24: Rischieresti mai la vita per qualcuno?

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<<Devi venire subito qui ti prego>>

Il mio corpo si irrigidisce, il fiato mi si blocca e quando faccio per parlare mi arriva un'altra chiamata.

<<Ciao Aaron.>> una voce robotica arriva dall'altra parte del telefono.
È impossibile riconoscere se sia una donna o un uomo. L'ha modificata così bene che sembra intensificata.

Stringo con forza il telefono, e un ringhio fuori esce dalla mia bocca.

<<Se scoprirò chi sei, ti ucciderò con le mie stesse mani.>> lui in risposta si fa una grande risata.

Vorrei massacrargli il cranio. Spappolarglielo nei peggiori modi al mondo.

<<Ho scoperto un nuovo tuo punto debole, Aaron.>> ingoio un groppo in gola. <<Hai sentito la ragazzina pregarti?>> un'altra risatina. <<Eppure credevo che dopo Ophelia non ci sarebbe stato nessun altro per te.>>

Allora mi conosci... Primo punto.

<<Dimmi dov'è>> sbraito incapace di contenere la rabbia.

Le  persone che camminano nello spiazzale dell'università mi guardano come se fossi impazzito; io non faccio mai show, ma sentirmi urlare al telefono li ha rimasti scioccati.

Mentre attendo una sua risposta con il filo dell'occhio scorgo Lucas avvicinarsi a me.

<<Sai, per arrivare a casa White ci vogliono 23 minuti e 40, 39, 38 secondi. Ci sono tre stanze. Arya, sua madre e suo padre. Scegli con cura perché il tempo scorre e solo una persona potrai salvare.>> un'altra risata <<Qualsiasi scelta tu farai ti odierà, ma ti consiglio di cominciare a correre perché le strade statali sono tutte trafficate.>>

Un secondo di silenzio.

<<Non c'è bisogno che ti dica la strada sai tutto di quella ragazza e noi due sappiamo il perché.>>

È un mio nemico, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo.

Doveva starmi lontano.
Sono uno stupido, un maledetto stupido.

Neanche il tempo di controbattere che la chiamata si stacca e sul mio telefono appare un orologio col conto alla rovesca.

22.59

Gli occhi si spalancano e volto lo sguardo a sinistra in cerca di  Lucas.

<<Arya è sotto tiro, ha una bomba in casa.>>

Non so come sia riuscito a dirlo, ma i miei piedi non attendono risposta e incominciano a battere sull'asfalto con ferocia.

Lei è in pericolo.

Lei è in pericolo.

I miei piedi battono sempre più forte e sento quelli di Lucas fare la stessa cosa dietro di me cercando di raggiungermi.

Vengo quasi buttato sotto da una macchina, che me le dice di tutti i colori, ma continuo a correre.

Al centro di New York imbocco il vicolo vicino allo starbucks e mi dirigo fino infondo prima di svoltare a destra.

Il fiato è pesante e sento anche quello di Lucas alle calcagna, ma non mi fermo.

Lei è in pericolo ed è solo colpa mia.

È colpa mia.

È colpa mia.

Indurisco le mascelle, e faccio oscillare le braccia più veloci, coperte dal giubbino di pelle.

Arcade-La condanna dell'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora