terrore di finire rinchiusa con qualcuno con cui magari non sarei riuscita a scambiare neanche due parole.
"Ma buongiorno tesoro! Come siamo belle oggi, per caso hai un appuntamento?"
Mi guarda sorridendo e mi strappa la prima risata della giornata
"Che scema che sei! Seriamente, sto bene?"
"Ma certo che si, sono sicura che farai colpo su Elia" mi dice facendomi l'occhiolino, la ammonisco subito con uno sguardo, ma lei tiene gli occhi fissi su di me e con aria inquisitoria continua.
"Ho visto come sei rimasta impalata ieri a guardarlo quando è piombato qui"
Mi siedo al mio posto e sistemando i fogli che ho davanti le rispondo calma .
"Sono molto curiosa, tendo a guardare bene quello che non conosco"
Otta ha gli occhi grandi e azzurri ancora puntati su di me che vengono risaltati dal suo caschetto liscio e rossiccio. Dopo un attimo di silenzio scoppia a ridere e io la seguo.
Inizia così la mia mattinata.

In pausa pranzo io e Carlotta ordiniamo qualcosa d'asporto da Just Eat perché abbiamo ancora troppe cose da sistemare per la fine della giornata e siamo già in ritardo.
Arrivati al pomeriggio sento che dalla gamba parte un tremolio nervoso mentre mi ritrovo a guardare l'orologio appeso al muro direi beh, ogni 5 minuti.
Alle 16.30 finisce il mio turno per oggi e con la macchina farò in tempo a raggiungere il parco del grattacielo appena prima delle 17 con questo traffico. Prima di uscire dalla sala Carlotta mi ferma per un braccio e con la sua solita calma mi tranquillizza "ehi, vedrai che andrà bene, gli piacerai"
Le ricambio il sorriso e mi dirigo a grandi passi verso l'ascensore, ci siamo.

Arrivo al parco alle 17 meno due minuti, sono molto fiera della mia puntualità, soprattutto dopo aver fatto le corse nel traffico di Torino. Mi guardo intorno e vedo coppiette sdraiate sul prato, ragazzi che palleggiano, gruppi di studenti che ripassano e poi un chioschetto. Sarà sicuramente lì immagino, anche perché non c'è un altro posto qui intorno per lavorare.
Mi avvicino al chiosco e riconosco Elia dalla voce, lo sento parlare di affari con quelli che credo siano i titolari del bar. Evidentemente percepisce la mia presenza perché si volta verso di me velocemente e con un gesto della mano mi fa segno di attendere un attimo. Annuisco, e rimango in piedi ferma esattamente nello stesso punto con il mio macbook stretto a me, come se lo abbracciassi nella sua morbina custodia azzurra. Il tempo passa e io mi incanto a guardare un gruppo di bambini che giocano con un pallone. Guardo l'ora sul cellulare e mi stupisco quando leggo che sono le 17.30! È mezz'ora che aspetto dopo aver fatto le corse, mi sembra assurdo!
Sto per avvicinarmi ad Elia e dirgli che se ha da fare mi levo dai piedi quando si gira in un secondo cancellando tutte le mie intenzioni.
Sembra mi abbia letto nel pensiero.
Saluta e si avvicina verso di me.
"Perdonami Mariangela, parlavamo di affari e mi hanno trattenuto più del previsto. Troppe domande inutili"
Conclude sbuffando mentre continua a camminare "Dove va?" Domando visibilmente sorpresa che non si sia seduto al bar.
Si volta e sfodera un sorriso che mi lascia in un primo momento colpita e poi ancora più perplessa "Vieni ci sediamo sull'erba" sull'erba!? Non ho nessun problema in questo mi fa solo strano che un titolare decida di lavorare da sdraiato su un prato in mezzo a un mucchio di gente!
Senza dire una parola lo seguo, infondo chi sono io per oppormi?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 09, 2022 ⏰

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