«Forzà donzellè! Tuttè fori a piglià nu' pocò d''arià!»
Iniziò a parlare Nunzia dopo che tutte finirono la colazione, Cecilia riuscì a mangiare un po' di quelle fette biscottate e in quel momento si stava mangiando una pera, mentre sentiva le storie divertenti di Silvia.
Si alzarono dal tavolo tutte insieme, gettarono gli scarti nella spazzatura e riposero i vassoi.
Uscirono in cortile, seguite da Liz.«Lo sapete ormai no? Chi vuole gioca a pallavolo chi no, sulle panchine»
Disse Nunzia, evidentemente per spiegarlo a Cecilia che comunque era la nuova arrivata.
La sedicenne prese posto su una panchina al sole, alzando la testa verso la luce per rilassarsi, ma tempo cinque minuti e venne raggiunta da Silvia e Gemma, mentre nel campo Kubra faceva a passaggi con Gabriela.«Da dove vieni Cecì?»
Domandò Silvia guardandola con curiosità, lei abbassò la testa per guardarla meglio grazie all'ombra del cappuccio che portava in testa.
«Roma, voi?»
Dice in risposta accennando poi ad un sorriso guardando prima la mora dalla carnagione olivastra, Silvia, e poi la ragazza dai capelli corti, Gemma.
«Io Napoli, sono dentro per spaccio, anche se sono stata incastrata»
Non sapeva il perché gliel'avesse detto, ma come risposta le accarezzò la spalla, cercando di darle il suo supporto, e poi guardò Gemma.
«Udine.»
Rispose semplicemente prima di alzarsi e raggiungere le altre nel campo, non voleva parlare del suo reato, era chiaro, e avrebbe rispettato la sua scelta.
Tempo quindici minuti e alle due ragazze si avvicinò, sedendosi con loro, una ragazza dai capelli rossi e mossi, con un sorriso tutt'altro che vero.«Ciao, tu sei quella nuova? Parlano tanto di te, soprattutto i ragazzi. Io sono Viola.»
Porse la mano alla castana, la guardò interrogativa, non si fidava molto di quella persona, sarà il sorriso o la voce persuasiva, ma non si fidava.
Perciò decise di fare ciò che aveva sempre fatto in sedici anni di vita, la ragazza amica di tutti.
Stringendole saldamente la mano, ma venne interrotta da Silvia.«Violà vattenè! ca' nun te vuolè nisciun!»
In risposta la ragazza, lasciò un bacio sulla guancia a Cecilia e si alzò dalla panchina, facendole l'occhiolino.
«Non esitare a cercarmi in caso di aiuto, Cecilia.»
Si allontanò andando a giocare con le altre, all'interno del campetto, Cecilia tornò a guardare Silvia la quale aveva iniziato a picchiettare con la gamba contro il pavimento.
«Aia' lasciàr perdèr chella stronzà là, è na' manipolatrìc ro' cazzo Cecì, te fottèrà o' cervellò.»
Silvia poggia una mano sulla spalla di Cecilia tranquillizzandola, annuì in rimando e iniziò a guardare dritta davanti a se, incrociando lo sguardo con il ragazzo di prima, che sta volta la guardava con le braccia sotto al petto.
«Senti, ma non è che possiamo andare a parlare con i ragazzi? O ci dicono qualcosa?»
Chiede improvvisamente a Silvia, senza spostare lo sguardo dal ragazzo che, continuava a guardarla con insistenza.
«Basta che non ci avviciniamo troppo, con chi vuoi parlare?»
Domanda Silvia cercando di seguire lo sguardo di Cecilia, che portava al gruppetto più famoso dell'istituto.
«Ciro e i suoi cagnolini?»
Domanda la mora alzando gli occhi al cielo, sapeva che questa cosa non sarebbe andata a finire bene, o forse si sbagliava, ricevé un semplice cenno con la testa, avvicinandosi successivamente a quella panchina, seguita da Silvia.
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Mentre ascoltiamo il mare | Edoardo Conte
Fanfiction"voglio portarti via" "ah si? e dove?" "fori ra cheste schifos quattr mura, accussi ca' te pozzo vasa' ppe'tramente' ascoltamm o' mare" ---- Cecilia Spada, dopo aver commesso un grave reato nella sua città natale, Roma, viene mandata all'IPM di Nap...