Almeno tu rimani fuori dal mio diario degli errori

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Dopo quel secondo bacio, che Simone aveva scambiato per pena, qualcosa era cambiato tra Manuel e lui. C'era un'aria strana, delle scintille che non sapevano in che altro modo descrivere se non come disagio. Disagio per tutto quello che non si erano ancora mai detti verbalmente, sebbene se lo fossero dimostrati ampiamente coi gesti. Era una sorta di purgatorio. Non erano amici, ma non erano nemmeno amanti. Allora cos'erano? Manuel era rimasto a domandarselo per tutta l'estate. Si era fermato a osservare il corpo mezzo nudo di Simone durante le tante feste in piscina che avevano dato a casa sua. Lo aveva visto sorridere, focalizzando l'attenzione su quella piccola fossetta a lato della guancia. Aveva ascoltato il suono della sua risata e quell'aria più leggera, mentre spruzzava l'acqua contro Laura, facendole un dispetto e bagnandola prima che fosse pronta. Aveva inconsciamente memorizzato ogni singolo aspetto di Simone, senza nemmeno rendersene conto. E quando era partito per la Scozia, aveva fatto tesoro di quei ricordi.
Avevano trascorso l'ultimo mese e mezzo di estate separati. Lui era andato a trovare la madre e Manuel lo prendeva per il culo durante ogni videochiamata.
"Che cazzo ce sei andato a fa' in Scozia in estate, dico io" gli ripeteva sempre. Il cielo plumbeo, le temperature fredde. Ogni volta che lo vedeva comparire sullo schermo con indosso un maglioncino o delle sciarpe, provava istintivamente una botta di calore che sapeva attribuire solo a quegli indumenti troppo caldi per poterli indossare durante una qualsiasi estate romana.
Non immaginava nemmeno che tra di loro le cose sarebbero sarebbero cambiate ancora una volta al suo rientro. Simone sembrava diverso. Aveva acquisito una maggiore sicurezza e possedeva una serenità d'animo che mai gli aveva visto prima. Stava meglio, lo vedeva. E nonostante fosse contento di saperlo così tranquillo, una piccola parte di sé rosicava all'idea di non essere lui la causa di quella serenità e stabilità emotiva. Non era grazie a lui se Simone stava bene. Anzi, parte del suo malessere in passato era stato da attribuire proprio a Manuel.
Lo aveva visto riprendere in mano la propria vita, durante il corso di quell'estate che per lui era letteralmente volata. Avrebbe voluto interrompere lo scorrere delle lancette e rimanere sempre fermo a quei giorni caldi a bordo piscina. Alla fine, per assurdo, avevano avuto ragione entrambi: le cose non erano cambiate di molto, avevano trascorso quasi tutte le vacanze insieme, come culo e camicia, avevano studiato, avevano superato l'esame ed erano stati promossi entrambi. Ma allo stesso tempo era anche cambiato tutto. Il loro rapporto era mutato senza che nemmeno se ne rendessero conto. Avevano cancellato quei due baci, e Simone non aveva mai voluto parlare di quel secondo che, a suo dire, Manuel aveva dato per pietà. Erano amici, non era necessario complicare ulteriormente le cose, ormai gli era chiaro. Tuttavia, per Simone, Manuel era sempre Manuel. Non riusciva a tenerlo a distanza, non era capace di tenergli il muso a lungo. Era sempre il suo punto debole, come una spina che non riusciva a tirare fuori e che se stuzzicata tornava a dare fastidio.
Simone credeva di averci messo una pietra sopra. Mettere una distanza fisica tra loro due gli era servito. Durante quel mese e mezzo in Scozia si era sentito leggero, tranquillo come forse mai era stato in vita sua. Quel grosso macigno che aveva sentito sulle spalle per anni, si era finalmente dissipato, lasciandolo alla spensieratezza tipica dei suoi anni. Aveva fatto qualche conoscenza, si era divertito, ma non lo aveva mai detto a Manuel. Una parte di sé avrebbe voluto rinfacciarglielo, farlo ingelosire, come se poi potesse mai accadere. L'altra, invece, temeva solo di allontanarlo. Tra loro c'era un che di irrisolto che rendeva tutto complicato. Niente era bianco o nero, ma in diverse scale di grigio a cui Simone non era abituato. Nella sua mente tutto doveva avere una collocazione ben precisa, e quella costante incertezza che regnava tra lui e Manuel, era diventata insostenibile.
Era rientrato da Glasgow solo un paio di giorni prima dell'inizio delle lezioni e non aveva avuto modo di vedere Manuel dalla fine di luglio. Immaginava già di trovarselo abbarbicato nuovamente a Chicca o a qualsiasi altra nuova fiamma conquistata durante l'estate. Invece lo accolse da solo con un sorriso a trentadue denti su quel volto abbronzato e i capelli schiariti dal sole. Era ancora il più stronzo e il più bello di tutta la scuola e rivederlo ricordò a Simone che no, non l'aveva affatto superata, per quanto si fosse ostinato a crederlo durante il corso di quel lungo mese e mezzo separati.
"Mamma mia quanto sei pallido, oh" esclamò Manuel, passandogli un braccio attorno alle spalle. "Se vede proprio che il sole in Scozia non l'hai visto manco in cartolina."
"L'hai preso tu per entrambi, no?" rispose Simone con un sorriso, cercando di non osservare troppo quella pelle ambrata che tanto gli donava.
Manuel ridacchiò a sua volta, passandosi una mano tra i capelli che adesso avevano acquisito striature dorate, e allontanandosi dall'amico. Camminarono fianco a fianco, attorniati dai loro compagni di classe, mentre la campanella suonava e invitava loro a trovare posto dentro la propria aula.
Manuel si lasciò scappare qualche occhiata di troppo a Simone. Lo vide sedersi al banco accanto al suo, com'era d'abitudine. Lo osservò tirare fuori i libri e sistemarli sul banco in modo ordinato e accennò un sorriso nel constatare che in fondo, seppur più sicuro di sé e più tranquillo, Simone era il solito Simone perfettino di sempre e questo lo rassicurava. C'era un che di familiare nel ritrovare in lui aspetti che ormai aveva imparato a conoscere alla perfezione. Elementi che rendevano Simone il suo Simone. Poi però, proprio a contraddire quel pensiero, la sua attenzione venne attirata da un orecchino che Simone portava all'orecchio sinistro e gli ricordava che no, il tempo continuava a scorrere e a mutare le cose e le persone senza che Manuel potesse fare niente per fermarlo. Niente restava immutato. Nemmeno lui.
"Oh!" si avvicinò, dandogli un colpo sulla spalla. "Ma che te sei fatto?" disse indicando il lobo forato.
"Ah, questo? Boh, l'ho fatto mezzo ubriaco con degli amici a Glasgow" scrollò le spalle con fare casuale. Non stava mentendo, quell'orecchino l'aveva fatto dopo aver bevuto qualche birra di troppo insieme a Keith, il ragazzo che aveva conosciuto in Scozia. Ciò che non avrebbe detto a Manuel, era che quel piercing era frutto di una serata intera passata a sproloquiare su di lui, sui sentimenti che provava verso quello stronzo che gli aveva stravolto la vita senza ricambiarlo. Keith, esasperato da tutte quelle chiacchiere, lo aveva portato a fare quella pazzia. "Questo segnerà l'inizio di un nuovo Simone. Cogli l'attimo e fregatene, smettila di pensare e agisci", gli aveva detto in un inglese quasi incomprensibile ai più. Simone lo parlava abbastanza bene, ma l'accento scozzese aveva reso all'inizio le cose molto più complicate.
"L'orecchino, il tatuaggio... stai a fa' il figo, eh?" lo prese in giro Manuel ridacchiando. Simone gli fece una smorfia.
Manuel si passò lentamente la lingua sulle labbra e ignorò la pulsante sensazione che avvertiva nel guardare quel nuovo Simone più maturo e sicuro di sé. Non era ancora riuscito a farsene una ragione o dare un nome a quel turbinio di sentimenti che faticava ad accettare come propri. Non era stata pena. Quel bacio che si erano scambiati mesi prima a bordo piscina, non era stato mosso dalla pietà. Non del tutto. Vedendolo così triste e abbattuto, aveva sentito il forte impulso di consolarlo, di stargli accanto, di fargli sentire la sua presenza. Non era pena. Era anzi il più classico, il più forte, il più scontato dei sentimenti. L'unico che Manuel non riuscisse ancora ad accettare e pronunciare non solo ad alta voce, ma persino nella propria mente. Lì dentro era ancora talmente tutto confuso, difficile e spaventoso, che rifugiarsi nel conosciuto era l'unica cosa fosse in grado di fare per cercare di soffocare quelle emozioni.
Durante l'estate non c'era stato un vero e proprio riavvicinamento con Chicca. Tra di loro c'era un legame importante, un affetto che prescindeva dai sentimenti romantici che entrambi avevano provato l'uno per l'altra. E c'era stato un momento in cui, mentre Simone era a Glasgow, Manuel aveva scambiato quell'affetto per altro. La solitudine, la confusione, il bisogno di certezze, l'avevano portato nella direzione sbagliata. Chicca era stata abbastanza intelligente da rendersene conto, ormai totalmente disintossicata da quella droga che era stata per lei Manuel.
"Che stai a fa'?" gli aveva chiesto in acqua dopo un tentativo di approccio di Manuel, mentre si trovavano con alcuni loro compagni di classe al mare.
Manuel l'aveva fissata con occhi sperduti per qualche istante, non arrabbiato per quel rifiuto, ma incapace di qualsiasi tipo di reazione o di risposta.
"Non lo so manco io, Chicca" disse lui dopo un po', scuotendo la testa.
"Me dici che te prende, oh? Sei strano forte ultimamente" aveva ribadito lei con una strana occhiata. Poi Laura li aveva interrotti trascinandosi via Chicca con sé e Manuel rimase lì in acqua, immergendosi fino ai capelli perché, paradossalmente, solo lì da solo, nascosto dal mondo intero, gli sembrava di non annaspare.
"Guarda che lo so" aveva detto Laura più tardi, stendendosi al sole sul telo, mentre Chicca, Matteo e gli altri si azzuffavano in mare.
"Che sai te?" chiese Manuel confuso.
"Di Simone. Lo so che è innamorato di te" disse parandosi gli occhi per guardare meglio il suo compagno di scuola.
"E quindi?" domandò. "Lui dice de no, comunque" aggiunse facendo spallucce. Ricordava la conversazione a bordo piscina quando stava ancora nei casini con Sbarra. Simone gli aveva detto che non lo faceva per amore, che non era innamorato di lui. Ed effettivamente, dopo quello che c'era stato tra di loro, dopo l'incidente, dopo quel bacio che Manuel aveva rubato settimane dopo, Simone sembrava averci messo una pietra sopra. Non aveva più menzionato quello che era successo, non aveva più tentato nessun approccio, non lo aveva guardato come faceva prima, quando Manuel faceva finta di non vedere le sue costanti richieste di conferme dopo la notte del suo compleanno. Simone era tornato il solito Simone: un compagno di classe, un amico.
"E tu gli credi?" chiese lei divertita. Era rimasta in buoni rapporti con Simone e, dato che era l'unica a sapere come stavano le cose, era diventata anche la sua confidente.
"Perché non dovrei, scusa? O te sai qualcosa che non so?" domandò curioso.
"Perché, ti interessa?" lo prese in giro Laura. "Comunque puoi stare tranquillo. Per quanto ne so, Simone ha conosciuto uno in Scozia. Quindi forse hai ragione tu" concluse mettendosi gli occhiali da sole e le cuffie alle orecchie, decretando così la fine di quel discorso che Manuel voleva invece disperatamente continuare.

Vuoi morire, vivere con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora