Capitolo 1

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Fatti e avvenimenti sono puramente frutto della mia immaginazione!!

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Roma, Questura di San Basilio
18/10/22
05:13

Dopo una notte intera, passata in quella fredda celletta, nella questura più vicina al luogo del delitto, venne una giovane guardia a svegliare Cecilia che doveva prepararsi per lo spostamento all'IPM.

«Spada! Svegliati, tua madre ti ha portato dei vestiti, oggi entrerai all'istituto, prima di colazione.»

Dice sbattendo sulle sbarre della cella qualcosa di altrettanto metallico, causando un rumore odioso in tutto il piano.
Cecilia si svegliò da un incubo e iniziò a guardarsi attorno, come se ancora stesse sognando.

«Si... si certo.»

Dice stropicciandosi gli occhi dopo il lungo sonno, si guardò le mani sulle quali aveva grumoli di mascara essiccato e ancora sangue.

«Posso farmi una doccia prima di andare?»

Domanda alzandosi dalla panca sulla quale aveva dormito, avvicinandosi alla guardia che la guardava già scocciato.
Quest'ultimo alzò gli occhi al cielo ed annuí alla sua richiesta. aprendo le sbarre alla minorenne.

«Sono le cinque di mattina, hai venti minuti per farti una doccia.»

[...]

Quei venti minuti bastarono alla giovane per darsi una sistemata, di certo non aveva nessuno su cui fare colpo, ma si trattava di un fattore personale.
Indossò il una tuta della Nike grigia e, come sempre, le sue solite Air Force.
Era riuscita a togliere tutto il trucco sbavato grazie al sapone che le avevano fornito, successivamente aveva legato i capelli in quella coda alta, come al solito, e alle orecchie aveva lasciato tutti i suoi orecchini, quello almeno era un modo per restare alla realtà.
Ripose i vestiti che aveva prima addosso e li mise in quel borsone capiente.

«Dai Spada! Non siamo mica al centro benessere, si è fatto tardi! In viaggio!»

La richiamò alla realtà quella stessa guardia che per tutto il tempo, anche durante la doccia, era rimasta a sorveglianza della sedicenne, come se davvero fosse una persona pericolosa.

«Si, andiamo.»

Non sapeva dove l'avrebbero mandata, sperava vivamente fuori Roma, in modo che i problemi da affrontare fossero di meno.

[...]

Sullo scomodo sedile della macchina della polizia, si addormentò durante il viaggio, tenendo la testa poggiata sul finestrino e le mani giunte sulle gambe, legate dalle fredde manette che pesavano sui suoi polsi.
Si svegliò solo quando la luce del sole filtrò dal vetro dell'auto, facendole arricciare il naso.
Si guardò attorno e la prima cosa che vide fu il mare che le scaturì un sorriso appena accennato, ma che subito sparì, ricordandosi tutto ciò che era successo nelle ultime sedici ore.
Riconobbe il porto di Napoli, dalle scritte ovviamente, e la guardia decise di posteggiare vicino ad un chiosco. Vedendo le navi in mare, iniziò a pensare che probabilmente avrebbero preso il traghetto.

«Spada, sei a stomaco vuoto, vuoi qualcosa?»

Domandò la guardia guardandola dallo specchietto retrovisore ma lei era persa nei suoi pensieri, guardando il bellissimo mare di Napoli.

«No, no... grazie lo stesso»

Rifiutò l'offerta del poliziotto e tornò a poggiare la testa sul finestrino, nonostante il sole le illuminasse il viso, che si corrucciò a causa della calda e forte luce solare.

«Siamo arrivati all'IPM di Napoli, Spada»

Disse dopo qualche istante, fermandosi davanti il cancello che lentamente veniva aperto dalle guardie dell'istituto.

Mentre ascoltiamo il mare | Edoardo ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora