Come faccio a lasciarti andare?

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Gettai uno sguardo interrogativo a Mark, come per chiedergli se fosse accaduto qualcosa in mia assenza. Ma lui fece cenno di no con la testa, invitandomi ancora una volta a stare calma.
"Buon appetito." disse mia mamma, una volta che fummo tutti seduti a tavola.
Rispondemmo tutti all'unisono, poi iniziammo a mangiare.
"Allora Mark, quanti anni hai?" chiese mia mamma, dopo qualche istante, mentre afferrava la forchetta.
"Ne ho 29."
"Davvero?! Oh Dio, te ne avrei dati al massimo 24!" disse lei, sorridendo, anche se a tratti preoccupata dalla nostra notevole differenza di età.
"Beh... Rosalia, lei e Ivy sembrate sorelle."
"Oh, non dire così!" rispose sghignazzando. "Mi lusinghi fin troppo."
Mio padre a gran sorpresa si intromise nella conversazione.
"Hai una faccia conosciuta, ci siamo già incontrati prima per caso?" gli chiese.
"Non credo..." rispose lui, a tratti preoccupato.
"Forse l'hai già visto alla festa di Lucas." mi intromisi allora io. Era sicuramente meglio che lo collegassi a un suo amico, prima che alla mia scuola.
"Conosci Lucas?" gli chiese, sorpreso.
"Certo. I miei genitori e i suoi sono amici da sempre, e quindi fin da piccolo sono sempre stato molto legato a lui e ai suoi fratelli minori, che hanno più o meno la mia età."
"Quindi saprai che ha un figlio dell'età di Ivy."

Dove vuole andare a parare...?

"Sì, lo so."
"Certo che lo sa, papà. Ha detto che sono molto amici." mi intromisi.
"Devo dire che alla festa non l'avevo riconosciuto. Sono stato fuori città per diversi anni e l'ultima volta che l'avevo visto era ancora un bambino."
"È davvero un bravo ragazzo, Ivy. Credo dovresti conoscerlo meglio." disse mio padre.
Restai in silenzio, attonita di fronte a quelle parole. Ma come diamine poteva fare quelle insinuazioni quando a quel tavolo c'era il mio fidanzato?!
Anche Mark preferì tacere, anche se riuscii a percepire un velo di amarezza, misto a gelosia, nel suo sguardo.
"Ernesto, per favore..." lo interruppe mia madre, tentando di rendere la situazione meno imbarazzante, fallendo miseramente.
"Che c'è?" gli chiese lui, come facendo finta di non vedere il problema. Per non portare avanti la questione, mia madre cercò di sviare la conversazione:
"E... come mai sei stato fuori città?" si rivolse a Mark.
"Sono andato all'università a Milano."
"Ah sì?" disse mia madre, soddisfatta da quella risposta.
"Già. Mi sono laureato in economia." rispose, esitando. "E... attualmente sono professore di matematica." aggiunse, non del tutto sicuro di aver fatto la cosa giusta dicendo la verità.
"Un professore..." disse sorridendo. "...bene. Sto morendo dalla voglia di sapere come vi siete conosciuti." aggiunse poi, elettrizzata.

Bene, arriviamo subito al punto.

"Noi... ci siamo conosciuti..." dissi, esitando, rendendomi improvvisamente conto di quanto dire la verità in quel momento avrebbe rovinato tutto. Stavo cercando disperatamente di inventare una storia plausibile. "....al supermercato. Sai, dovevo prendere una confezione di cornflakes dallo scaffale in alto e non ci arrivavo. L'ho visto arrivare nella mia direzione e-"
"Ivy, per favore." mi interruppe Mark, tentando di evitare quella scena pietosa.
"... e allora gli ho chiesto una mano. Poi lui ha preso il pacco e me l'ha passato-"
"Ivy." mi intimò a fermarmi. Mia madre iniziò, giustamente, a insospettirsi. Ma io nel frattempo continuavo a ruota libera con le mie menzogne.
"... e poi mi ha chiesto li numero. Io non volevo darglielo, in fondo era solo uno sconosciuto in un supermercato e mi aveva solo preso dei cornflakes dallo scaffale quindi non mi sembrava il caso e non sapevo cosa fare e-"
"Sono il suo professore di matematica." disse lui tutto d'un fiato, interrompendomi, come non sopportando più le mie stronzate.
Lo guardai dritto negli occhi, incapace di dire nulla. Sapevo che aveva fatto la cosa giusta, eppure in quel momento mi sembrava tutto così tremendamente sbagliato.
"La verità è che insegno nella scuola di Ivy. È lì che ci siamo conosciuti." continuò, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
E così il silenzio cadde improvvisamente nella sala.
"Sono il professor Lewis." aggiunse poi.

My ProfessorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora