Passò un mese dall'arrivo di Eren nelle file della Legione Esplorativa. Durante quel periodo, il ragazzo acquisì sempre più fiducia nei membri della squadra di Levi, soprattutto dopo aver capito che (diversamente da quanto aveva pensato) essi non erano spietati e senza cuore, bensì disposti ad affrontare alcune scelte, a sacrificare qualcosa di sé in cambio della salvezza di tanti altri umani... Era per quello che erano stati pronti ad ucciderlo quando il suo braccio aveva assunto la forma titanica: un gigante fuori controllo all'interno delle Mura si sarebbe potuto paragonare ad un'Apocalisse, e loro, visto il ruolo che ricoprivano non potevano permettere il verificarsi di una simile eventualità. Era stato lo stesso Levi a spiegarglielo, e gli altri ragazzi avevano voluto confermare le sue parole cercando di condividere, anche se per poco, lo stesso dolore del castano: si erano morsicati le mani fino ad incidersi la pelle con i denti, e dopo gli avevano chiesto scusa per essere stati tanto spietati nel momento in cui lui aveva perso il controllo. Eren aveva ereditato l'indole incredibilmente buona della madre, e bastarono quelle poche parole di scuse perché perdonasse tutti loro.
Pochi minuti dopo quella sequela di eventi, Hanji si presentò nella stanza con l'intenzione di voler comunicare qualcosa al gruppo, più precisamente ad Eren.
Tirando fuori dalla tasca della giacca un panno, lo svolse mostrando l'oggetto che conteneva.
"Ma quello non è il cucchiaino che mi è caduto qualche giorno fa?" azzardò Eren.
"Esattamente!" esclamò la bruna.
Prevedendo guai, Levi mise subito in chiaro una cosa: "Niente giri di parole Hanji. Vai subito al sodo"
" Ohhhh! Sei noioso" protestò la donna, ma obbedì: "Eren", cominciò, "ricordi che qualche giorno fa, pur morendoti le mani, non sei riuscito a diventare un gigante?"
"Si" rispose il giovane. Non avrebbe potuto dimenticare tanto facilmente quel giorno.
"Credo di aver capito perché la trasformazione non è avvenuta in quell'occasione."
"Eh?" fece l'altro. "Come ci sei riuscita?"
"Bhe, osservando l'oggetto che volevi prendere in mano naturalmente!" esclamò Hanji come se fosse la cosa più ovvia al mondo; aveva la faccia di una bambina davanti ad un giocattolo nuovo.
Eren praticamente aveva i punti interrogativi che gli giravano intorno alla testa.
La donna occhialuta se ne accorse e riprese la spiegazione: "La mano del gigante stringeva il cucchiaino come lo avrebbe stretto un normale umano, e inoltre, l'elevato calore sprigionato dall'arto non ha minimamente danneggiato l'oggetto... Questo è successo, credo, perché il tuo obbiettivo era raccoglierli, in quel momento"
"Scusami, Hanji, ma non riesco a seguirti..."
Levi sbuffò sonoramente. "Qual'è il succo della questione?" chiese col tono più scocciato che poté.
" Credo che il dolore non sia l'unico input necessario per la trasformazione in titano" precisò Hanji.
"Cosa...?" farfugliò il castano.
"Prova a pensarci, Eren. Ogni volta che hai mutato forma ti sei morsicato, ma avevi anche uno scopo preciso: la prima volta, probabilmente, era semplicemente uccidere i giganti..."
"Poi è stato per proteggere i miei amici da una palla di cannone..." disse il ragazzo più a se stesso che alla donna. Ora che ci pensava, i conti tornavano tutti, anche quella trasformazione improvvisa riguardante solo una parte del suo corpo. Però... trasformarsi solo per raccogliere un cucchiaino...
La testa gli si incassò tra le spalle un altra volta, ma solo per un momento: non voleva che lo vedessero preda della propria debolezza...
Non si accorse che Levi lo guardava con la coda dell'occhio._____________________________________________________
Mentre preparava i cavalli dei compagni, Eren fece tanti di quegli sbadigli da rischiare di slogarsi la mascella: quella mattina l'avevano buttato giù dal letto prima che sorgesse il sole per spiegargli lo schema della missione che avrebbero dovuto eseguire. Era più che altro una simulazione dell'operazione che si sarebbe svolta in un prossimo futuro per riconquistare il distretto di Shiganshina, e vi avrebbero partecipato anche i vecchi compagni di accademia di Eren, da poco entrati nella Legione.
La prima cosa che era stata messa in chiaro era che il gruppo di Levi avrebbe occupato la posizione più sicura, vista la presenza del ragazzo titano. Quest'ultimo avrebbe preferito combattere al fianco degli amici, ma il Capitano glielo aveva tassativamente vietato: "Non stare a più di due cavalli dietro di me" aveva detto. E poi: "Ricorda che l'unico motivo per cui non sei in catene è perché ti sto tenendo d'occhio"
Il più piccolo non aveva avuto alternativa se non rispondere con il classico: "Sì signore!"
Dal giorno in cui avevano scoperto che per trasformarsi il ragazzo aveva bisogno di fissarsi in testa un preciso obbiettivo, avevano svolto numerosi tentativi di indurlo a mutare aspetto, e non erano mancati momenti di vera crisi in tutto quel lasso di tempo; Eren aveva rischiato seriamente di cedere alla depressione, ma una certa persona era riuscito ad aiutarlo...
Devo smetterla di pensare a lui in questo modo! si rimproverò. Non ci sono possibilità che Levi mi consideri in qualche modo... È inutile illudersi.
Comunque, non sapeva se tutti quegli esercizi sarebbero serviti a qualcosa, una volta che si fosse trovato avvolto nella tensione di una battaglia... Probabilmente era per quello che Levi lo voleva vicino.
Stava sellando proprio il cavallo del Capitano in quel momento, e gli venne da chiedersi quando gli fosse nato in cuore ciò che provava nei confronti di quell'uomo: non ne aveva la certezza, ma forse era iniziato tutto quel giorno in cui si era trasformato solo parzialmente senza conoscerne la ragione; ricordava ancora chiaramente che solo Levi non aveva messo subito mano alle armi... Anzi, forse era proprio grazie al suo intervento se Eren non era stato ucciso allora. Anche nei giorni seguenti, quando era caduto in depressione perché non riusciva a controllarsi, erano state le parole del Capitano, più che quelle degli altri membri della squadra, a tirarlo su: erano sempre parole dure quelle che Levi gli rivolgeva, senza mai degnarsi di chiamarlo per nome, ma forse proprio in virtù della loro durezza, esse erano state capaci di riscuotere il ragazzo dal suo torpore.
Eren si lasciò sfuggire un sospiro: capire come e perché si fosse innamorato di Levi non serviva a nulla, visto che comunque non aveva modo di avvicinarglisi più di quanto non avesse già fatto.
"Prepararsi alla partenza!" risuonò una voce in lontanaza.
Il ragazzo si riscosse di botto.
Basta pensare al Capitano, si impose, devo concentrarmi sulla missione!
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Posso restare al tuo fianco?
RandomLa storia comincia pochi giorni dopo l'affidamento della custodia di Eren alla squadra di Levi: il più piccolo non sa cosa aspettarsi; di quell'uomo che per dimostrare la propria forza l'ha massacrato di botte ha anche un po' paura, ma allo stesso t...