Fuga dal maniaco soddisfatto

9 1 0
                                    

-Me ne vado- furono le ultime parole che sentì, e la lasciò fare.
Non aveva smesso di tenere gli occhi fissi sulla macchina da scrivere.
Gli piaceva giocare, ma il gioco l'aveva stancato: era ora di andare in pensione.
Doveva solo attendere.
Sentì il pianto di suo figlio, era chiuso nella stanza accanto, era molto fredda, si dimenava sul materasso umido gettato malamente sul pavimento.
Lì regnavano solo colori sbiaditi, e si chiese in prigione quali colori avrebbe incontrato.
Un po' gli dispiaceva di aver lasciato andare la sua cerbiatta come se nulla fosse, ma si era stancato di giocare: era annoiato, si scocciava.
Si chiese che fine avrebbero fatto fare al suo bambino, sarebbe andato nelle mani di un'altra famiglia o lo avrebbero portato a sua madre?
Preferiva la prima, sapeva l'odio che quella donna provava per quella creatura innocente, ma in realtà non gliene importava più di tanto.
Finì di battere a macchina, diede un occhiata veloce al pezzo di carta che aveva macchiato d'inchiostro, e girò il foglio per poter scrivere sulla parte pulita.
"Sono colpevole" scrisse.
L'altro lato del foglio mostrava una confessione dettagliata, e gli era piaciuto scriverla.
Era pronto a dire addio a quel sotterraneo dalle pareti rocciose che lui chiamava casa.
Rilesse più attentamente il resto dei fogli precedentemente battuti a macchina e sentì il sangue arrivargli in mezzo alle gambe.
Si era divertito a scrivere quei dettagli, ogni minimo particolare di come aveva stuprato, umiliato, torturato, messo incinta e fatto partorire quella ragazza così giovane. Si era divertito, e si era eccitato parecchio.
-Non ancora- si disse, -aspetterò l'arrivo della polizia- decise nella sua mente.
Si preparò: posizionò la pila di fogli su uno sgabello accanto a lui, attaccò il foglio con la scritta fatta a mano sul suo petto con un pezzetto di nastro adesivo, e attese... mantenendo vivo il ricordo, e dunque la sua erezione.
Sentì dei rumori alla porta: stavano per sfondarla.
Si decise, era il momento.
Sbottonò i pantaloni e tirò fuori il suo membro, si diede piacere con la sua mano e con i ricordi. Aveva un volto soddisfatto, e più era soddisfatto, più la sua mano si muoveva con foga.
-Di qua, presto- dissero i poliziotti che ormai erano a pochi metri da quella stanza.
Non c'era alcuna porta, quindi videro subito lo spettacolo che aveva preparato per loro con molta cura.
Quando arrivarono non si fermò, continuò a masturbarsi con quello sguardo da maniaco soddisfatto.
Venne, dinanzi agli occhi di tutti, si alzò di scatto e col sorriso stampato in faccia disse:
-Sono pronto-

Anche Se È BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora