6.

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«Prof ma posso usá quelle tavole de legno che stanno dietro casa?»

Manuel interruppe la conversazione tra Dante e suo figlio che erano seduti al tavolo in giardino, aveva addosso dei guanti da lavoro e i pantaloni che solitamente usava in garage per le moto. Dopo la litigata con Simone aveva passato la maggior parte delle giornate nella casetta a mettere a posto, aveva dato una bella pulita e aveva pensato di costruire un bancone attaccato al muro con quelle tavole avanzate che aveva visto dietro casa.
Entrava lì la mattina e usciva solo per mangiare e per andare a dormire quando vedeva che Simone si era già addormentato, non avevano più parlato se non per mantenere una convivenza civile che comunque si era ridotta al minimo e sicuramente non poteva negare che gli facesse un male cane quella distanza improvvisa dopo due mesi passati ad essere un'unica persona.

«certo, tra poco ti vengo a dare una mano»

Manuel annuì e si allontanò non prima di aver lanciato un'occhiata a Simone che aveva lo sguardo fisso sul tavolo, odiava vederlo così, soprattutto se la causa era lui, ma le parole di Simone lo avevano ferito e non aveva intenzione di fare nessun passo indietro, anche se stare lontano da lui comportava un fastidio perenne alla bocca dello stomaco che non ne voleva sapere di andarsene.
Prese le tavole di legno di cui aveva bisogno e le portò fuori la casetta per poi entrare a prendere le misure, gli sarebbe bastato tagliarme un paio per arrivare al risultato che voleva lui e si mise subito all'opera sperando che, così facendo, i pensieri su Simone si affievolissero.

«che ti posso aiutare a fare?»
«niente professò, na sega elettrica non ce l'ha eh?»

L'uomo in piedi vicino a lui scosse la testa e lui annuì riprendendo il suo lavoro con la sega manuale, ci avrebbe messo un sacco di tempo soprattutto perché di forza nelle braccia non ne aveva molta, ripensò alla conversazione avuta con Simone prima che litigassero e si diede del cretino perché dovette dargli ragione, se avesse fatto un po' di attività fisica forse gli sarebbe venuto più facile fare quel tipo di lavoro.

«com'è che Simone non ti aiuta?»
«prof non se prendemo in giro, l'hanno capito tutti che avemo litigato»

Manuel si fermò riprendendo fiato e si spolverò i guanti che si erano ricoperti di segatura.

«vero. E si può sapere perché?»
«lo ha chiesto a Simone?»
«si»
«gliel'ha detto?»
«no»
«e allora non glielo dico manco io»

Dante sorrise a quelle parole, nonostante avessero litigato non smettevano di difendersi a vicenda e non riusciva a capire come fosse possibile che non si accorgessero di quanto fosse prezioso il loro rapporto, si guardavano costantemente le spalle, in qualsiasi momento, e per suo figlio non poteva chiedere di meglio. Era convinto che Manuel lo avesse mandato Jacopo per fare quello che avrebbe voluto fare lui.

«a lei non ha detto niente? In generale dico, si comporta normalmente?»
«si tutto normale»

Perfetto, se l'era presa solo con lui. Manuel per quanto fosse possibile si sentì ancora peggio, si sfilò i guanti e si mise seduto vicino alla tavola semi tagliata con il professore davanti a lui che lo osservava pazientemente. Il riccio non sapeva cosa fare e come comportarsi, lo aveva trattato male e aveva rischiato di perderlo, lo aveva trattato bene e lo stava perdendo comunque.

«so sicuro che me odia»

Dante rimase abbastanza sorpreso di sentire quelle parole, in quell'universo non era contemplato un Simone che odiava Manuel, non sapeva cosa stessero passando ma il ragazzo davanti a lui era quasi sicuramente fuori strada.

«perchè dici così?»
«non me vuole avè intorno»
«non è vero»
«si che è vero, me l'ha detto lui»
«si dicono tante cose che non si pensano, dovresti saperlo bene»

Era vero, lo sapeva bene, ma Simone quelle cose le pensava davvero, glielo aveva letto negli occhi mentre le pronunciava e lui non ce la faceva proprio a far finta di niente, non ce la faceva a guardarlo e a pensare che per lui era un peso.

«se dicono pure tante cose che se pensano»
«e se dicono tante cose pure per paura»
«che stamo a fa na lista professò?»
«no, però quasi sicuramente in almeno una di queste frasi c'è la verità, devi capire quale»
«non me serve, già lo so»
«adesso ti dico una frase non proprio filosofica, la convinzione fotte»

Manuel rise seguito da Dante e si infilò di nuovo i guanti per riprendere il lavoro, ci teneva davvero a portare a termine quel progetto, soprattutto per il fatto che era una delle poche cose che gli liberava la mente. Il professore senza dire niente si accovacciò vicino a lui e gli tenne la tavola ferma per agevolargli il lavoro ricevendo un sguardo di ringraziamento.

Durante tutto quel tempo c'era uno spettatore silenzioso che li guardava dalla finestra della camera senza sentire nemmeno una parola di quella conversazione, da quando avevano litigato Simone ogni tanto si metteva lì ad osservare Manuel mentre lavorava fuori dalla casetta, visto che camera sua era l'unico punto da cui si vedeva quella zona di casa. Era stato un completo idiota a trattarlo in quel modo quel giorno, soprattutto per il fatto che lui amava quelle attenzioni da parte sua, il problema era che aveva il terrore di diventarne dipendente e rimanere fregato se mai Manuel avesse deciso di andarsene, come già successo in precedenza, quindi aveva deciso di allontanarlo lui.

Stargli lontano però gli risultò molto più difficile del previsto, soprattutto quando la notte dello stesso giorno si ritrovò ad avere l'ennesimo attacco d'ansia che lo svegliò di soprassalto. Avrebbe evitato volentieri di chiamare Manuel se non fosse stato per il fatto che il ragazzo era già sveglio vicino a lui, si era messo da poco a letto e, come faceva spesso qui giorni, si era fermato a guardarlo prima di addormentarsi. Appena vide Simone alzarsi di scatto con il respiro pesante non ci mise più di due secondi a capire cosa stesse succedendo.

«cazzo»

Si tirò su piano e si andò a posizionare in ginocchio davanti a lui che aveva la testa poggiata al muro e le mani tremanti, in quel momento mise da parte tutti i giorni passati senza parlarsi ed allungò una mano sul suo viso iniziando a lasciargli delle carezze leggere. Con l'altra mano afferrò una delle sue per cercare di calmare il tremolio che si affievolì solo dopo qualche minuto. Manuel rimase in silenzio finché non vide i suoi occhi aperti, erano lucidi pieni di paura e confusione, proprio come i suoi.

«va meglio?»

Simone annuì e lui lo prese come un via libera per scostare le mani e tornare nel suo letto. Avrebbe voluto dirgli di non allontanarsi, di rimanere con lui, di toccarlo, ma lo guardò infilarsi dentro le coperte dandogli le spalle e questo non fece altro che aumentare il peso sul suo petto permettendo ad una lacrima di scivolargli sulla guancia.

Level of Concern | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora