;𝘳𝘰𝘶𝘵𝘪𝘯𝘦

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<<Ormai vivo solo per aspettare il fine settimana>>
<<Ne vale davvero la pena?>>.
Pensieri intrusivi le intasavano la testa quel giorno camminando per i corridoi della scuola.
Si, Clio andava a scuola. Sorprendente, vero?
In verità non ha mai smesso di frequentare le lezioni, solo che lo faceva sotto effetto di LSD, perciò non le pesava la vita scolastica.
A dirla tutta, è sempre stata una brava alunna,
le solite cose: compiti svolti, voti alti, alzava sempre la mano e i suoi interventi erano al quanto interessanti e adatti al contesto circostante.
Sarà che quelle pasticche la rendono un genio.
Chissà.

Le lezioni erano ormai terminate, l'effetto della sostanza precedentemente assunta era svanito. Dannazione se non vedeva l'ora di bere qualcosa.

Suona l'ultima campanella. Ma lei era a corto di soldi e aveva finito la roba.
"Cazzo è vero".
C'è un posto, più precisamente un seminterrato, all'interno della struttura, dove la scuola custodiva i soldi da dare in beneficenza.
Se si sentiva in colpa? Si.
L'ha fatto? Medesima risposta, si.

Ora era all'horizon park. Si avvicinó ad un gruppo di ragazzi, in modo discreto:"il solito grazie, aumenta la dose questa volta, tre grammi in più, non uno di meno"
Assuefazione.
La dose aumentava sempre di più, ne aveva sempre più bisogno. Il suo corpo ormai si era abituato a quelle che erano le dosi iniziali, non ne può più fare a meno.

Si fa sera, di già, quasi notte.
Ormai Clio viveva le sue giornate a metà, non se le godeva a pieno. Sua madre, Athanasia, non aspettava più il suo rientro alle nove di sera come una volta. Non aspettava più il cigolio della porta prima dell'alba. Ma la voleva lo stesso aiutare.
Stranamente però, questa volta, la ragazza riuscì ad arrivare al suo letto per le quattro del mattino, ma una cosa insolita accadde.

"Ti dobbiamo parlare" dissero in coro i genitori, che si guardarono e si rivolsero a vicenda un sorrisetto ipocrito e un sospiro pieno di stanchezza.
"Mmh, si che c'è?" Per i due, era già tanto avere una risposta da Clio, quindi, meravigliati, decidono di proseguire il discorso con più cautela.
"Abbiamo bisogno di portarti in ospedale" dallo sguardo della ragazza, entrambi parvero volersi rimangiare quanto detto.
Lei, invece, fece un sospiro annoiato, aprì il frigo e ingoió la prima cosa che le capitò d'avanti agli occhi.
I genitori si scambiarono due sguardi confusi.
"Non é una novità, o mi sbaglio?" A lei non interessava, perché sapeva che ovunque andasse, il modo per farsi o bere superalcolici lo trovava sempre.

"Forse" comincia Jo, il padre "non hai ben chiaro di cosa stiamo parlando" continua Athanasia.
"E cioè? Di cosa state parlando?"
"Questa volta sarà diverso, te lo promettiamo, tu guarirai".
Le loro parole vengono tagliate dallo sguardo di Clio.
"Ci avete provato mille volte, pensate che cambierà qualcosa? O magari, che all'improvviso smetta di farmi di eroina per farvi piacere?"

I due genitori ne hanno avuto abbastanza, per quanto le volessero bene, lei aveva bisogno di quelle cazzo di cure, non poteva andare a puttane tutta la sua vita per degli allucinogeni.
La ragazza corse in camera, sbattendo la porta, le cui viti quasi cascarono, in seguito a tutte le crisi nervose.
Magari quella stanza non era il suo posto. Magari il suo posto é in mille posti.
Il cielo si tingeva di colori accesi alle prime luci dell'alba, e lei guardava i passanti che si rendevano interessanti.
<<Scusatemi, ci sto provando>> pensa.

Athanasia dopo qualche ora si sveglia, erano le sette e trentacinque minuti del mattino. Entra nella camera di Clio e le lascia un bacio sulla guancia.
Si era addormentata ai piedi del letto guardando fuori dalla finestra.
Per non interrompere il sonno della ragazza, la madre comincia a prepararle la valigia in modo che possa dormire ancora un po' prima della partenza.

La camera era ordinata, e stranamente, aveva anche un profumo gradevole: sulla scrivania, in particolare, c'era un piccolo vaso, conteneva il fiore viola che cresceva nel parcheggio.
Non l'ha mai perso, sin dai vecchi tempi, ed é ancora vegeto e intatto.

Involontariamente, Athanasia fa cadere un libro, Clio si sveglia.
"Cosa fai?" Disse sbadigliando.
"Oggi partiamo presto, ti sto preparando le robe da mettere in valigia, é apposto?" Rispose, con il cuore che le galoppava in attesa della risposta della figlia. Non intendeva svegliarla così.
"Va bene" "Mamma".
Si blocca. Athanasia si ferma un attimo a riflettere su quanto appena sentito. Era incredula.

Era sul punto di avere un crollo, non ci credeva, percepiva un nodo in gola, ma si fa forza e resiste.
Non ha reagito così per via dell'indifferenza di Clio rispetto alla partenza, ma perché l'ha chiamata "mamma". Non lo faceva da tre lunghi anni.
'ingoia' le lacrime, e dopo un lungo silenzio glaciale, Athanasia dice:"di tutto per la mia bambina."
Ma Clio era di nuovo al quarto sogno, e non ebbe l'opportunità di sentir pronunciare parole tanto nostalgiche.

;𝘱𝘢𝘤𝘪𝘧𝘺 𝘩𝘦𝘳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora