quarta parte

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Qualche giorno dopo, Manuel ricevette una chiamata di Chicca, che insistette per incontrarlo.

E in un primo momento sperò che lei ci avesse ripensato, che volesse riprovarci. Che volesse, insomma, offrirgli ancora l'illusione di una salvezza, qualcosa a cui aggrapparsi per sfuggire alla verità, per continuare a negarla. E per dimenticare Simone.

Si diedero appuntamento "al solito posto", alla terrazza del Pincio, quel pomeriggio al tramonto.

Chicca arrivò qualche minuto dopo di lui, camminando svelta e sicura sulle sue gambe esili e nude. Indossava degli shorts di jeans e una maglietta rosa, e quasi non la riconobbe senza la sua frangia colorata. Aveva trascorso tutto il giorno alla galleria d'arte, e quando la vide avvicinarsi notò che aveva negli occhi una luce nuova. Quell'estate aveva cambiato anche lei, come tutti.

Si salutarono con due baci sulle guance, Manuel respirò il suo odore di tabacco e per un istante si sentì di nuovo a casa. Come quando stava con lei e andava tutto bene. E le sue certezze non erano ancora crollate.

"Come stai?" si chiesero a vicenda. E a vicenda si risposero "bene" anche se forse, in fondo, nessuno dei due ci credeva.

"Me devi dì quarcosa?" esordì poi lei, appoggiandosi al parapetto, le braccia conserte e le spalle a Piazza del Popolo.
"A proposito di che?" domandò lui, vago.
"A proposito di te e Simone"
Al che, Manuel iniziò a agitarsi.
"Che c'entra mo' Simone?"
"V'ho sentiti litigà, l'altra sera fuori dal locale. Ero uscita a fumà"
"E allora?"
"Simone s'è 'nnammorato de te?"
Un pugno nello stomaco, fu la sensazione che provò lui in quel momento. Come poteva Chicca aver capito tutto?
"Innamorato... Ma che stai a dì Chicca..."
"Guarda che io ce metto 'n attimo a chiederlo a Laura, e so' sicura che lei lo sa" gli occhi marroni puntati nei suoi. "Ma non è questo che voglio sapere"

"E che voi sapé?"
Il respiro corto, il cuore che batteva all'impazzata.
"Te piace Simone?"
"Me piace Simone? 'A Chicca ma che dici?"
"Guarda che me lo puoi dì, per me non ce sta niente de male"
"Non mi piace Simone" si innervosì lui, e si difese nell'unico modo che conosceva: negando.
"Manuel, non l'hai mai fatta manco pe' me una scenata così"
"Ma che c'entra?"
"Te sei 'nnammorato?"
E davanti al silenzio di Manuel, Chicca ebbe pochi dubbi.
"Non lo posso dì a te"
"Perché...?" e gli prese il viso tra le mani.
"Perché no" provò a divincolarsi lui, con dolcezza. E si appoggiò al parapetto con entrambe le mani, dandole le spalle. La schiena incurvata e la testa bassa.

Ma lei gli si avvicinò, e con tenerezza gli mise una mano sulla schiena. "Manuel ascolta. Io ce so stata tanto male pe' te" gli disse mesta, e prese ad accarezzarlo. "Ma poi m'è passata"
"..."
Manuel si girò piano verso di lei.
"Te ricordi che ce siamo detti quel giorno a scuola?" guardandolo negli occhi. "Che essere amici sarebbe stato un bene prezioso per entrambi"
Manuel annuì.
"Io voglio esse amica tua. Te voglio aiutà. Ma non posso se non mi dici che c'hai"
A quel punto Manuel, testa bassa e mani nelle tasche, sospirò.

Quant'era cresciuta, la sua Chicca. Non era più la ragazza dai capelli colorati e le unghie laccate. Era cresciuta, era maturata. Quell'estate aveva fatto germogliare anche lei. Il dolore, l'aveva resa più forte. Aveva sbagliato, con lei. L'aveva fatta soffrire eppure adesso era lì, a tendergli una mano per trarlo in salvo. Si domandò perché le persone a cui aveva fatto più male continuassero a dimostrargli il loro bene, e perchè lui non l'avesse mai riconosciuto in tempo. Quante volte gli era successo anche con Simone.
Prese coraggio. Un lungo sospiro e iniziò a raccontare.

"È successo... la sera del compleanno di Simone"

La voce che tremava, lo sguardo basso sulle proprie mani.
"Quando abbiamo fatto la festa a scuola?"
"Sì, quando abbiamo fatto la festa a scuola"

Alzò lo sguardo per cercare i suoi occhi, poi lo riabbassò di nuovo.
"Noi... ci siamo baciati"
Chicca deglutì, e non fece una piega.
"E..." continuò lui, ma lei lo interruppe.
"Ho capito"

"È successo tutto così velocemente, Chicca... Non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto"

Silenzio.
"Poi l'ho allontanato. So' stato uno stronzo"

A Chicca scappò un sorriso.
"C'avevo paura, non ce stavo a capì 'n cazzo. Non mi era mai successa 'na cosa così. Mai"
"..."
"Finché non s'è impasticcato e s'è schiantato co' la moto. E lì ho avuto paura de perderlo"
Lei annuì. Le labbra serrate. Sembrava tesa, più che arrabbiata.
"Sarebbe pure 'a prima volta che hai avuto paura de perde qualcuno"

Manuel annuì serio, e riprese a sfregarsi le mani.

"A giugno ce siamo riavvicinati" e alzò lo sguardo su di lei per una frazione di secondo. "Hai capito... in che senso..."
Chicca annuì.
"Sono stati giorni bellissimi. Un'adrenalina continua..."

"E poi?"
"E poi lui è partito co' su padre. E è sparito. Da un giorno all'altro ha smesso di rispondere alle mie chiamate, ai miei messaggi... Non l'ho sentito per tutta l'estate, l'ho visto direttamente l'altra sera alla festa"

"E non gli hai chiesto perché è sparito?"
"Certo che gliel'ho chiesto. È per questo che abbiamo litigato" il tono leggermente più concitato. "Dice che è confuso, e che ha bisogno di tempo"

"E tu questo tempo non glielo vuoi dà?"
"Non è che non glielo voglio dà, è che non capisco..."
"E tu quando non capisci ti incaponisci"
Manuel le sorrise appena. Quanto lo conosceva bene, lei...
"Io... rivorrei solo quello che c'era prima dell'estate"
"Eccolo qua... tipico discorso da Manuel egoista"
"Che vor dì egoista? Me pare che je piaceva pure a lui"
Chicca sorrise mesta.
"Senti. Da quello che ho capito, lui ha fatto tanti passi verso di te. Forse adesso aspetta solo che sia tu a farne alcuni verso di lui"

"Ma io l'ho già fatti"
Chicca fece una smorfia di disappunto.

"Pensi che sia stato facile pe' mme accettare 'na cosa così?" e si indicò con entrambe le mani aperte. "Da un momento all'altro ho visto crollà tutte le mie certezze"
Chicca annuì seria, senza guardarlo, e sospirò.
"Però pensavo... che per lui ne valesse la pena" continuò Manuel. La voce spezzata.

"Invece mo' me sento usato dall'unica persona che non pensavo l'avrebbe mai fatto"

"Perché non provi a parlarci con calma? Senza incazzatte come solito tuo"
"Ma c'hai visti! Non riusciamo manco più a parlà!"
"Allora scrivigli"
"Scrivergli...?" domandò confuso.
"Sì. Così è più facile, no? Poi te ce sei sempre stato bravo co' le parole"
Manuel annuì.

Gli avrebbe scritto. Sarebbe stato più facile, così. Era sempre stato più facile mettere le cose nero su bianco, e lo sarebbe stato anche stavolta. Non ci sarebbero stati di mezzo i suoi occhi grandi, o il suo respiro. Nessun fraintendimento, nessun litigio.

Era stata brava, Chicca. Non avevano mai parlato così. Forse aveva ragione, essere amici sarebbe stato un dono prezioso per entrambi.

Prese il suo viso e lo accarezzò. Un tempo sarebbe stato così facile baciarla, quanto baciava bene Chicca. Quel pomeriggio invece sentì solo il bisogno di abbracciarla. Anzi, di farsi abbracciare da lei. Poi avrebbe trovato un po' di coraggio. Poi, avrebbe scritto a Simone.

Buona fortuna amore || Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora