Perdonata

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La soluzione era lì, davanti ai suoi occhi, eppure rifiutava di crederci. Chiuse gli occhi per qualche secondo e quando li riaprì la realtà era sempre lì, sempre quella. Ricordava di essersi messa ad urlare e piangere, di aver cacciato l'investigatore privato con una voce storpiata, disumana.
In quel momento la disperazione non la conosceva nessuno, soltanto lei.
Era un'emozione riservata unicamente a lei, perché era consapevole che quello che sentiva in quel momento era disumano.
Singhiozzava e urlava, e ogni tanto quando richiudeva la bocca si trovava a dover fare i conti con il sapore misto tra muco e lacrime.
Aveva iniziato a sbattere pugni sul tavolo in legno fino a sanguinare, poi, fino a rompere il tavolo, facendo cadere le foto originarie di quelle emozioni uniche.
Era una maniaca del controllo, e se qualcuno rovinava i suoi piani era la fine.
Anche se in effetti i suoi piani venivano rovinati spesso.
Quando aveva deciso di sposarsi la sua mania del controllo su ogni singolo aspetto della sua vita non era sparita, ma suo marito non era la persona che credeva di aver conosciuto e si comportava in modo diverso dalle sue previsioni. Anche se fuori dai suoi schemi avrebbe potuto accettare i comportamenti di suo marito, si ripeteva. Poi quando capì era troppo tardi.
Lui aveva preso il controllo, e lei era diventata un animaletto fedele al padrone. Le sue manie del controllo non erano sparite, le reprimeva da brava cagnetta.
Lui l'aveva addomesticata così bene che lei neanche se n'era accorta.
Le aveva insegnato ad accettare ogni suo comportamento, ma lei non lo aveva mai davvero accettato, si era solo rassegnata.
Poi con i sospetti del tradimento aveva pagato un investigatore per essere certa della sua ipotesi, ed ora aveva le prove davanti agli occhi. Le foto di suo marito in intimità con un'altra donna.
Non riusciva a smettere di disperarsi, e non per il gesto compiuto da suo marito, ma perché sapeva che la colpa era la sua. Era colpa sua perché gli aveva permesso di controllare ogni singolo aspetto della sua vita, e si era costretta a sopportare qualunque cosa avesse detto o fatto suo marito.
Quindi piangeva, e urlava, le mancava l'ossigeno, una ragione di vita. Quella sensazione non la si augura ad alcun essere umano, non esiste livello di sopportazione adatto a quello.
Così piangeva, e urlava, non per il gesto di suo marito, ma perché sapeva che appena lui sarebbe tornato lei gli avrebbe detto "non fa niente" e lui se ne sarebbe fregato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 10, 2022 ⏰

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