15: Umiliazione.

628 19 1
                                    




Ieri sera Lucas mi ha accompagnato fuori il parcheggio universitario completamente in silenzio. Era turbato e il modo in cui si aggrediva il viso con le mani ogni volta che Kayla lo chiamava, mi trasmetteva la sofferenza  che stava provando per qualcosa che io non conoscevo, e di cui non mi avrebbe parlato.

<<Terra chiama Arya.>> siamo in mensa, Caroline cerca di richiamare la mia attenzione, dato che mi sento completamente su un altro pianeta. Vede il mio stato di trance e tenta di sfiorarmi la mano, ma noto il suo gesto e subito la ritraggo. Sul suo viso si fa spazio un'espressione delusa, e anche se non è da me ammetterlo il senso di colpa mi pervade.

Vorrei dirti che sei bella come il sole e che ogni volta che sorridi splendi nelle mie giornate, ma se te lo dicessi il mio buio oscurerebbe per sempre la tua luce.

Vorrei proteggerti da me, e da quello che sono condannata ad essere.

<<Sto bene Car, non devi preoccuparti.>> cerco di rassicurarla con un sorriso, che lei ricambia a stento. Noto sotto al suo un occhio un'ombra e faccio per dire qualcosa quando qualcuno si avvicina al nostro tavolo.

Il piatto che non ho toccato è a terra. Vedo Car spalancare gli occhi dalla paura, e mi si restringe lo stomaco.

I miei pugni si fanno duri lungo il corpo, e le mie mascelle si induriscono.

<<Sai puttanella?>> sento la gracchiante e fastidiosa voce arrivare al mio orecchio. Tutta la mensa ha gli occhi su di noi.

Nina tu sei una persona speciale devi essere, nascosta, nascosta e sempre nascosta.

-Scusa papà...

<<Ti ho lasciata passare troppe volte...>> mi tira per un braccio che mi costringe a mettermi all'in piedi lì di fronte a lei durante tutto quello show pietoso. La guardo negli occhi è leggo la rabbia mangiarla viva... I suoi capelli biondi, i suoi occhi troppo azzurri, le sue gambe troppo alte a tal punto sono obbligata ad alzare a testa per guardarla negli occhi. E' così bella eppure, l'invidia che ha nei miei confronti la sta distruggendo. <<Basta fare la troia con Lucas, mi da fastidio quando qualcuno supera il mio territorio, fai finta di non notarlo, e continui a provarci con lui. Ciò che mio non si tocca.>> la sua faccia è troppo vicina la mia. L'aia nei miei polmoni desiste ancora.

Poi il mio sorriso strafottente mi illumina il viso.

<<Allora se parliamo di ciò che tocchi o meglio del tuo territorio potremmo dire che per quanti te ne sia fatta più di mezzo college non è più passabile dalle altre studenti.>> Un luccichio di debolezza le balena negli occhi quando la mensa ride alla mia risposta. E fa ciò che non mi  sarei mai aspettata.

Le sue unghie laccate rosse mi passano davanti al viso, e il suo palmo con durezza si schianta sul mio volto, che mi fa girare quest'ultimo dall'altra parte della stanza. Nella sala si sente un ululato e un pesante silenzio ci trafigge.

Mi sento umiliata, vorrei reagire, vorrei prenderla a pugni, vorrei prenderla a calci, vorrei pestarla fino al sangue....

Vorrei stamparle una pallottola al centro del cranio.

Mi sento ancora più umiliata ad ammettere questa cruda verità.

Sono uguale a mio padre, lo sarò sempre.

Una lacrima mi riga il viso, Kayla ride e forse pensa sia per lei, ma è per me stessa, per quello che sono.

Per quello che non vorrei essere, ma sono destinata ad essere...

<<Che c'è non ridi più puttan->> non parla più qualcuno la prende con forza con i capelli e la spinge con il volto alla vetrata della mensa, poco dopo al banco dove prima cercavo di mangiare qualcosa.

Arcade-La condanna dell'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora