Apparenze

25 3 0
                                    

Sara scattò l'ennesima foto da postare sulle storie di instagram, poi posò il cellulare, e si guardò. Il riflesso nello specchio le mostrò gli occhi spenti e inespressivi di una ragazza popolare della scuola più prestigiosa della città. La ragazza perfetta, con una vita perfetta, così la consideravano. E lei fingeva talmente bene che ciò che condivideva sui social sembrava reale, aveva convinto se stessa che fosse reale.
Si sedette sul bordo del letto, attendendo quel fatidico minuto che attendeva ogni sera, in cui suo padre tornava dal distributore vicino casa, ubriaco, sudato e sporco. Attendeva il momento in cui avrebbe dovuto pulirlo e metterlo a letto, ma nelle ultime settimane non fu così semplice. Il padre era diventato pesante con le parole. Sara non ci fece caso. Il ticchettio della sveglia sul comodino stava diventando assordante nella sua testa, batteva ripetutamente, come un martello. Poi un cigolio,una porta si apre. Un uomo entra, una porta si chiude. Era arrivata l'ora. Uscì da camera sua, camminando lentamente, fino a trovarsi davanti ad una scena abituale da ormai 3 anni. Prese il padre sotto braccio, lo aiutò a lavarsi e coricarsi, mentre lui continuava a ricordare alla sua unica figlia quanto fosse ingrata e insensibile a non soffrire. Sara assorbì quelle parole come una spugna, e non rispose. Solo quando fu sola, fece scendere lacrime calde trattenute troppo a lungo, che le bagnarono le guance. Suo papà aveva torto, e lei ne era consapevole. La morte della mamma non aveva distrutto solo lui. Inspirò profondamente, invocando la calma e rallentando il suo respiro.
Scrisse un ultimo tweet riguardante un pettegolezzo a scuola, e spense il telefono, chiedendosi quanto tempo ancora sarebbe riuscita a nascondersi dietro un profilo social. Infine chiuse gli occhi, sperando in un sogno che riuscisse a portare un po' di apparente gioia, nella malinconica monotonia che conduceva.

FrenesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora