3. Uramaki

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C'erano gemiti che riempivano la stanza.
C'erano mani ovunque e fruscii di tessuti uno contro l'altro.
Tommaso si sentiva morire.
La bocca del suo ragazzo era avvolta attorno al suo cazzo. Faceva avanti indietro con la testa, leccando, succhiando e provocando.
Tommaso pensava a quel pompino e si immaginava lui.
Lui che lo baciava, con la lingua intrecciata alla sua.
Lui che toccava ogni centimetro del suo corpo con quelle mani perfette.
Lui che gli toglieva i vestiti, le mutande e gli succhiava il cazzo o gli faceva una sega.
Lui che perdeva il controllo, che si infilava il preservativo ed entrava in lui con un colpo solo e lo faceva venire.
Pensava a lui, ogni volta.
Era come un sogno proibito a cui Tommaso continuava a pensare e ripensare.
Tommaso si chiedeva se anche Francesco lo pensasse. Se lo volesse nel modo in cui lo voleva lui.
Poi pensava alla sua ragazza, i suoi amici, il suo lavoro, alla sua vita prima di conoscerlo e si dava una risposta. Non potrà mai esserci niente.
E pensando a questo venne.

In auto del suo manager Tommaso aveva sospirato.
Lavorava tutto il giorno, forse bene ma sembrava sempre distratto.
Sembrava che gli mancasse un pezzo per essere realizzato al cento per cento.
Federico, il suo manager, frenò.
Era un uomo basso, di mezza età che lavorava per Signorini e che Tommaso conosceva da anni. Uno di cui si poteva fidare.
"Adesso andiamo agli studios per registrare l'intro del programma. Poi ti offro il pranzo."
Tommaso sembrava un corpo senz'anima.
Camminava ma non sapeva dove stava andando.
C'erano solo le sue gambe che trascinavano il suo corpo fino al camerino. Le sue mani che toglievano i tessuti sul suo corpo per vestirsi con gli abiti scelti da Silvia e la sua bocca che leggeva il copione scritto apposta per lui.
Tommaso amava il suo lavoro e adorava avere i manager, le stiliste e gli autori ai suoi piedi. Ma la cosa che amava più di tutte era la libertà.
La libertà di scrivere le sue battute, anzi di pensarle sul momento, di improvvisare. Perché era bravo a farlo.
Leggere ed impararsi a memoria un copione come un attore però, non faceva per lui.
"Abbiamo finito."
Federico gli cinse le spalle con un braccio e gli sorrise fiero.
"Andiamo al sushi o preferisci cucina italiana?"
In pochi minuti si ritrovarono al primo you can eat lì vicino.
Un posto neanche troppo sgradevole per i gusti di Tommaso.

Un corpo senz'anima.
Questo stava vedendo adesso Federico.
Che cercava di coinvolgere Tommaso in conversazioni, battute. Fino a quando una domanda lo colpì.
"Enock farà una festa prima del matrimonio?"
Tommaso alzò lo sguardo all'uomo davanti a lui, come se solo in quel momento si fosse accorto che fosse lì.
"Un addio al celibato."
"E chi ci sarà?"
Tommaso pensava agli amici di Enock.
Pensava agli amici del fratello, Mario, ai giocatori che sarebbero stati presenti.
Ai ragazzi del grande fratello con cui Enock era rimasto in contatto e che aveva sicuramente invitato.
Enock era amico di Andrea, di Pierpaolo.
Enock era amico di Francesco.
Tommaso realizzò in quell'istante, con un uramaki tra le bacchette, che tra pochi giorni avrebbe rivisto Francesco.
"Tomma' tutto bene?"
Si riscosse velocemente.
Tutto d'un tratto vedeva di nuovo il colori. Più luminosi che mai.
Vedeva la speranza, si sentiva vivo e aveva sotto controllo ogni suo muscolo.
Sentiva tutto.
"Penso.. Ci saranno i suoi amici."
Federico anche se confuso sorrise.
"Hai proprio bisogno di una pausa."
E Tommaso lo sapeva bene.

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