11.

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Il giorno dopo la mia routine si ripeteva.
Ieri dopo essermi addormentata non mi sono più svegliata, non avevo né la forza fisica né quella mentale e tantomeno avevo voglia di uscire da camera, non avevo nemmeno fame.

Sul pullman Thomas si fermò ad osservarmi e dopo aver sospirato infranse il silenzio che c'era.

«Allora, cosa è successo ieri? Chi ti ha fatto quei lividi?»chiese preoccupato.
«Nessuno Thom. -dissi sorridendo falsamente.- Mi sono addormentata e mi sono svegliata così, probabilmente ho dormito in qualche posizione assurda e mi si sono creati questi lividi.»

Thomas annuì poco convinto e riprese il silenzio che c'era prima.
Adesso lo difendevo anche, ero proprio assurda, c'era da ammetterlo.

Arrivati a scuola eravamo quasi mezza classe quando un bidello uscì nel cortile ed urlò:"la 4A oggi entrerà alle ore 09:00, la professoressa della prima ora ha avuto un contrattempo all'ultimo."

«Che culo!»esclamò Thomas ridendo.
«Definirlo culo è un po' eccessivo, sarebbe stato culo se la scuola avesse preso fuoco.»disse una voce alle spalle di Thomas, una voce profonda e tetra.

Thomas arrossì e balbettò molto nervosamente un:"vado in classe, ci vediamo dopo all'uscita" e scappò a gambe levate, lui era riuscito ad intimidire Thomas, riusciva ad intimidire tutti soltanto con la sua presenza.

«Ragazzi per stasera ho prenotato un privé al Factory Club, beh... se volete venire siete ben accetti.-Iniziò Alberto, un nostro compagno di classe. Poi si avvicinò a me e timidamente continuò.-Beh... mi farebbe molto piacere se tu più di tutti venissi.»disse sorridendo.

Arrossii per l'imbarazzo della cosa e per gli sguardi di tutti su di noi.

«Spero di esserci, sai: casa mia dista molto dalla città e perciò devo vedere se mia madre è disponibile.»sussurrai timidamente.
«Se per avere la tua presenza dovrai portare chiunque, beh... allora porta anche l'arca di Noè.»disse ridendo.

Sorrisi ancora in imbarazzo.

«Quindi che facciamo fino alle 09:00?»chiese scocciato Francesco, l'anima della festa della classe.

Tutti fecero spallucce, tutti tranne lui, Ethan si limitò a voltarsi e andare da un gruppo di ragazzi più in fondo.
Con loro rideva e scherzava, non sembrava nemmeno lui, era diverso.
Sospirai e tornai ad ascoltare la musica.

Alle 09:00 finalmente entrammo in classe.
La giornata andò avanti e all'uscita aspettai Thomas.
Una volta ricongiunti gli raccontai della festa e lui iniziò a strillare tutto contento confessandomi che nessuno lo invitava mai a nessuna festa.

«Quindi? Che metterai?»chiese curioso ed entusiasta.
«Thom non so nemmeno se mia madre dirà di sì.»dissi ridendo.
«Che aspetti a chiamarla??»disse euforico.

Sospirai e chiamai mia madre, le parlai della festa, dell'invito e come sarei tornata a casa, mi disse che andava bene, che per qualsiasi cosa potevo chiamarla durante la notte, l'unica cosa che mi disse è di fare attenzione.

«Allora?»chiese Thomas.
«Ha detto che va bene.»dissi ridendo.
«Perfetto, è l'ora di andare a comprare qualcosa di sexy!»disse mentre mi trascinava via dalla fermata.

Mentre mi trascinava, nel parcheggio della scuola vidi lui, ancora fermo vicino alla sua macchina a parlare con il solito gruppo di ragazzi di stamani.

«Thom, ma chi sono quelli con cui parla Ethan?»chiesi curiosa.

Thomas si girò a vedere ed il suo sguardo mutò, deglutì e rispose.

«Loro sono dei ragazzi di quinta, molto discussa è la loro reputazione da spacciatori e da altre cose.»sospirò Thomas.

La frase "spacciatori e da altre cose" non mi piaceva molto, anzi, non mi piaceva affatto.

don't leave meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora