1. Addio alla speranza di noi

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Martino stava cercando ovunque con lo sguardo, ma nel buio della notte era quasi impossibile capirci qualcosa tra tutte quelle figure che ballavano sotto l'effetto dell'alcol. Appena individuò una figura che gli parve simile al suo Niccolò, si mosse nella sua direzione. Quando gli arrivò vicino, il suo ragazzo stava parlando con Filippo.

"Ma scusa, ha insistito tanto per venire qui e ora non c'è?" stava urlando Nicco per farsi sentire.

"Non si è sentito molto bene, ma ha insistito affinché noi venissimo qui per divertirci" rispose Filo, gridando nell'orecchio del ragazzo.

"Ehi, ho portato le birre! Volete?" Martino si intromise, mostrando la confezione di bottiglie che aveva comprato per l'occasione. Lui e Niccolò avevano deciso di trovarsi direttamente lì, visto che prima aveva appuntamento con Sana che voleva parlargli e Nicco aveva deciso di approfittare dell'occasione per andare a trovare i suoi.

Quando il ricciolino nero voltandosi notò a chi appartenesse la mano che gli stava porgendo le birre, si illuminò in volto. Accarezzandogli il volto con la mano destra portò delicatamente le labbra di Martino sulle sue per assaporarle.

"Volete che vi lasci soli? Potete almeno darmi l'alcol prima?" esordì Filippo, per interrompere la coppia, che gli rivolse un dito medio mentre continuavano a limonarsi.

"Va bene, ma dov'è Elia?" chiese Martino dopo aver staccato le sue labbra da quelle di Niccolò, il quale si voltò a guardarlo per rispondere alla sua domanda.

"Ha detto che non si è sentito molto bene"

Martino volse uno sguardo interrogativo a Filo, che scrollò le spalle e si sporse per prendere le birre.

"Ma quindi che facciamo? Non è meglio se andiamo da qualche altra parte?" domandò Martino mentre apriva la confezione di birre da distribuire nel gruppo.

Mentre stava porgendo la seconda bottiglia a Filippo venne spinto da dietro e rischiò di cadere addosso all'amico. Si girò pronto a insultare la persona che l'aveva urtato, quando vide che era un ragazzo ricciolino mezzo ubriaco.

"Aò, ma che fai?" gli urlò contro. Martino, Niccolò e Filippo si scambiarono degli sguardi interrogativi.

"Guarda, bello, che mi sei venuto addosso tu" rispose Martino, cercando di mantenere la calma.

Lo sconosciuto emise un verso che il ragazzo non riuscì a decifrare, prima di iniziare a barcollare. Stava per cadere faccia a terra, quando Martino gli afferrò un braccio con la mano libera e Niccolò afferrò l'altro.

"Ou, non è che è meglio se te siedi?" domandò Niccolò, mentre spostava il suo sguardo da Martino al ragazzo ubriaco. Era chiaro che non si reggesse in piedi e Niccolò concordò con Martino, in uno scambio muto di sguardi, che era il caso di farlo sedere sul muretto lì vicino.

"Vado a cercare dell'acqua per il moribondo" annunciò Filo prima di sparire nella folla.




Manuel non riusciva a credere alle parole di Simone.

Quel pomeriggio erano andati insieme sulla tomba di Jacopo, Simone aveva pianto tra le sue braccia e aveva lasciato andare una tristezza conservata dentro di sé per anni. Quando Simone aveva fatto capire che aveva bisogno di andarsene, si erano avviati verso l'uscita in silenzio, come erano arrivati. Il passo sincronizzato mentre la mente di Simone era ancora avvolta dal dolore che Manuel non poteva far andar via. Il viaggio in moto per le strade di Roma con Simone aggrappato a Manuel, come una volta Manuel ferito si era aggrappato all'amico.

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