I belong to you

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Kyojuro guardava con sguardo truce il ragazzo che lo sovrastava e che l'aveva inchiodato al muro, il fiato corto e il cuore che gli martellava furioso nel petto. Gli occhi chiari del suo coinquilino erano fissi nei suoi, un sorriso disteso sulle labbra che andava in netto contrasto con la situazione carica di tensione in cui si trovavano.

«Finalmente ci conosciamo, Kyojuro.» Una risata cristallina si levò all'interno della piccola cucina presente nell'appartamento, cosa che irritò maggiormente il ragazzo che se ne stava ancora con le spalle incollate contro la parete.

«Credi che non sappia chi sei, Akaza? Pensi forse che io possa aver dimenticato tanto facilmente cosa mi hai fatto?» Rispose Kyojuro, la voce ferma come lo sguardo che continuava a tenere fisso sul suo nuovo coinquilino.

Quando era arrivato in quella residenza universitaria, e gli avevano assegnato la stanza numero 8, non aveva avuto modo di conoscere il ragazzo con cui avrebbe dovuto condividere il modesto appartamento. Si era recato lì carico di bagagli e libri – pieno di aspettative per ciò che il futuro gli avrebbe riservato – e, una volta varcata la soglia, una giovane donna gli aveva dato il benvenuto, squadrandolo da capo a piedi, prima di informarlo che Hakuji era intento a farsi una doccia e che, se voleva, avrebbe potuto aspettarlo lì insieme a lei. Un brivido indistinto gli aveva attraversato la spina dorsale, nel sentire il nome del suo coinquilino, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato per metterlo in allerta, un avvertimento che nasceva dal profondo della sua anima come una piccola macchia scura. Tuttavia, in un primo momento, decise di non farci troppo caso, convinto che quella strana sensazione fosse solo un modo di reagire del suo stato d'animo di fronte a qualcosa di nuovo e ignoto. In fondo, era davvero impaziente di conoscere la persona con cui avrebbe condiviso l'appartamento universitario per quei tre anni, ma anche preoccupato che potesse ritrovarsi davanti qualcuno con cui non sarebbe andato d'accordo.

Kyojuro aveva gentilmente declinato l'invito della ragazza con un sorriso cordiale, dicendole che avrebbe preferito iniziare a disfare i bagagli e che, magari, li avrebbe raggiunti in soggiorno in un secondo momento. Così si era rifugiato nella sua modesta camera da letto, si era chiuso la porta alle spalle e si era messo all'opera. Non si accorse del tempo che aveva impiegato per sistemare al meglio la stanza che lo avrebbe ospitato, impegnato com'era a mettere tutto in ordine, né tanto meno si rese conto che la porta d'ingresso si era aperta e richiusa con un tonfo sordo. Pertanto, quando finalmente fu soddisfatto del risultato finale del suo operato e raggiunse il soggiorno, trovò l'appartamento vuoto. I due ragazzi erano usciti e lui non aveva avuto modo di incontrare il suo coinquilino.

E non ci riuscì nemmeno nei giorni successivi. I loro corsi avevano orari differenti e, non avendolo mai visto, Kyojuro non sapeva nemmeno se l'avesse incontrato anche solo di sfuggita per i corridoi della struttura. Inoltre, in quel poco tempo passato nella sua nuova dimora, aveva capito che l'altro era molto impegnato con qualche tipo di allenamento pomeridiano in quanto aveva intravisto un borsone e degli attrezzi da palestra sparsi per l'appartamento. Per non parlare del fatto che rincasava sempre tardissimo, quindi era stato praticamente impossibile imbattersi in lui e fare le giuste presentazioni. Eppure, quando finalmente arrivò il fine settimana e si ritrovarono entrambi in casa, Kyojuro pensò che fosse stato meglio non aver mai conosciuto il suo coinquilino.

Quella mattina si era alzato di buon'ora per preparare una gustosa colazione per tutti e due, così da poter finalmente ovviare al problema "mancata conoscenza". Si era seduto al tavolo della cucina, aspettando pazientemente che l'altro si fosse svegliato, e aveva iniziato a leggere uno dei suoi libri universitari per ingannare l'attesa. Era così immerso nella lettura che, quando il ragazzo varcò la soglia della cucina, non lo sentì arrivare; cosa che giocò a suo svantaggio nel momento in cui, finalmente, posò lo sguardo sulla sua figura. Ebbe giusto il tempo di sgranare gli occhi e di scattare in piedi, sulla difensiva, prima di ritrovarsi agguantato per le spalle e sbattuto contro il muro. Dei capelli rosa shocking, e un viso che non avrebbe mai potuto dimenticare, gli riempirono la visuale: Akaza lo guardava con un grande sorriso sulle labbra e uno strano luccichio nelle iridi chiare. Capì subito perché la sua anima aveva avuto un sussulto, nel sentire per la prima volta il nome di quello che era il suo coinquilino; anche se, quando lo aveva conosciuto per la prima volta, non si faceva più chiamare in quel modo.

I belong to you || Kimetsu no Yaiba/Demon SlayerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora