La via del mare - La nascita

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Non so cosa mi passasse per la mente quel giorno ma ricordo bene che da dove ero sdraiata iniziai a sentire molto caldo e delle urla. Non sapevo cosa stesse succedendo ero nascosta dietro delle casse aspettavo che le acque si calmassero per poter tornare a casa ma ciò non avvenne mai. La città era in fiamme, non so descrivere ciò che provai in quel momento ricordo di essermi alzata ed fuori dalla finestra aver visto enormi fiamme avvolgere l'edificio accanto al mio. Così subito andai via e non guardai nessuno in volto era come passare correndo tra delle bambole impazzite e fuori controllo, come un enorme recita senza nessun testo scritto. Mentre correvo verso l'unica cosa che era la mia salvezza sentii un pianto un uomo gridare, qualcuno si gettò in acqua inutilmente anche quella bruciava ormai. Non so quanto tempo o quanto spazio percorsi prima di vederla, di vederli; era distrutta in fiamme ed urlante, come se dal nulla le pietre le assi avessero preso vita ed urlassero al monto il proprio dolore. Ero piccola, mi credevo grande ma realisticamente non lo ero e lo sapevo, ma quando li osservai pronti a tutto che la tenevano ferma insieme agli altri era stano e poi una sola mossa prima di lasciarla cadere a terra. Morta. Non so se mi videro se cercarono di fermarmi o se semplicemente erano troppo presi dalla loro eccitante furia di distruzione ma ripensandoci adesso è stato meglio così.

Continua a correre stavolta senza meta, seguivo una scia inesorabile di ombra terrore e caos era come vederla, una lunga ed inesorabile strada fatta di sangue che scorreva sotto i miei piedi. Vidi le donne che urlavano in lacrime vidi le guardie e le loro armature cremisi, viti i mostri che dall'altro ci osservavo ghignato e lanciando quelle che al tempo credevo essere l'unica via ma che col tempo si rivelò l'unica inesistente. Qualcuno mi tappò la bocca mi bloccò e mi tirò via dalla strada, poco dopo la strada esplose. Non riuscivo a ragionare vedevo sfocato ma allo stesso tempo coglievo ogni singolo dettaglio dallo scricchiolio del legno in fiamme elle piccole formiche che cercavano di scappare nascondendosi nelle loro tane; ebbi fortuna era un amico. Non capisco cosa diceva era come se non lo sentissi a voce lo vedevo parlare ma non lo sentivo so solo che mi scortò al porto l'ultimo luogo che non era in fiamme. C'erano navi molte navi eppure era tutte vuote tranne una, era una piccola fregata che non riuscivo a collocare, era difficile vedere navi del genere qui ma non feci domande e salii. Erano si e no venti persone a bordo e tutte erano pronte a spararmi anche se col senno di poi chissà perché non l'hanno fatto; venni presto portata sottocoperta da un uomo che non avevo mai visto e penso che fosse lo stesso per lui, mi guardò per forse qualche attimo prima di alzarsi ed urlare qualcosa. Ricordo una cosa di quell'uomo la montatura dei suoi occhiali, sempre se lo fossero, era rossa e brillava alla luce di una candela. Quello che accadde dopo non lo ricordo molto bene, salii sul ponte e vidi sulla banchina mio padre e mio fratello uno vivo l'altro no; mi sorrise, era completamente ricoperto di sangue, disse addio o almeno credo non riuscii a sentirlo la nave stava partendo ed il fuoco era ormai arrivato. Passai mesi se non anni in mare la nave che mi fece da casa non so nemmeno quale fosse il suo nome, non mi interessava; era come se tutto quello che scorreva intorno a me fosse fragile ed alquanto irrilevante. Non c'era qualcosa che non capissi e ciò non era un bene in molte vie, ma non me ne lamentai mai; lavorai sodo e riuscii a riguadagnarmi quella che veniva chiamata la libertà di scelta o meglio un posto fisso di lavoro pagato.



Fu una tempesta a svegliarmi era strano la sentivo la percepivo in ogni cosa facesse sapevo dove andare invento e dove le gocce cadevano, e poi quando alzai gli occhi la vidi. Un piccolissimo bagliore lontano, rosso come il fioco come il sangue; era la terra ferma o almeno ciò che ne restava un falò inesorabile di fuoco e legna che non smetteva di bruciare mai. Non tornai mai più su quella nave il fuoco era vivo come lo era la tempesta e lì proprio al suo interno c'era qualcosa un piccolo oggetto che era intonso da tutto il caos che lo circondava, un piccolo oggetto che conoscevo ma non ricordavo di conoscere. Lo presi ovviamente e basta non c'è altro che devo dire, la vita è un infinito circolo di caos e tranquillità un circolo che porta tutti a vedere ogni lato di ciò che è intorno a noi. Laggiù io ritrovai la mia via, la mia vita ma soprattutto la mia gloria.

Racconti delle notti solitarieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora