Uscii in superficie e mi incamminai lungo la strada, come mi aveva detto la misteriosa donna al telefono. Lei mi conosceva, questo era certo. Poteva essere un trucco, una messa in scena, ma in qualche modo mi conosceva.
Le aveva dato istruzioni precise sul luogo dell'incontro ma era stato tanto tempo fa. Non aveva nessuna certezza, soltanto una vecchia cartolina ingiallita nella tasca della sua giacca.
Percorsi circa quattrocento metri prima di arrivare alla fine del terzo isolato. Erano le quattro del pomeriggio e la temperatura era piuttosto fresca ma tutto sommato piacevole. Lungo la strada potei notare gli alberi spogli e il fogliame sparso sul marciapiede. Voltai l'angolo e dopo qualche decina di metri trovai sulla mia destra il Broken Mirror. Mi guardai attorno, poi entrai.
Il locale era molto accogliente, caldo con luci soffuse che ricordavano un tramonto. A rendere l'effetto ancora più suggestivo c'erano alcuni divanetti e sgabelli tappezzati con una pelle di color bordeaux di buon gusto. Lungo il bancone del bar sedevano alcuni uomini intenti a bere e a parlare tra di loro oltre che con il barista, sembravano conoscersi da tempo, clienti abituali forse. Guardando a destra potevo notare alcuni tavoli con delle persone sedute, alcune giocavano a carte, altre fumavano e conversavano tra loro. Poi sentii chiamare alle mie spalle, dall'altro lato della sala.
«Jason! Sono qui.»
Raggiunse il parco e vide la donna seduta su una panchina. Si avvicinò a lei.
La donna del telefono era seduta in fondo al locale, su uno di quei classici posti con due panche una di fronte all'altra, il tavolo in mezzo e ampia vista sulla strada. Si alzò mentre io mi incamminai verso di lei. Era davvero una bella donna, molto giovane, all'incirca sui ventisei o ventisette anni. Indossava un paio di jeans, una maglietta bianca di cotone attillata che metteva perfettamente in risalto il seno e una giacca di pelle nera. Si avvicinò a me quando raggiunsi il tavolo. Mi sorrise, mi guardò in un modo profondo che in quel momento non compresi, allungò una mano e sfiorò il mio braccio, poi la ritrasse subito e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sembrava improvvisamente imbarazzata.
«Allora, non mi dici niente?» disse infine.
«Dovrei?»
«Davvero non ti ricordi?»
Feci una piccola pausa, cercando di pensare ad un ricordo, un piccolo frammento che la riguardasse, ma non mi venne in mente nulla. Nel frattempo lei indietreggiò di qualche passo e il suo sguardo si fece più serio.
«Non credo che mi dimenticherei facilmente di una come te.» dissi infine.
Mi resi conto che in effetti alcune cose mi apparivano confuse e cominciavo ad avere dubbi su tutto ciò che mi circondava. Cosa mi stava succedendo?
«Non importa... Prima pensiamo al lavoro, ho bisogno del tuo aiuto.» disse infine sedendosi. Io la imitai, mettendomi di fronte a lei e la guardai dritta negli occhi, sembrava sincera ma confusa.
«Che genere di aiuto ti occorre... donna del mistero?» chiesi incuriosito. Lei sorrise.
«Alyce.» disse.
Nel frattempo arrivò una cameriera.
«Buona sera signori, posso portarvi qualcosa da bere? Abbiamo anche da mangiare se gradite.»
La cameriera, una giovane ragazza minuta dai capelli rossi, attendeva impaziente con la sua penna e il suo taccuino, pronta a prendere le nostre ordinazioni. Io decisi per un paio di uova strapazzate con toast e un caffè, Alyce prese invece un muffin ed un tè. Poi riprendemmo il discorso da dove lo avevamo lasciato.

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INSIDE
Misterio / SuspensoNew York, primi anni novanta. Jason McGuire, un giovane investigatore privato dalla battuta facile alle prese con uno strano caso e tormentato da quello che sembra essere una temporanea perdita di memoria. Sparatorie, rapimenti, personaggi singolari...