3

38 7 11
                                    

Come ormai di consueto ogni mattina, le urla di mio fratello nella stanza qui di fianco, mi fanno da sveglia. Oggi la mia voglia di alzarmi del letto è più bassa della mia vecchia prozia Funny.

Sento come se ci fosse un macigno sul mio stomaco, su cui magari stanno anche festeggiando il loro ''non compleanno'' il cappellaio matto e i suoi amici.

''Bella addormentata, non hai voglia di andare a scuola oggi?'' chi ha davvero voglia di alzarsi presto la mattina, lasciare quel caldo nido nel letto, fare colazione, guardarsi allo specchio, scegliere i vestiti - anche se non ho molta scelta tra quelle poche cinque magliette e tre maglioni che mi ritrovo - camminare e incontrare la gente?

E' una grande rottura e so di poter ricevere l'appoggio di tutti gli esseri adolescenti di questo mondo.

Mia madre irrompe nella stanza con la sua voce squillante, oche fatevi da parte proprio.

Con una certa irruenza e fretta per chissà cosa, spruzza verso l'alto un po' del liquido della piccola bottiglietta, che fino a un momento fa giaceva sul mio comodino, e all'istante il minerale luminescente appeso al soffitto della stanza, l'Alchesi, si accende illuminando la mia camera disordinata.

''Che casino e che puzza in questa stanza, forza alzati che la sistemo, Muoviti, ho fretta, ci hanno chiesto di arrivare mezz'ora prima oggi per accogliere i nuovi bambini.'' Sputa tutto d'un fiato togliendomi le coperte di dosso, la sensazione è quella di un getto improvviso di acqua fredda.

''Ma con che voglia sei già bella e pronta, ti sei messa pure una gonna, i tacchi e ti sei truccata, tu non sei mia madre...'' farfuglio mentre mi alzo dal letto con la pesantezza di un elefante, afferrando le gocce per i miei occhi arsi e rivolgendo un'occhiata alla mia camera. La scrivania di legno di pino è ricoperta da fogli d'album, pastelli a cera, tre vasetti di piccoli cactus e una lampada bianca. I pennelli  pendono sporchi dalla tavolozza di argilla e i tubetti di colore, aperti, sono caduti sulla sedia di vimini.

Appesi all'armadio color panna, posizionato di fronte al mio letto, vi sono disegni effettuati negli anni, dagli schizzi di volti della mia band preferita, a tele ad olio di paesaggi, soprattutto boschi.  A terra, ai piedi della finestra, vi sono ammucchiati il jeans e la maglietta nera indossata ieri. Scorgo anche un reggiseno che fa da punta dell'iceberg. Ops.

La puzza di chiuso, mista a quella chimica delle tempere, farebbe scappare chiunque, me ne rendo conto.

Una stanza anti sesso, in sostanza.

''Dovresti iniziare anche tu ad essere più a modo, hai già diciotto anni, speravo di vedere la mia primo genita adorata comportarsi in maniera più femminile, e invece...''

''E invece adesso poni le tue speranze su Marla, tanto per come la state crescendo così viziata, esaudendo ogni cavolo di suo capriccio, con vestitini di qua e cappellini di là, stai tranquilla che diventerà il tuo tipo di figlia ideale'' sbotto infastidita dalle sue lamentele.

Mia madre è sempre stata così nei miei confronti, cerca di dare consigli criticando e non le passa per niente dall'anticamera del cervello il pensiero che io possa sentirmi ferita. Mi sento giudicata e sbagliata, perché non sono riuscita a rispondere alle aspettative che mamma aveva di me.

E quindi il fantasma mi sussurra che l'ho delusa.

E quindi il fantasma mi urla che sono un fallimento.

E quindi il fantasma mi fa sentire in colpa.

Io ci ho provato ad essere come lei, avevo tutte le buoni intenzioni, ma così ho solo avuto la conferma che in quel modo sarei stata una misera imitazione di mia madre.

.TEARS USED UP.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora