Testa tra le nuvole (vivo da re dentro i miei castelli mentali)

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Un uomo dai capelli ricci è seduto al bancone. Simone si siede accanto a lui. Ordina il primo drink che gli passa per la testa: un Mojito. L'uomo un Negroni. Si guardano ed iniziano a parlare. L'uomo si chiama Elia, ma il nome poco importa a Simone. Finiscono i loro bicchieri e si sollevano presto dagli sgabelli che faticano a tenere i loro corpi agitati. Si seguono a vicenda in bagno. Elia lo bacia appena la porta si chiude. Gli stringe i capelli ricci tra le dita e lo accompagna al muro per poterlo avvicinare ancora di più a lui.

Manuel si spinge nella ragazza. La guarda negli occhi mentre si muove avanti e indietro. Gli stringe il seno, i fianchi. Le graffia quasi la schiena per poter esternare al massimo il piacere che divampa in tutto il suo corpo. Stringe gli occhi, perdendosi nella sua mente. Quasi non conosce il nome della ragazza. Se ne dimentica per attimi infiniti. Forse Elisa, forse Giorgia... o Margherita. Ma non importa adesso. Si concentra su quelle sensazioni tanto forti quanto precise. Si muove veloce ma accurato, senza distrarsi, senza perdere il punto di piacere che la faccia godere. Anche se non gli importa poi tanto. Vuole soddisfare se stesso. Vuole percepire al meglio quella sensazione di formicolio su tutte le gambe, quella sensazione di liberazione da un peso, da un urlo strozzato in gola.

Simone si lascia baciare, si lasciare toccare. Sente le mani di Elia sul suo corpo, sulla sua pelle più intima. Sente le sue labbra sul collo e tra le gambe. Avvertire una tale sensazione è pericoloso. Come potrà farne a meno d'ora in poi? La mano tra i suoi capelli, aiuta il più grande nella velocità. Facilita il lavoro ad Elia che svolge la sua mansione in modo eccellente. Si lascia andare con lui, perché è l'unica cosa di cui ha bisogno.

Manuel crolla tra le gambe di Emma, o Sofia... a no. Ora ricorda. Gaia. Quella percezione di formiche che sgambettano sulle sue cosce, fino ai polpacci e ai piedi, è inebriante. Tiene gli occhi chiusi. A forza si sposta sull'altro lato del letto per poter lasciar respirare la ragazza, ma rimane immerso nel suo respiro affannato, senza nemmeno guardarla. Si riveste in fretta e quasi senza neanche rendersene conto Manuel è rimasto da solo a casa. Tutto secondo i piani.

Manuel e Simone sono vicini di banco, come l'anno precedente. Il nuovo prof di italiano entra quasi frettolosamente. Non porta con sé nessun libro. Si sveste dal cappotto, poggiandolo sulla cattedra.

"Buongiorno ragazzi. Io sarò il vostro nuovo professore di storia e letteratura" poggia le mani sui fianchi: "Mi chiamo Elia Rinaldi". Con lo sguardo passa in rassegna la classe, fingendo di non notare Simone, ma rendendosi conto che sarà un problema. Il ragazzo ha gli occhi sgranati, non sapendo che pensare. Aveva fatto sesso con il suo professore di letteratura senza saperlo e di certo non era una bella situazione per nessuno dei due.

"Voglio vedere come scrivete e voglio conoscervi quindi, tirate fuori un foglio e parlate di voi. Non sono il vostro psicologo, che sia chiaro, ma raccontatevi come meglio potete: inserite la vostra vita, il vostro carattere, cosa vi piacerebbe fare dopo il liceo, le vostre ambizioni, gli hobby... non è una verifica, ma ciò non significa che io non possa tener conto del lavoro svolto. Oltretutto è un esercizio che serve a me per capire chi siete, il vostro livello e soprattutto, tramite la calligrafia, sapere se scrivete cazzate!"

Matteo alza la mano: "Come fa a capire dalla calligrafia se scriviamo cazzate?" ingenuamente domanda.

"Dalla calligrafia si capiscono molte cose." sorride il prof, forse leggermente saccente: "Non capisco davvero se dite cazzate, però capisco il vostro carattere, le vostre insicurezze..."

"E ci dirà cosa capirà dalla nostra calligrafia?" Chicca interviene.

"No, andrei a condizionarvi troppo e non è giusto. Poi potrei sempre sbagliare..." solleva le spalle il prof. Simone, anche se è tempo di scrivere, non distacca subito gli occhi da Elia che lo fissa quasi preoccupato. Poi però decide di concentrarsi sul suo compito e cercare di non pensare al fatto che il suo prof di letteratura gli abbia fatto un pompino.

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