Dichiarazioni.

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-Venite qui- disse il professore gesticolando ai ragazzi che si misero in fila davanti a lui. -Ragazzino- disse indicando Jimin -Tu pulisci i bagni per tutto il semestre... con lui- e puntò il dito su Jeongguk.
-Professore! Non può mettermi in punizione con quel ladro!- ribattè seccato Jimin
-Ehy! Io sono qui! Ti sento!- urlò Jeongguk.
-Chi l'ha detto che non posso? Forza, andate!- rispose schietto il professore. -Voi tre, invece, farete bene a svegliarvi presto per i prossimi sei mesi. Darete gli annunci alla radio scolastica. Dovete iniziare alle 7:30 precise- disse a Namjoon, Yoongi e Seokjin.
-E' inguisto!! Professore!!!- gridarono all'unisolo, scoppiando in un finto pianto comune.
-Voi due invece laverete le lavagne di ogni classe, senza discutere!- ordinò a Taehyung ed Hoseok che annuirono, abbassando la testa, sconsolati.
-Fate troppo rumore per essere dei ragazzi! Andate... Via!- concluse il professore spingendoli fuori dall'aula.

Alcune volte la vita fa questo tipo di cose. Improvvisamente cambia direzione e ti ritrovi intrecciato nella vita di un altro e non sai se ne uscirai o rimarrai lì per sempre. Questo era esattamente ciò che era appena accaduto a loro. Le loro vite, all'improvviso, si erano intrecciate ma loro non ancora lo sapevano.
Yoongi, dopo aver guardato per qualche secondo gli altri, si girò di scatto e si avviò verso l'uscita senza dire una parola.
-Hyung! Aspettami!- urlò Namjoon correndo verso di lui. I pochi lampioni illuminavano male il tratto di strada della scuola ed il vento era così freddo che poteva spaccare le rocce.
-Hyung! Che hai intenzione di fare? Verrai domani?- chiese Namjoon con tono basso.
-Non ho scelte. Ne approfitterò per finire di scrivere la mia canzone.- rispose Yoongi seccato. Buttò la borsa sulla spalla e cominciò a camminare. Namjoon rimase con gli occhi puntati sull'amico e un brivido gli attraversò la schiena. Faceva troppo freddo per rimanere lì immobili, così decise di tornare a casa anche lui.

"AH, davvero quel ragazzo... Che avrà fatto per essere punito?" si chiese Namjoon mentre guardava il porrige girare nel microonde. dopo 3 minuti esatti il microonde emanò un suono, avvisando Namjoon che il pasto era pronto. Mangiò di gusto quel piattino di porrige, come se non avesse mangiato per giorni. La casa era vuota e fredda, lui aveva in testa sempre quel cappellino nero che gli proteggeva la fronte. Quando era piccolo la madre gli diceva di metterlo così le sue idee non sarebbero potute scappare via, e non smise mai di farlo.
-Diamoci una sbrigata! Devi finire la tua canzone così puoi diventare famoso!- iniziò Namjoon. -All'attacco!- urlò. Corse a prendere il blocco dove scriveva i suoi pensieri e passò così la serata: scrivendo e riscrivendo versi per la sua prima canzone. Si era ormai fatto tardi e la mattina seguente doveva svegliarsi presto per andare alla radio della scuola, così decise di interrompere la stesura e coricarsi. Da un grosso armadio cacciò fuori il suo futon e ci si rotolò dentro.
Nel frattempo Yoongi era davanti all'enorme cancello di Villa Dea. La luce dell'ingresso era, come sempre, accesa e l'unica finestra illuminata era quella dello studio del padre. Rimase lì a fissare quella luce a lungo, anche se faceva così freddo che poteva sentire gelarsi il sangue nelle vene. In quel momento la figura scura del padre comparve, immobile davanti alla grande vetrata illuminata, ricambiando minacciosamente lo sguardo del figlio. "Perchè fai questo padre? Perchè?" pensò. Appoggiò la mano sul ferro gelato del cancello e con l'altra si asciugò le lacrime che lentamente scendevano sulle guance, lasciando sul suo viso delle piccole striature rosee. Come si aspettava in casa non c'era nessuno. O per meglio dire, le persone c'erano ma la villa era così grande che praticamente era possibile non incontrarsi, e forse questo per Yoongi era un vantaggio. Entrò direttamente in camera sua, si distese sul letto ed iniziò a fissare il soffitto.
"Che senso ha essere ricchi se ho una vita così? Che senso ha avere soldi se non posso essere felice con chi voglio?", pensò stringendo al petto il suo cuscino grigio preferito. Dopo aver chiuso gli occhi si accorse che qualcuno stava per entrare nella sua camera, si diede due schiaffetti sulle guance e si sistemò velocemente le cuffie nelle orecchie.
-Signorino, la cena è pronta... Quando volete.- disse la badante chinando il capo.
-Va bene- ribattè Yoongi scendendo dal letto.
Arrivato in sala si trovò a mangiare solo. I bocconi erano amari anche se era stato preparato tutto con amore; facevano fatica a scendere giù per la gola. Lo sguardo fisso sulla porta dello studio del padre e la rabbia negli occhi. Finito il pasto tornò di fretta in camera sua. Era rabbioso verso il padre. Quando era piccolo Yoongi aveva un amico. Un amico che però era figlio di uno dei tanti dipendenti del padre. Ovviamente lui non accettava il fatto che il figlio di un presidente avesse un amico comune e, per non rovinare il nome della famiglia, trasferì padre e figlio in un'altra città. Yoongi così si ritrovò solo, senza amici e senza spiegazioni. Da un giorno all'altro, all'improvviso. Scoprì solo dopo anni che era stato il padre a fare tutto quello e da allora decise di troncare ogni rapporto con lui.
"Certe volte mi vergogno. Ci sono famiglie povere che hanno un cuore immenso e danno tutto anche se non hanno niente. Poi ci siamo noi, che abbiamo tutto ma che in realtà non abbiamo neanche 1/4 di quello che hanno gli altri! Devo solo finire questa maledetta scuola. Solo questo". I suoi occhi lentamente si chiusero e le sopracciglia si rilassarono.

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