SARA

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SARA

Ho un nodo allo stomaco e so benissimo perché, sono così dannatamente stupida e ingenua che a volte me ne vergogno tremendamente e credo che questo possa limitarmi nella vita, come queste flebo adesso mi impediscono di scappare da questo dannato letto d'ospedale, come è possibile che non se ne siano resi conto?  Insomma, ho metà del corpo ricoperto da lividi, graffi e tagli, di questi ultimi sono colpevole io stessa ma dai, è palese che qui ci sia qualcosa che non va.

Mi ero stancata del tutto, volevo abbandonare questo mondo e tutte le mele marce che avevo avuto la "fortuna" di incontrare, grazie tante, certo che ce ne vuole di sfiga a non conoscere nessuno di ok in sedici anni.

Non avevo paura della morte, anzi, me ne sentivo quasi attratta, semplicemente perché sarebbe stato meglio che vivere questo schifo ma eccomi qui, viva, in un letto d'ospedale in attesa che qualche assistente sociale venga ad accertarsi che ciò che dico sia vero e non mi importa neanche sinceramente, sono satura.

Ancora mi chiedo se davvero ero convinta di ammazzarmi con quattro pasticche o se come dicono da oramai due giorni medici ed infermieri la mia è stata una chiamata d'aiuto.

Cosa credono? Che io possa iniziare a condurre una vita normale? Io non ho più voglia, non trovo nessun motivo per andare avanti voglio solo scivolare lentamente nella quiete e lasciarmi avvolgere dal silenzio più totale, senza più preoccupazioni, pianti e terrore.

Non riesco nemmeno a dormire tranquilla perché sono tormentata da incubi che mi spaventano ancora di più dei momenti che vivo da sveglia e che mi lasciano capire che ormai ho toccato il fondo.

Mi sento osservata perennemente giorno e notte, mentre cammino, studio, mi lavo i denti o passeggio per strada ho sempre l'impressione che ci sia qualcuno che mi guarda e, quando mi sdraio a letto sento come se un peso piombasse sul materasso, seduto ai miei piedi, come a controllare che il mio sonno sia il più tormentato possibile. Dimmi, è vita?

Sai, anche io ho avuto un sogno, da bambina desideravo diventare una ballerina, mi immaginavo con il mio tutù bianco a far commuovere decine di persone, e capirai che sogno, più o meno quello di ogni bambina a quella età, non era così, io lo desideravo davvero e sentire musica mi accendeva una scintilla, avrei ballato ovunque ma inutile sarebbe dire che non è stato così...

Non ho mai sperato davvero che tutto questo finisse, mi sembrava impossibile perché faceva parte della mia esistenza, era la mia normalità e non ho mai avuto il coraggio di parlarne a nessuno.

Mio padre e mia madre sarebbero morti di tristezza a sapere che uno dei loro più cari amici faceva del male alla loro unica figlia che tanto amavano.

Come è possibile che non se ne siano mai accorti? Sono sempre stata una bambina molto indipendente, ho smesso di lavarmi con i miei genitori a cinque anni e sempre a cinque anni la mia vita ha cambiato percorso, colpa di una deviazione inaspettata, ho smesso istantaneamente di avere bisogno di mia madre e mio padre,volevo svolgere da sola tutte le azioni quali vestirmi e svestirmi, ero morta dentro e non volevo nemmeno che mi toccassero, a scuola non giocavo più e non cercavo il contatto con nessuno dei miei compagni e compagne, non esisteva nulla nella mia mente solo terrore.

Le maestre hanno fatto del loro meglio, palesando ai miei genitori il mio cambiamento da bambina solare e felice a introversa e cupa ma loro non ci hanno dato troppo peso ma non li incolpo per questo, certo non potevano immaginare cosa stessi passando e per loro la mia era una vita perfetta, avevo tutto ciò che chiedevo, avevo già viaggiato in posti meravigliosi e loro si volevano davvero molto bene così come ne volevano a me, ero la principessa di casa e niente e nessuno avrebbe cambiato questa cosa, nessuno a parte il mostro più pericoloso di tutti, quello che non ti aspetti, colui che ti è amico e lo era ancora prima dell'arrivo di questa figlia e mai ti aspetteresti che la persona di cui più ti fidi possa diventare l'incubo più terrificante dell'amore più puro della tua vita, no, non te lo aspetti eppure per me è stato così.

Forse i medici hanno ragione, non volevo morire, solo farla finalmente finita con questo schifo anche se il pensiero di ciò che mi aspetta mi spaventa terribilmente. 

Già penso alla delusione che proveranno mamma e papà, ogni loro certezza verrà spezzata e si renderanno conto di aver vissuto una falsa per tutti questi anni, che dietro ogni mio silenzio c'era molto più di una semplice ribellione adolescenziale, che le volte in cui mi recavo in camera loro nel cuore della notte urlando non avevo solo fatto un brutto sogno, ero divorata dalla mia realtà, che non avevo scelto di non avere una relazione perché ancora disinteressata alla vita amorosa, bensì perché l'unica cosa che provavo quando mi sentivo osservata o qualcuno mostrava interesse nei miei confronti era disgusto verso loro e verso, sopratutto, me stessa. 

Non ci sarà più nulla per loro in cui credere, non avranno più nessun appoggio, saranno considerati da tutti dei cattivi genitori e sarà solo colpa mia, l'umiliazione sarà tale da perdere ogni contatto con il mondo e forse saranno così distrutti da questa notizia da perdere anche la forza di alzarsi dal letto, lavarsi, mangiare e andare a lavorare.

Non riusciranno nemmeno a guardarsi negli occhi, incolpandosi l'un l'altro di non avermi compresa prima, negheranno fino allo stremo di essersi fidati ciecamente di un uomo che meritava tutto tranne che la loro fiducia, e non lo faranno perché sono bugiardi ma solo per convincersi di non aver contribuito a tutto questo.

Non voglio rovinare la loro vita, capisci? Avrei dovuto dire la verità molto tempo fa, quando quell'uomo ha iniziato a sorridermi più del necessario.

Mi ricordo perfettamente la prima volta, ero ammalata, non potevo andare a scuola e i miei genitori dovevano andare a lavoro, e purtroppo quando un genitore non ha l'appoggio dei nonni due sono le opzioni, saltare il lavoro o chiamare una baby-sitter e, nel nostro caso la baby-sitter era l'amico di famiglia più stronzo del pianeta.

Carlo, un uomo apparentemente normale, con una faccia normale, una macchina normale, un lavoro normale e quando scrivo normale intendo davvero che era quel tipo di persona che non intriga minimamente e che dimentichi subito dopo avere visto, nessuno riuscirebbe a rispondere alla domanda "che lavoro fa Carlo"? o "che macchina ha Carlo"? non lo sai, semplicemente non ti interessa, e non è mai interessato a nessuno, tranne ovviamente ai miei genitori, per dirla tutta era amico di mia madre ancora prima che incontrasse mio padre e lei sembrava apprezzare quel suo modo di fare gentile e quel suo carattere introverso o forse ero il vederlo sempre in disparte che l'ha spinta a diventargli amica, ad aiutarlo a vincere la timidezza.

Avevano frequentato la scuola insieme, i genitori erano amici e, una cosa tira l'altra, dopo essere entrato nella "friend-zone" di mia madre Carlo aveva deciso di restarci, conquistando poi anche la fiducia di mio padre a tal punto da sentirsi al sicuro di lasciare la loro bambina di cinque anni a casa con quel normalissimo uomo che mai avrebbero pensato potesse infilarsi nel letto della figlia ammalata, non avrebbero mai immaginato che quelle carezze e quei baci che prima appartenevano solo alla mamma e al papà ora erano anche di Carlo che però non si era limitato solo a quello, volta dopo volta, quel normale amico di famiglia si era preso qualcosa che ad oggi credo non sarà mai di nessun altro.

E ora sono qui, a parlare con chi di queste storie ne ha sentite tante, mi tranquillizzano, mi portano del the caldo e una coperta in più nel caso avessi freddo ma io voglio solo vedere i miei genitori.

Sono partiti per qualche giorno perché mia nonna materna è molto malata, sarei voluta andare anche io ma nel pieno dell'anno scolastico i miei hanno preferito di no, spero solo di rivederla un'altra volta.

Ormai non avevo bisogno di una baby sitter ma i miei genitori certi di fare cosa giusta lasciavano detto a Carlo di venire a controllare che tutto procedesse bene, che io mi nutrissi a sufficienza o dormissi abbastanza e, molto importante, nel mio letto. Inutile dire che il gentilissimo amico di famiglia non lasciava trascorrere giorno senza farmi visita, era diventato un appuntamento fisso, dopo la scuola entrando dalla porta sul retro lo trovavo ad aspettarmi sul divano con un piatto di pasta ancora caldo per me perché di certo non potevano mancarmi le energie per affrontare le ore successive in sua compagnia.

Ieri pomeriggio, uscita da scuola ero davvero decisa a voltare pagina, non mi avrebbe mai più toccata così non sono tornata a casa ma ho deciso di camminare verso un posto sconosciuto che sembrava chiamarmi a gran voce, forse ripensandoci sarà stato l'effetto delle quattro pastiglie che avevo mandato giù poco prima decisa di farla finita, certo non mi aspettavo mi intontissero a tal punto da non vedere le auto sfrecciare in strada e una direttamente su di me.

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