Capitolo 3

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È passata poco più di una settimana da quando mi sono svegliato in questo ospedale e tutti i controlli stanno andando avanti. La dottoressa ha detto che in un'altra settimana potrò tornare a casa, ma dovrò fare fisioterapia per il braccio e tornare per dei controlli occasionali. Tutto procede bene, come dovrebbe.

I miei amici e i miei genitori vengono spesso a trovarmi, e Han ovviamente non mi ha mai lasciato da solo per una notte, giustificandosi con "E se ti succedesse qualcosa mentre non ci sono?". Non ho voluto ribattere, infondo, mi piace che sia qui con me.

Sono circa le 4 del mattino e mi sono svegliato perché devo andare in bagno, di solito mi aiutano le infermiere ad andare, ma non mi sembra il caso ora. Guardo Han che sta dormendo sulla poltrona che ha spostato per potermi stare vicino. Mi fermo ad osservarlo per qualche momento e noto che sta tenendo la mia mano con la flebo, d'istinto sorrido e allungo la mano col gesso per provare ad accarezzargli i capelli senza svegliarlo.

«Sei così bello Jisungie...» bisbiglio fra me e me continuando a spostargli i capelli dal viso. Traccio tutti i suoi lineamenti e lo vedo arricciare il naso forse perché gli ho fatto il solletico, ma non apre gli occhi continua a dormire. Mi fermo a guardare le sue labbra e passo un dito sul suo labbro inferiore.

«Perché devi rendere tutto così complicato? Perché non puoi lasciare che io ti baci?» continuo a parlare a bassa voce, ma lo vedo muoversi e allontano la mia mano dal suo viso, mentre lui stringe la mia mano sinistra e si lascia sfuggire un sospiro.

È così adorabile...

«Hannie...» lo richiamo piano «Hey, Hannie, potresti svegliarti?» gli chiedo dolcemente e lui risponde con un leggero grugnito. «Hannie devo andare in bagno e mi serve una mano per alzarmi.» gli dico e lui si forza ad alzarsi.

Si stropiccia gli occhi e cerca di mettermi a fuoco.

«Cute...» dico e lui mi guarda ancora mezzo addormentato.

«Devo chiamare un' infermiera?»

«No, non c'è bisogno, puoi aiutarmi tu.»

«Io?» mi chiede confuso.

«Devi solo aiutarmi ad alzarmi, andare fino in bagno e tenere la flebo mentre faccio pipì.» gli spiego e lui annuisce.

Mi toglie le coperte di dosso e mi passa le ciabatte che metto ai piedi, mi tiene da sotto il braccio e mi aiuta ad alzarmi. Appena riesco a stare in equilibrio, prende la flebo, e mi aiuta a camminare tenendola in alto per evitare che il mio braccio sanguini. Apre la porta del bagno e senza accendere neanche la luce, mi fa entrare restando dietro.

«Devo- ecco, ehm... devo uscire?» chiede con la flebo ancora in mano.

«No, non c'è bisogno, anche perché non saprei dove mettere la flebo.» dico io.

«Oh beh, allora, mi giro...»

«Non ho niente che tu non abbia già visto Ji...» dico per scherzare e lui si lascia sfuggire una risata.

Finito quello che devo fare, mi lavo le mani e lui mi passa l'asciugamano. Torniamo in stanza, tutto è buio e dalla finestra si vedono le stelle e una bellissima Seoul illuminata dai mille lampioni.

Mi fermo per un po' in piedi davanti alla grande vetrata ad osservare la città e non riesco a fare a meno di pensare che fino a poco più di una settimana fa ho rischiato di non vedere mai più tutto ciò e mi fa paura.

Involontariamente una lacrima riga la mia guancia e subito dopo un'altra.

«Hey, hyung... hey.» dice Han avvicinandosi a me «Perché stai piangendo?» mi chiede preoccupato e io mi volto verso di lui per lasciarmi cadere fra le sue braccia e continuare a piangere. Lui mi abbraccia subito sussurrandomi cose che dai singhiozzi non riesco a sentire.

Siamo sempre stati noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora