Prologo - Lowlands away, lowlands away me

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Questa storia è dedicata a Gabriella, la mia migliore amica, insieme fin da piccole.
La dedico a te, che mi hai fatto scoprire questo mondo e che so me ne farai scoprire altri.
La dedico a quel pranzo di luglio, quando fresca di patente ti ho trascinato al Mc Drive solo per poter guidare e poi tu di rimando mi hai raccontato per filo e per segno tutta la lore della saga di Desmond.
Quando sono tornata a casa avevo il cervello fritto, cosa che solo tu riesci a fare con la tua parlatina inesauribile, ma da cui è difficile staccarsi per la passione che ci metti nel raccontare le cose che ti piacciono.
Ti si illuminano gli occhi di una luce accecante.
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20 dicembre 1751, Parigi

Claudette stava aspettando la suo Mentore da ormai un'ora. Di fronte al suo ufficio, in un palazzo nell'isola di Notre Dame, batteva impaziente il piede sul tappeto antico a terra sbuffando in continuazione. Mireille l'aveva convocata quel giorno per discutere di una questione importante a quanto pare, ma un tale ritardo le faceva sospettare la natura di quell'incontro.

Le era sembrata così seria il giorno prima, quando l'aveva praticamente placcata di fronte a Notre Dame, mentre stava tornando a casa da un addestramento in uno dei rifugi sparsi per la città della Confraternita. Aveva passato tutta la giornata ad allenare le nuove reclute, ancora inesperte dei metodi degli Assassini, cercando di insegnare loro come si utilizzasse la lama celata e la sua storia dietro. Quel giorno però si era beccata due uomini più grandi di lei, che non la ascoltavano e facevano di tutto tranne che cercare di imparare qualcosa, quindi aveva dovuto passare alle maniere forti.

Dopo la pausa, che lei stessa aveva richiesto per non ucciderli seduta stante, invece di andare da loro a comunicare l'inizio della lezione semplicemente a parole, si disse che sarebbe stato un metodo didattico appropriato calarsi dall'alto e atterrarli entrambi in un colpo solo. E magari far loro battere la testa abbastanza forte per far capire che lei non era lì per scherzare. La Confraternita francese era una delle principali in Europa, quindi avrebbe potuto avere di meglio da fare oltre a stare dietro a due bambinoni capricciosi. Il risultato ottenuto la soddisfò in quanto i due finalmente smisero di guardarle le gambe, fasciate in un paio di pantaloni, e iniziarono a guardarla in faccia per seguire la lezione. Appresero più in un'ora di tempo che in tutta la mattinata.

Era stata una giornata pesante, l'unica cosa che voleva fare era rintanarsi a casa sua nel suo letto fino al giorno successivo senza vedere nessuno, eppure il destino aveva progetti diversi per lei. Mireille, Mentore della Confraternita, l'aveva raggiunta di fronte a Notre Dame. Silenziosa come un gatto, l'aveva acciuffata da dietro un vicolo, spaventandola a morte. Aveva sentito le sue ossa gelarsi di puro terrore, prima che il suo corpo si muovesse in automatico attivando la lama celata e quasi pugnalando nello stomaco l'altra donna.

«Mer... credi! Mireille, sei tu! Ma volete farmi venire un infarto? Ho capito di stare antipatica a metà degli Assassini, ma addirittura uccidermi mi sembra esagerato.» imprecò quando si rese conto di chi aveva di fronte.

A Mireille scappò una risatina, mentre si tirava giù il cappuccio, scoprendo il volto contornato da piccole rughe di espressione intorno agli occhi, tipiche delle persone a cui piace ridere.

«Claudette, volevo vedere se anche voi applicavate le lezioni che impartite ai vostri studenti. Cosa aveva detto a suoi allievi? "Sempre in guardia e attenti ai punti ciechi"?».

Claudette arrossì e balbettò qualche scusa, che fu stroncata di nuovo dalla sua Mentore.

«State tranquilla, non preoccupatevi. Avrei fatto anch'io la stessa cosa con quei due. Con gli uomini è sempre così, bisogna usare il pugno di ferro» la rassicurò con un sorriso.

Les astres à travers son âme - a Shay Cormac's storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora