prima parte

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L'estate a Roma era arrivata col suo carico di profumi e aveva invaso ogni cosa. La scuola era finita da quindici giorni e già si parlava di cosa fare nei mesi successivi. Manuel avrebbe trascorso l'estate con sua madre, mentre Simone aveva accettato la proposta di Dante: un giro dell'Europa centrale in moto, solo loro due, per recuperare un po' di tempo perso e ritrovare la complicità.

Quella sera, era fine giugno, Simone aveva raggiunto Manuel al garage. Poche ore dopo sarebbe partito per il viaggio con suo padre, ma questo il suo amico ancora non lo sapeva. Anche lui, d'altra parte, avrebbe lasciato Roma per un po' e, se il più piccolo non vedeva l'ora di andare via, Manuel non sembrava affatto convinto della sua decisione.


"Quindi hai deciso... te ne vai?"

"Sì"

"E quando parti?"
"Lunedì"
"Tra due giorni?"
"Sì, tra due giorni. Tu?"
Manuel abbassò lo sguardo e iniziò a torturarsi le mani.
"Ho promesso a mi madre che st'estate l'avrei portata in Corsica"

Annuì, Simone.

"Sembra bello"

"Mh"
E poi silenzio.
Nessuno dei due aveva il coraggio di guardare negli occhi l'altro.
"È la cosa migliore per tutti" asserì Simone a un certo punto.
Manuel annuì, poco convinto.
"Non staremo a fà 'na cazzata?"

"No, perché?"
"Non lo so, Simò. Io 'n ce voglio stà tre mesi senza vedette"
"Due mesi" lo corresse lui.

"È uguale..." mormorò il riccio. "Non voglio" e lo guardò con sguardo implorante.
"Io, invece, è l'unica cosa che vorrei... al momento"

"Ma perché? Adesso le cose iniziavano a andà bene, no?"
"Forse per te" lo freddò il più piccolo.

E Manuel si bloccò.
"Ma che stai a dì, Simò?"
"Che sono stanco, Manuel"

La voce spezzata.
"È stato un anno difficile, io adesso... sono stanco. Vorrei solo andare via per un po' e..."

"E?" domandò Manuel afferrandolo dietro la nuca e posando delicatamente la fronte contro la sua.

"Dimenticarti"

"Ma io non voglio che me dimentichi"
Le fronti ancora attaccate, gli occhi che si cercavano.
Fino a che Manuel non posò un bacio lieve sulle labbra di Simone, e Simone chiuse gli occhi, come scottato.
"Smettila di prendermi in giro, ti prego" lo implorò il più piccolo.

Ma l'altro sembrò non sentirlo, e scuotendo la testa riprese a baciarlo, aggrappato alla sua maglietta. Un po' come quella sera di qualche mese prima, fuori da scuola. Quando si era aggrappato a lui come se fosse la sua unica salvezza, e senza rendersene conto aveva condannato per sempre la loro amicizia.

Simone, d'altra parte, non avrebbe rinunciato per niente al mondo a sentire ancora una volta il sapore di Manuel sulle proprie labbra, e non osò staccarsi. Anzi cercò di memorizzare quel momento in ogni suo dettaglio. Per non perderlo, per portarlo con sé ovunque sarebbe andato. La lingua di Manuel che cercava famelica la sua, la sua mano che gli stringeva con fermezza la nuca, lo schiocco umido di quei baci nel silenzio del garage.

Solo alcuni minuti dopo, Manuel si staccò ed entrambi tornarono a respirare. Con le labbra gonfie e arrossate si guardarono negli occhi, poi Manuel prese la mano del più piccolo tra le sue.

"Te chiamo tutti i giorni" disse, mentre con l'indice ne ricalcava delicatamente le linee sul palmo.
"Non fare promesse che non puoi mantenere"

E si alzò sospirando.

"Oh"

Simone si voltò verso di lui senza emettere alcun rumore. Era ancora seduto lì, nel punto esatto in cui fino a un attimo prima si stavano baciando furiosamente.

"Buona fortuna"

Lui accennò un sorriso. Col casco in una mano aprì la porta e, solo quando se la fu richiusa alle spalle, mormorò: "Buona fortuna..."
Poi, con un filo di voce per essere sicuro che non lo sentisse...

"Amore"

Buona fortuna amore || Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora