11- L'angelo caduto e L'oscurità.

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11

<<Dove credi di andare così, nina?!>> la voce di mio padre riempie le pareti della mia stanza, e mi irrigidisco davanti allo specchio, quando finisco di applicare l'ultimo strato di rossetto rosso alle labbra.

Mi sono vestita e truccata, un eye-liner nero e rosso sugli occhi, tanto mascara, e il blush sfumato su gli zigomi, rende il mio volto tutt'altro che un angelo. Sembro il peccato in persona.

Il riflesso di mio padre che si avvicina si fa sempre più nitido, e le mie labbra diventano una linea temendo una sua reazione.

Mi poggia le mani ruvide sulle spalle e mi guarda dallo specchio, mentre le rughe del viso si addolciscono in un sorriso amorevole.

Cerco di nascondere la sorpresa mostrandomi indifferente e sostenendo il suo sguardo.

<<Rose, mi ha detto che eri passata in negozio ieri, e mi ha anche detto quanto eri diventata divina.>> mi lascia una carezza <<Come darle torto.>> Fa una risatina, e mi scosto dal suo contatto con uno sguardo sprezzante. Lui mi guarda stranito. <<Nina?>>

<<Perché sei andato eh?>> sbotto contro di lui. <<Per prendere i tuoi cazzi di soldi vero?>> indurisco i pugni contro i fianchi, e gli occhi incominciano a pizzicarmi, ma non gli avrei dato questa soddisfazione. Non mi piaceva, non mi piace la sua vita, mi ferisce ciò che fa solo al pensiero.

Come se avesse avuto una secchiata d'acqua in faccia, torna ad  essere la persona fredda e indifferente degli ultimi tempi.

<<Non sono affari che ti riguardano!>> mi ringhia, vede che non lo rispondo e prosegue. <<Cerco in qualsiasi modo di non farvi entrare nei miei affari, per proteggervi e tenervi fuori. Cosi deve restare!>> continua alzando la voce.

Una lacrima solitaria cola lungo il mio viso, e un sorriso malinconico si abbandona in questo momento.

<<Siamo dentro a tuoi affari dal momento in cui siamo la tua famiglia e sfortunatamente da quando sono tua figlia.>> la voce anche se flebile, lo colpisce forte nel profondo e per un secondo sotto quella maschera di indifferenza riesco a vedere, un filo di tristezza.

Dopo attimi di sguardi vuoti riempiti dal silenzio che riecheggia in camera dato che nessuno ha avuto il coraggio di dire altra parola, il campanello suona. Senza mimare sillaba, mi volta le spalle lasciando la stanza più vuota di  prima.

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<<Sicura di stare bene?>> Car mi chiede ancora una volta prima che parcheggi l'auto davanti la grande casa lussuosa.

La festa si svolgeva nella villa di Lucas, prima ci sarebbe un ballo al primo piano vestiti per bene, e dopo ci sarà un after, litri di birra, droga ragazze ecc... si lo so, evviva la burla!.

<<Sto bene smettila di domandarmelo, Car.>> sbuffo alzando gli occhi al cielo. Già sono irritata, stasera la poso qui e me ne vado a fanculo chissà dove. Che stronza...

<<Questa villa è davvero bella>> sussurra, mentre attraversiamo il giardino. Un uomo vestito di nero davanti ad una sbarra ci chiede i nomi.

<<Richards.>> continua la mia amica, e lui annuisce aprendo la sbarra. Credo sia un posto di lusso per far entrare tutte queste persone, e in modo così elegante.

L'arco che ci accompagna all'entrata è gigante, e lussuosa, la sala ricorda un colore che è tipo l'avorio, ad ogni metro c'è un lampadario ricco di cristalli e troppo enormi, piena di camerieri in smoking che portano aperitivi e calici per la sala.

Arcade-La condanna dell'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora