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<<Signorina Jhery, si svegli!>> sentii urlare la dirigente del orfanotrofio. <<Oggi il capo di questo posto è venuto a scegliere una di voi, alzati immediatamente!>> disse strillando. <<Si signora ora mi alzo>> dissi con gli occhi chiusi mentre cercavo di alzarmi, ma quelle coperte erano così calde. Dissi a me stessa solo un altro po' e mi sarei alzata.
Improvvisamente dell'acqua gelida mi bagnò il viso. Mi alzai di scatto e respirai a fatica dallo spavento e i brividi percorrevano tutto il mio corpo. <<Ma che diavolo...>> dissi sbattendo più volte le palpebre. <<La prossima volta dovrebbe alzarsi immediatamente!>> disse appoggiando il bicchiere vuoto sul comodino. Mi guardo disgustata e feci lo stesso io. Lei lo sapeva che io la odiavo, insomma era impossibile non odiarla. Se facevi qualcosa al di fuori delle regole restavi senza colazione, pranzo, cena, più o meno avete capito. Ed è per questo che la mia pancia brontola sempre, faccio ripetutamente casino. Odio le regole, le detesto.

"Non potete saltare sui letti" "dovete sedervi con eleganza" ahh fanculo l'eleganza, non devo mica sposare un principe o un duca.
Mi alzai dal letto e andai in bagno. Quando uscii da quest'ultimo vidi sul letto un vestito bellissimo. Era meraviglioso.
Non ci era mai stato dato nulla di simile. Forse era per quel uomo, quello che doveva scegliere una di noi...
Corsi felice verso quel vestito bellissimo. Misi l'intimo di pizzo rosso e poi sistemai i mei capelli biondo cenere quasi castano. Non riuscivo mai a dare un colore preciso.
Mi guardai allo specchio e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Ero come mia madre, il corpo a clessidra, seno abbondante e un bellissimo fondoschiena, ne andavo fiera. I capelli lunghi lisci che mi arrivavano fino al sedere. Lei adorava i mei capelli. Mi ricordo a cinque anni quando un bambino mi mise una gomma tra i capelli. Mia madre andò su tutte le furie ma fu anche fiera di me perché gli avevo fatto sanguinare io naso.
Il vestito era di un rosso fuoco, con la schiena tutta scoperta e una piccola scollatura a V davanti. Mi arrivava fino a metà coscia.
L'unica cosa che mi piaceva di quel posto era il fatto che ci lasciavano utilizzare i trucchi, ovviamente non per farci un regalo ma perché dovevamo essere presentabili per le persone che venivano ad adottarci.
Misi i tacchi e camminai un pochino per la stanza per abituarmi, visto che era da una vita che non ne mettevo un paio.
Sentii la porta aprirsi di scatto. Vidi la dirigente su tutte le furie. <<Stiamo tutti aspettando te, che diavolo stai fac-...>> si fermò a guardarmi per un secondo e disse: <<muoviti, il signor Elian è arrivato e sta per entrare quindi mettiti in fila con le altre>>

Uscii dalla stanza e andai in corridoio. Ogniuna delle altre ragazze aveva un vestito diverso. Erano magnifiche.
Mi misi nel posto in cui mi era stato assegnato. Ero in mezzo alla fila, tutte sembravano felici ed entusiaste. Mentre a me non importava nulla, l'unica cosa bella di quella giornata era quel vestito meraviglioso.
Vidi la direttrice ansiosa e ci disse di stare perfettamente zitte, lo sguardo abbassato e restare con la schiena dritta.
Le porte si spalancarono e dei passi potenti percorsero il tappeto nero dell'entrata.
<<Benvenuto Signiore.>> sentii dire la dirigente con una voce gentile.
Che falsa stronza.
L'uomo non disse nulla e fece alcuni passi avanti. <<Ecco a lei le giovani ragazze, come avete richiesto.>> aggiunse ancora.
Restava almeno trenta secondi per ragazza a guardare, credo.
Dopo una ventina di ragazze arrivò a me. Sentii un profumo buonissimo, non riuscivo a decifrarlo ma mi piaceva da morire. Girò intorno a me un paio di volte. Dio ma quanto ci metteva, volevo solo andare a fare colazione e poi togliere questi dannati tacchi.
Finalmente passò all'altra ragazza di fianco a me e feci un sospiro annoiata, mossi leggermente la schiena per stiracchiarmi un pochettino e roteai gli occhi infastidita di questa cosa, insomma non avevo neanche mangiato per questo tipo di persecuzione.
Improvvisamente l'uomo si fermò e fece un passo indietro. Raddrizzai la schiena e mi misi composta.
Con due dita alzò il mio viso, avevo ancora gli occhi abbassati.
<<Hai appena sbuffato e alzato gli occhi al cielo ragazzina?>> chiese con quella voce dannatamente bella.
Alzai leggermente gli occhi verso la dirigente e la vidi pallida, quasi come se stesse per svenire.
<<Devi guardare me. Non. Lei.>> disse convinto.
<<Guardami. Ora.>> disse alzandomi ancora il viso.
Alzai piano lo sguardo e lo vidi scrutarmi per bene, i suoi occhi mi briciavano, mi sentivo fragile, impotente, nuda davanti al suo sguardo. Cercai di tenere il contatto visivo il più possibile.
Lo vidi sbattere un paio di volte le palpebre e richiese: <<Allora, hai appena sbuffato e alzato gli occhi al cielo? Parla, non c'è bisogni che la dirigente ti dia il permesso>>
Deglutii e risposi: <<Va bene, si l'ho fatto ma sa, non volevo parlare perché ho parecchia fame e di sicuro se avessi parlato senza il consenso della dirigente non mi avrebbe fatto magiare per tutta la giornata.>> dissi infastidita. Guardai la dirigente mortificata. Feci un piccolo sorriso di vittoria poi guardai l'uomo davanti a me. Diventai subito seria e lui disse: <<Come ti chiami e quanti anni hai?>>
Alzai un sopracciglio, ma che cazzo voleva questo.
<<Mi chiamo Nessa e ho 18 anni.>>
<<Che lingue sai parlare?>>
Dio che fastidio.
<<So parlare l'italiano, l'inglese, francese e spagnolo>> dissi annoiata.
Mia madre mi aveva insegnato tutte quelle lingue da piccola. Diceva sempre che i bambini imparano in fretta le lingue.
Le ero grata perché potevo leggere un sacco di libri e potevo farmi capire dalle persone. Un giorno avrei potuto comunicare, perché nessuno è mai uscito da questa prigione.
<<Quand'è il tuo compleanno?>> chiese ancora.
Mi sta dando parecchio fastidio.
<<Ma che è? Un interrogatorio per caso? Mica ho ucciso qualcuno.>> dissi incrociando le braccia sotto il seno mentre sbuffavo.
Lo vidi serrare la mascella. Accidenti se era bello. Capelli e occhi meravigliosamente neri, un fisico bestiale, braccia potenti e poi stava dannatamente bene in quello smoking nero.
Si girò verso la dirigente. <<I want her.>> disse indicandomi. Quindi non era italiano, ecco perché aveva un accenno strano.
La dirigente deglutì e annuì preoccupata.
No no no, aspettate io-
<< Non ha ancora guardato le altre ragazze Signore.>> disse la dirigente.
<<A me interessa lei. Portatela adesso nella limousine>> disse convinto.
Due uomini dietro di lui mi presero per le braccia. <<Lasciatemi, riesco tranquillamente a camminare da sola!>> dissi alzando la voce, ma loro non mi ascoltarono.
Diedi un pugno in faccia all'uomo alla mia destra e lui mi lasciò il braccio, mentre si metteva le mani in faccia dal dolore. Mi girai verso l'uomo alla sinistra e gli diedi una ginocchiata sui gioielli di famiglia. Si piegò cercando di non urlare e io mi diedi una sistemata ai capelli sospirando. <<Ho. Detto. Che cammino da sola>> dissi guardandoli.
Mi girai e tutti mi guardavano senza battere ciglio.
Elian, credo si chiamasse così, mi guardò con un ghigno sul viso. Si avvicinò e si piegò vicino al mio viso dicendo: <<Non. farlo. mai. più. Chiaro?>> Annuii e smisi di respirare per un secondo. Si alzò e mi mise una mano dietro la schiena mentre mi accompagnava verso l'uscita. La sua mano era calda e cominciai a tremare. Ma non per la paura ma per l'effetto che mi faceva il suo tocco.
Lui se ne accorse e aprendomi la portiera disse:<<Tranquilla piccola serpe, non ti farò nulla.>> disse facendo un sorriso divertito. <<Non ancora...>> aggiunse per poi chiudere la portiera.
Feci un bel respiro e poi lo vidi entrare. Mi guardò le cosce e abbassai più che potevo il vestito. Lo vidi fare un sorriso divertito.

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