Capitolo 2 - Klarissa

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Mani con una presa forte mi stringono i fianchi, un respiro affannoso e fastidioso mi sta addosso, sul viso.

Un corpo mi sbatte con prepotenza senza stancarsi e si spinge dentro di me.

L’uomo continua a muoversi emettendo dei profondi grugniti di piacere e, nonostante questo, provo a concentrarmi su qualsiasi cosa che non sia lui, come il muro vecchio e logoro al fondo di questa stanza, una distrazione basilare. Le profonde crepe, le macchie di sporco sparse, il nero che rovina il bianco.

Non mi azzardo nemmeno a guardarlo in faccia, lo odio, mi disgusta, lo considero come tutti gli altri, degli esseri crudeli senza un briciolo di umanità. È una delle tante persone che vengono qui a cui non do la minima importanza.

L’unico mio desiderio è sempre stato quello di avere una vita normale, come tutte le ragazze della mia età, felice, migliore, ma con il passare degli anni ho compreso che la mia sarebbe stata sempre il contrario ed è così che mi sono arresa alla triste realtà.

Sono come le tante altre sfortunate rinchiuse in questo posto. Non c’è possibilità di scappare da qui, basta una mossa sbagliata e non sai che cosa ne sarà della tua vita.

Quando sono stata portata qui, ho avuto modo di conoscere lo schifo, la brutalità e il degrado più totale.

Ho imparato a sopravvivere negli anni, accettando tutto questo; in fondo non ho avuto alternative e mi sono rassegnata a condurre qui la mia esistenza.

«Guardami cazzo!» Sbraita l’uomo sopra di me. Mi stringe la mascella per costringermi a guardarlo.

Mi sforzo di fare come dice, nonostante il mio corpo dolorante, ma è come se fossi assente, come se provassi a essere con la mente altrove in qualsiasi posto, tranne che qui.

Il bastardo mi afferra la mandibola con più forza, la pressione delle sue dita mi fa male contro la pelle, e poi i suoi colpi si fanno più decisi e veloci, fino a provocarmi una fitta al basso ventre.

Abbassa il suo schifoso viso vicino al mio collo ed esce da me per svuotarsi le palle proprio sulla mia pancia emettendo un lungo gemito di piacere.

Una volta soddisfatto, si solleva con il respiro pesante e, mentre si sposta, il liquido caldo cola lungo le mie cosce. Rimango immobile, paralizzata a fissare il soffitto sbiadito.

«Sei una puttana del cazzo!» Sibila tra i denti ma io non gli rispondo, non dico nulla anche se dentro di me lo sto mandando al diavolo.

Infila il membro nei boxer sistemandosi i pantaloni, e si allontana, come è venuto così se ne va, sbattendo la porta con un tonfo che riecheggia tra le pareti di questo spazio stretto.

Resto con lo sguardo in alto mentre sono distesa in un letto consunto e quasi nuda. Non è finita, verranno altri uomini qui a prendersi quello che vogliono.

* * *

La serratura della porta scatta mentre guardo la televisione spenta di fronte a me, appoggiata sopra una cassettiera macchiata traballante.

Un raggio di luce si insinua, poi qualcuno entra nella stanza.

Riconosco questi passi, so bene a chi appartengono.

Non porto quasi niente addosso, se non un paio di pantaloni. I pochi vestiti che mi procurano durano a malapena poiché mi vengono strappati subito per poi fare una brutta fine. Mi porto le ginocchia al petto per coprirmi.

Mi volto a osservare l’uomo che si ferma a pochi metri da me, assottiglia lo sguardo percorrendo il mio corpo leccandosi le labbra e io cerco di evitare il mio riflesso nello specchio sopra al lavandino a pochi passi da lui.

Per Averti ( Mafia Dark Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora