2. "E tu chi saresti?"

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Quando senti di non appartenere a questo mondo, la vita trascorre lentamente. Tutto è grigio. Nulla ti appartiene. Ogni cosa sembra essere di poca importanza. Persino la morte credi sia soltanto un momento inevitabile della vita. Succede e basta, non importa.

Per questo motivo, quando tutto intorno a me sembrava essere sparito, non ero preoccupata o impaurita. Semplicemente credevo che la morte fosse arrivata, ma andava bene così. Eppure dopo qualche attimo, il buio iniziò a dissolversi lentamente. Tutto diventava piano piano più chiaro e nitido.

La prima cosa che vidi fu il cielo scuro della notte, illuminato soltanto da qualche stella solitaria. Ero stordita, non sapevo cosa fosse successo. Iniziai a sentire delle voci in lontananza, che man mano si fecero sempre più vicine. Altri rumori raggiunsero il mio udito. Qualcosa mi stava toccando.

«Signorina» magari sono in paradiso.

«Signorina, si sente bene?» ...o forse all'inferno.

«Si svegli!» qualcosa mi scosse il corpo.

Voltai lo sguardo alla mia sinistra. La figura di una donna di mezza età si presentò davanti i miei occhi. Solo dopo notai molte altre persone intorno a me.
I loro volti erano preoccupati. Cosa stava succedendo?

«Riesce a sentirmi?» mi chiese la donna. Annuii flebilmente. Successivamente mi accorsi di essere sdraiata per terra.

Sono svenuta?

Ma il luogo in cui mi trovavo non sembrava affatto essere la città che conoscevo. La mia schiena poggiava sopra l'asfalto nero. Le auto vagano nelle due corsie, sorpassando la mia figura.

«La aiuto ad alzarsi» due signori mi presero dalle spalle, sollevandomi da terra.

«Cosa è successo?» chiesi un po' intontita.

«Stavo guidando, ho distolto un attimo lo sguardo dalla strada e il secondo dopo eri lì davanti svenuta per terra. Sono riuscita a frenare in tempo» spiegò la donna.
Cosa?
Mi guardai intorno, non riuscendo a riconoscere il luogo in cui ero capitata. Avanzai lentamente verso il bordo della carreggiata, con le gambe un po' traballanti.

«Dove sta andando?» sentii chiamarmi da dietro, ma la mia mente era ancora offuscata.

«Aspetti» qualcuno mi afferrò per il braccio, facendomi voltare. La donna mi guardò negli occhi, porgendomi qualcosa.

«Questi erano accanto a lei» guardai cosa tenesse nella mano destra. Erano il mio zaino e... quel libro.
«G-grazie» riuscii a sussurrare.

Misi il romanzo all'interno dello zaino, caricai quest'ultimo sulle spalle e andai via. Cercai di andare a passi veloci, volendo subito correre lontano da lì.
Dove mi trovo? Era la domanda principale.

Mi guardavo intorno spaesata. Edifici mai visti prima. Persone sconosciute. Avevo paura.

Vidi un ragazzo, più o meno della mia età, così andai da lui a chiedere informazioni.

«Scusa» picchiettai l'indice sulla sua spalla. Lui si tolse una cuffietta dall'orecchio, girandosi verso la mia figura, dedicandomi la sua attenzione.

«Sai dirmi dove ci troviamo?» alla domanda fece una strana espressione.

«Siamo a Boston... ovviamente» com'era possibile che io mi trovassi ancora a Boston se nulla di tutto ciò che mi circondava lo avevo mai visto prima.

Il ragazzo se ne andò senza dire un'altra parola. Rimasi lì sconcertata, non capendo cosa stesse accadendo.

Sono nel futuro? Oppure sono veramente morta?

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