Capitolo 1 - Gabriel

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Seduto davanti alla scrivania, osservo alcuni documenti, dopotutto si tratta del mio lavoro e di recente non sta andando come dovrebbe.

Questo perché c’è sempre qualche testa di cazzo pronto a mettermi i bastoni tra le ruote.

Estraggo il pacchetto di sigarette dalla tasca destra del mio giubbotto nero in pelle, ne prendo una e me la porto alle labbra.

L’accendo e inspiro poggiandomi contro lo schienale della sedia, aspettando che la nicotina entri in circolo. Poi, dopo un tiro, sollevo lo sguardo e faccio uscire dai polmoni una nuvola di fumo che si allarga sempre di più fino a disperdersi nell’aria.

Con gli occhi fissi su essa penso che buona parte dei miei affari sta andando proprio in questo modo, in fumo. Devo trovare al più presto una soluzione, prima che tutto possa sfuggirmi di mano.

Dalle mura provengono le grida di una persona che conosco bene e che, prima ancora di agire, avrebbe dovuto pensare, riflettere con chi avesse a che fare. Io non sono uno qualunque.

Faccio un altro tiro e ripongo in un angolo i documenti, poi mi alzo per raggiungere la porta dell’ufficio e la apro così forte da farla sbattere con un tonfo. La gente che lavora in questo magazzino trasalisce alla mia vista.

Osservo tutti con espressione severa, si voltano abbassando la testa per tornare a fare le loro attività.

Percorro il lungo corridoio con passo deciso, per raggiungere un’altra porta, quella della stanza da cui provengono le urla e i lamenti di un uomo.

Afferro la maniglia e varcata la soglia punto il mio sguardo nel centro della stanza, su Matias e la persona che sta di fronte a lui.

Non sempre sono gentile e mi capita di non fare le cose per bene, ed è quello che è toccato a quest’uomo che, invece di essere legato a una sedia imbavagliato, si ritrova con i polsi legati e il corpo che oscilla per il suo peso.

A volte, preferisco giocare. Fa parte del mio lavoro.

Mi avvicino, lo scricchiolio del ferro delle catene è l’unico rumore che riverbera nella stanza. È a torso nudo con l’addome cosparso di tagli e imbrattato di sangue.

Il suo volto è irriconoscibile, è qui da alcune ore e dei lividi scuri gli deturpano il viso, il liquido rosso cremisi gli cola dalle narici, a fatica tiene un occhio aperto, l’altro è in brutte condizioni anche solo per riuscire a socchiuderlo.

Le ferite sono profonde e il sangue gli gocciola lungo la pelle imbrattando quello che rimane dei suoi vestiti. Matias si sposta per estrarre dal piccolo borsello che tiene con sé uno strofinaccio e lo usa per pulire prima la sua lama affilata e poi le sue mani sporche.

Non ha avuto pietà, l’ha riempito di botte.

«Hai fatto proprio un ottimo lavoro.» Affermo e Matias si sistema la lama incrociando le braccia.

«P-per favore, basta.» Mi supplica l’uomo con voce sforzata tentando di sollevare la testa.

Finisco gli ultimi due tiri della sigaretta fissandolo e poi butto il mozzicone sotto ai sui piedi.

Certe volte non riesco a trattenere la calma.

Conosco quest’uomo così come tutto ciò che riguarda la mia attività.

«Ti rendi conto di cosa cazzo hai combinato?» Impreco con disprezzo piazzandomici davanti, godendomi la scena di lui appeso come un salame.

Tomàs Ruiz deve aver capito chi sono e mi osserva con il corpo scosso dai tremori.

«L-l’ho fatto per un motivo...» Sussurra. «Solo perché hanno promesso di proteggermi.»

Indietreggio scoppiando in una grande risata.

Per Averti ( Mafia Dark Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora