2

4 1 0
                                    

-Alexander! Scendi! Non lo ripeterò una quarta volta!-
La voce di mia madre è stressante, soprattutto di primo mattino. Guardo l'ora: 7.35. Sono obbligato ad alzarmi se voglio arrivare puntuale a scuola. Mi faccio una doccia, pettino i miei sempre disordinati capelli neri e scendo giù. L'odore di fumo ovviamente non manca.
-'Giorno- mormoro.
-Buongiorno Alex- mi saluta papà con un lieve sorriso.
Mamma è impegnata a cucinare e chiacchierare al telefono simultaneamente. Una delle sue rare capacità...inutili.
Faccio una colazione veloce ma abbondante ed esco. Ho sbagliato a saltare la cena, anche adesso nonostante la colazione ho un certo languorino.
***
Vorrei andare in biblioteca, ma ho paura di incontrarla ancora, quella ragazza. Mi faccio comunque coraggio e arrivo a destinazione, ma un foglio appeso all'ingresso attira la mia attenzione:
"Attenzione!
Avvertiamo alle gentili persone che usufruiscono della biblioteca che oggi quest'ultima non sarà disponibile. Causa: mancanza di dipendenti in malattia.
Ci scusiamo per l'eventuale disagio.
I dirigenti."
Eh? Silvia non c'è? Sono un poco rilassato, ma allo stesso tempo molto agitato: rilassato perché non dovrò incontrare Lei, agitato perché ho il presentimento che qualcosa non quadri...
-Eheheheheh-
Mi giro di scatto.
Oh diamine.
-Ti ho spaventato? Non era mia intenzione...o almeno non era la mia principale intenzione- ridacchia ancora.
Quella risata che ormai conosco bene.
-Blessed- mormoro con respiro pesante.
Le mie speranze di non vederla sono state vane. Ma la cosa più inquietante è che indossa gli stessi identici vestiti di ieri, completamente in disordine.
-Alexander- mi saluta con un cenno della testa sempre rimanendo sorridente.
-Come mai sei qui?- chiedo ancora sotto shock.
Sorride spalancando gli occhi. Mi chiedo se sia parente di Jeff the Killer. Ah e io sono normale visto che credo anche alla sua esistenza, bene.
-Dovrei rispondere per lo stesso motivo per il quale anche tu sei qua, ovvero leggere, ma voglio essere totalmente franca...- si avvicina a me.
-...il mio principale intento era di rincontrarti- sussurra e ride con gusto.
Cosa ci trova di divertente nello stalkerarmi?!
Deglutisco.
-Sai vorrei conoscerti meglio...Mi piaci...Abbiamo alcune cose in comune e magari parlando scopriremo altri innumerevoli interessi comuni- sussurra.
Io sarei come questa tizia?
Il mio silenzio viene interrotto dal gorgoglio del mio stomaco. Imbarazzante. In men che non si dica cerco di evitare il suo sguardo, essendo a disagio. Sento una leggera risata, ma una normale risata da ragazza, non da...psicopatica.
-Ora abbiamo anche un motivo valido per parlare...Guarda!- esclama soddisfatta sollevando un cestino che tiene in mano.
Ce l'aveva fino a poco fa?
-Ho preparato qualche tramezzino!- continua entusiasta.
Non sembra più la ragazza inquietante di poco fa...e di ieri.
-Ehm...Ok! Dove...?- lascio in sospeso la domanda sperando di aver lasciato intendere.
-Conosco un posticino io...Non è molto adatto ai picnic, ma è tranquillo, silenzioso e rilassante- il suo occhio azzurro sembra quasi brillare.
-Ok!- faccio un sorriso tirato.
Non so come comportarmi durante un'uscita.
Diventa cupa un attimo, ma subito dopo di nuovo raggiante. Ci incamminiamo verso non so dove, devo seguire un essere che saltella. Dopo dieci minuti arriviamo in quello che sembra un immenso parco, ma analizzandolo attentamente scopro che è tutt'altro: un cimitero. Un immenso prato pieno di lapidi e fiori appassiti, di statue della Madonna e di dediche poetiche. Questa sarebbe la sua idea di "tranquillità" e "relax"?! Lancio uno sguardo a Blessed: continua a saltellare allegra verso una destinazione a me del tutto ignara. Si ferma di fronte a due tombe e ricompare il sorriso insano.
-Sai...- sembra ancora allegra, ma il suo viso rompe il possibile coordinamento con la voce.
-...qui abitano i miei genitori- conclude.
Spalanco gli occhi. È ORFANA?
-Oddio...io...mi dispiace...condoglianze- non so che dire.
Aggrotta la fronte e mi guarda con la testa di traverso. Eccola tornata la Blessed che ho conosciuto ieri.
-Perché ti scusi? Li hai forse ammazzati tu? Li conoscevi?- chiede.
-No, nulla di tutto questo...È solo...buona educazione-
Si avvicina a me tenendo la testa e la fronte nella stessa posizione.
-La tua "buona educazione" può risuscitare i miei genitori? Può far qualcosa per loro?- sussurra.
Deglutisco.
-No...- sussurro.
-Allora tieniti parole inutili come queste per cose di importanza minore-
Si allontana da me, il sorriso insano rimane. Tira fuori una tovaglietta dal cestino e la "distribuisce" sul terreno.
-Mangiamo insieme a loro! Ti va?- è tornato il suo sorriso allegro.
Inizio a chiedermi seriamente se la mia "prima e vera uscita" dovevo proprio passarla con una bipolare del genere.
Mentre Blessed aggiunge alla tovaglia tutte le pietanze, io mi accorgo di un dettaglio fondamentale nelle tombe dei suoi: sono spoglie. Non presentano nè scritte, nè statue benedette, nè fiori, nulla. Sono due lastre di pietra rovinata, null'altro.
-Ehm...- inizio.
Blessed si gira verso di me interessata, facendomi cenno con la testa di continuare.
-Sei proprio sicura che siano queste le tombe dei tuoi?- chiedo.
Aggrotta la fronte.
-Sì, perché?-
-No, così, semplice curiosità...- guardo altrove.
Sento che se la guardassi dritto negli occhi potrebbe maledirmi con lo sguardo.
Sbatte il palmo della mano sulla tovaglietta. Mi sta invitando a sedere. Prendo posto di fronte a lei. Il suo sorriso umano l'ha accompagnata fino ad ora. Mi sento più tranquillo. Mi porge un piattino con sopra qualche tramezzino che accetto.
-Parlami un pò di te- dice addentando un boccone dal suo tramezzino.
-Ehm...non so- sono in evidente imbarazzo.
Ridacchia divertita.
-Della tua famiglia?- chiede a bocca piena.
In questa situazione mi sembra davvero una ragazza come tutte le altre.
-Sono figlio unico. Mia madre non lavora, o meglio, lavoro non ne trova e mio padre lavora in ufficio da casa...di te che mi dici?- addento un boccone anche io.
È leggerissimo, mi sembra di mangiare aria...per quanto possa essere possibile.
-Mmm...Sono orfana, figlia unica...la mia famiglia finisce qua- continua a parlare a bocca piena.
Mi va di traverso il cibo.
-Non hai nessuno?! E si può sapere dove abiti!?- la mia voce è meno lieve di quanto volessi, a causa della gola.
Mi guarda come se avessi chiesto una cosa più che ovvia.
-Con i miei genitori!- mi risponde sorridendo.
Deglutisco.
-Qua...?- sussurro incredulo.
Mi fa cenno di si con la testa, il sorriso immutato.
Cristo, questa è matta.
-Hai qualche interesse particolare?- chiedo ignorando il suo sguardo insano.
E ride.
Ride nel suo modo, ride senza fermarsi, ride sul silenzio tombale del cimitero. Il suo viso sembra morto, ma la sua risata trasuda vita da tutti i pori. Una vita squilibrata.
-Oh, Alexander...- si avvicina pericolosamente a me, le nostre labbra si sfiorano.
-...il mio interesse preferito sei tu- sussurra a qualche centimetro dalle mie labbra.
Si allontana improvvisamente e ricomincia a ridere.
Basta, ora è troppo.
Mi alzo di scatto facendo cadere il piatto, ma lei sembra non farci caso e continua a ridere.
-Non ce la faccio più, tu sei completamente pazza!- urlo tenendomi la testa fra le mani.
Si ferma un attimo e lentamente alza la testa per guardarmi col suo sorriso instabile.
-Sei proprio sicuro di non essere tu quello fuori di testa?-
Riprende la sua risata oscena.
La fisso quasi con rimprovero...o forse con pena? Non lo so dire di preciso.
Scappo via da lei, dal cimitero, da tutto questo ambiente.

Io non sono pazzo.

Can you be my friend?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora