Era difficile, molto anche. Comandare le sorti di tutti e tutto. Pensare ad ogni minimo dettaglio, pure di un oggetto, era stressante e stancante.
Ed era proprio questo il problema.
Si alzò con calma dal morbido giaciglio, e si avvicinò allo spettro freddo che raffiguarava il suo giovane volto, anche se ormai gli anni erano passati, anzi i secoli.
La giovane sospirò guardando i suoi occhi stanchi. Ma si sedette davanti allo spettro, e vi prese un oggetto dalla forma particolare, che sembrava fatto d'oro, si avvicinava tanto ad uno delle spazzole degli umani, ma era stato creato appositamente per quei capelli incantevoli.
Prese l'oggetto nella mano destra e con quella sinistra divideva le ciocche iniziando a spazzolarle con calma, eppure non c'era così tanto tempo e infatti le venne ricordato.
Prese il delicato velo che formava un vestito per il suo morbido corpo, che lo avvolgeva e lo copriva.
"Signora, tra poco si sveglieranno" le venne detto,
"Lo so.." disse lei sospirando e posando l'oggetto da dove lo aveva precedentemente preso, e guardando i suoi occhi stanchi per un attimo ancora.Si alzò e si avvicinò al suo piccolo amico che svolazzava accanto a lei,
"Ti ringrazio" disse con voce stanca, mentre si avvicinava all'arcata del luogo, che lo separava dal resto. Lo attraversò, l'unica che aveva il permesso di fare ciò, tranne il suo piccolo amico, il quale aveva l'autorizzazione.Si avviò verso la sala per fare il primo pasto della giornata assieme a tutti gli altri. Presto sarebbe dovuta tornare a lavoro. Ma quando arrivò la giovane notò subito qualcosa di strano, un evento che si ripeteva ormai da molto tempo.
Il suo umore già decaduto per il lavoro in eccesso, si ritrovò sotto lo zero quando notò che qualcuno mancava all'appello.
"Dov'è Zeus?" chiese lei sedendosi a capotavola, al posto che le spettava. Notando per l'appunto il posto opposto, sempre a capotavola, mancante del personaggio nominato.
La moglie, Era, scostò il capo guardando al lato opposto, mentre i suoi tanti figli lo abbassarono, solo i più grandi fecero lo stesso gesto della madre. Solo Dike, figlia di Zeus, ancora piccola, ma non per molto ancora, prese parola.
"È ancora lì!" rispose arrabbiata, dalle azioni del suo stesso padre,
"Va bene, iniziamo pure la colazione" disse la donna a capotavola, prendendo qualcosa che pensava essere adatto in quel momento per mangiare.Un silenzio piombò in quella sala, che solitamente era ricca di giochi, scherzi e talvolta anche di liti, ma che finivano quasi sempre nel migliore dei modi.
La giovane non faceva altro che pensare a Zeus, a quanto, quello che doveva essere re di tutti gli dei, gli stesse creando fastidi, e tutto faceva fuorché il suo lavoro.
Non sempre si ha voglia, o le forze di lavorare, e la giovane lo sapeva alla perfezione per eventi personali. Ma non ci si poteva sottrarre ai propri doveri all'infinito, per di più per un motivo tanto futile quanto stupido.
Decise di andare da lui quel giorno stesso. Ormai era fin troppo tempo che questa storia andava avanti. Per un motivo tanto stupido, come ha potuto prendersela tanto?
Lei comprendeva l'importanza di quello che gli uomini avrebbero dovuto fare, ma non era tale da prendersela per quelli che ormai erano cinque secoli di seguito. La rabbia è giusta, pensò, ma ci sono dei limiti a tutto e ci sono anche per quella.
Ma ormai si era convinta che la rabbia non c'entrasse più nulla, era solo un pretesto lungo cinquento anni per continuare a portare disgrazia, ormai era solo un macabro desiderio che sfociava in quella distruzione.
STAI LEGGENDO
•Il fato decide da sè•
FanfictionEra difficile, molto anche. Comandare le sorti di tutti e tutto. Pensare ad ogni minimo dettaglio, pure di un oggetto, era stressante e stancante. Ed era proprio questo il problema. ~~~ "Tocca a me..? Cosa intendi?" "Non è tutto come voi umani av...