Capitolo 7: Glacial Climax

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Una distesa di erba verde brillante, la luce del Sole che satura l'aria di un caldo e accogliente bagliore dorato, il fresco vento che passa sulla pelle sembra portarsi via ogni preoccupazione, i colori sono così accesi, tutto è così vivo, tutto è così grande e maestoso.
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Non ricordavo nulla di simile, la mia memoria nemmeno arrivava a sfiorare un qualcosa del genere, da quando il Sole poteva rendermi così spensierato?

«Eddy, non allontanarti troppo!»

"Eddy"? Nessuno mi chiama in quella maniera, solo in passato una persona usava quel soprannome, e come mi volto verso la fonte del suono, vedo il suo viso.
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Capelli neri che arrivavano fino alle spalle, parte di essi sono legati in una coda da un grande fiocco bianco, il suo sorriso allegro, quel modo di fare così libero e tranquillo.

«Va bene mamma!»

Volevo piangere, volevo urlare, volevo andarle incontro e abbracciarla con tutte le forze che avevo, ma dalla mia bocca era uscita solo quella risposta infantile, era un ricordo dopotutto, non potevo cambiare niente.
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E comunque non mi importava, volevo solo abbracciarla, ma il me passato continuava a correre nel prato, senza guardarsi dietro, lasciandosi sua madre alle spalle, spensierato e con gli occhi solo per il mondo davanti a sé

"Che fai? Torna indietro! Torna da mamma!"

Ogni passo che il piccolo me faceva, mi innervosiva sempre di più, fino al punto da perdere le staffe

"TORNA INDIETRO! HO DETTO TORNA INDIETRO!"

Più il mio conscio ordinava ciò, e più il ricordo diventava fragile, la mia visuale diventava sempre più fitta di crepe, un filtro rosso sangue si faceva sempre più vivo, questa situazione anomala mi stava facendo impazzire

«Vuoi tornare da lei?»

Questa voce non era mia, e nemmeno quella di me da piccolo o di mamma, era qualcosa di strano e distorto

"S-Sì! Adesso, fammi tornare da lei!"

«Mi spiace, quello che è stato perso rimane tale, anche se ci fosse la possibilità riaverlo, rimarrebbe solo la mera illusione di aver sistemato le cose, quando la vera tragedia è intriseca nell'evento ormai passato»

A quel punto mi trovai spaesato, non riuscivo a pensare lucidamente qualche risposta valida, e ne improvvisai una

«Allora... Basta cancellare quell'evento! Basta fare in modo che non sia mai avvenuto!»

A quel punto la voce restò per un attimo sconcertata, per poi scoppiare nella risata più sincera e contorta che abbia mai sentito

«Cosa ho appena sentito! Quanto ingenuo puoi essere caro mio. Cancellare un evento è la forma più complessa ed egoista di omicidio mai concepita»

Non riuscivo a cogliere fino in fondo il significato di quel concetto, perché dovrebbe essere un peccato così grave?

«Ho una soluzione molto migliore, tanto per cominciare... FATTI DA PARTE»

Dopo quel momento di confusione, vidi per un istante un'ombra scattare verso di me, sentii il mio corpo venir dilaniato da qualche forza misteriosa, e l'unica cosa che ne seguì erano le mie urla senza voce di dolore.

Giorno 3

Mi svegliai di soprassalto, tra strani versi di terrore e sudore freddo, per poi rendermi conto fosse solo un sogno, ma per sicurezza mi toccai braccia e petto, sembrava fossi tutto intero.
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Andai in bagno per lavarmi la faccia con acqua fredda, così da svegliarmi, ma come guardai lo specchio, notai una cosa che non capitava da tempo, alcuni dei miei capelli erano bianchi.
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Certo, non erano comparabili a ciuffi interi che quasi ogni settimana mi spuntavano da bambino, ma era comunque qualcosa a cui non ero abituato, e lasciai scorrere via tutta la tensione con un sospiro

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