7.

244 15 13
                                    

«Perché?!»
«L'ho fatto perché sei una grande testa di cazzo!!»
Mi guarda con aria insospettita alzando il suo sopracciglio destro. Mi fa impazzire.
Poi scoppia a ridere.
Io mi trovo quasi in punto di morte e lui osa ridere di me?! Ma come si permette?
Non ho neanche le forze per gridargli contro.
All' improvviso un dolore terribile mi colpisce ancora il torace. Un dolore talmente forte e insopportabile come se qualcuno mi stesse strappando tutti gli organi interni a mandi nude.
Comincio a lamentarmi e a piangere.
Non ne posso più. Voglio farla finita.
Voglio smettere di soffrire e andarmene. Tanto che senso ha vivere adesso?
«Kristal?!» Alex si avvicina a me preoccupato. Effettivamente vedermi in questo stato non lo diverte più di tanto.
«Vattene via!» gli urlo contro. «Non voglio più vederti testa di cazzo! Vattene!» Forse è il dolore a rendermi così furiosa e fuori di me. Ma in realtà non voglio che lui se ne vada. Voglio che resti qui a prendersi cura di me come aveva fatto la notte scorsa.
«Io non me ne vado, lo sai che non posso.»
Disse lui con una voce malinconica. Tutto d'un tratto è diventato molto abbattuto.
«Quello che è successo non ti tiene per forza legato qui! Vattene!» il dolore si impossessa sempre di più di me. Urlo talmente forte che le infermiere si precipitano nella mia stanza.
«Ma cosa ci fai tu ancora qui? Vattene via! Non hai il permesso di stare qui!» urla furiosamente una di loro con i capelli neri. E lo sbatte fuori.
Le alte due maneggiano con la mia flebo e con la macchina che sembra ancora tenermi in vita. Dalla mascherina comincia a uscire un fumo strano. Sto per addormentarmi. E se fosse definitivamente? I dolori persistono. Non ho più la forza di combattere.
«Dobbiamo fare qualcosa in fretta! Sembra che i nuovi polmoni non siano sopportati dal corpo.»
I nuovi polmoni? Mi hanno trapiantato due nuovi polmoni? Maledizione, ma in che condizioni sono messa? Come mi sono ridotta?
Il dolore che provo dentro non è niente in confronto al dolore fisico al quale non ci faccio più neanche caso. Non ho idea di quello che mi stanno facendo o dove mi stanno portando. Riesco a malapena a distinguere il bianco del soffitto con il nero del sottopalpebra. Mi sento persa.

Quando mi sveglio ho la sensazione di non poter respirare. Io non ho mai sofferto di asma, ma adesso so cosa si prova. Faccio piccoli respiri per paura di non farmi troppo male. Mi guardo in giro: sono nella stessa stanza di prima.
Vedo Alex su una sedia alla mia destra.
Si sta guardano le mani giunte con un'aria abbattuta. Mi fa pena vederlo così preoccupato per me. Dopotutto è un buon ragazzo con un animo gentile e cortese.
Quando alza lo sguardo verso di me io lo sto già guardano e un sorriso radiante si espande sulla sua faccia.
«Ti sei svegliata!» ha l'aria di un bambino che sembrava avesse visto l'arcobaleno per la prima volta. Fantastico.
«Io...io mi sono preoccupato molto per te. Lo so che non dovrei essere qui ma voglio che tu sappia una cosa.» disse mentre avvicina la sedia al mio letto.
Anche io voglio dirgli una cosa ma non ho le forze per parlare. Mi sforzo ma non ci riesco.
«Shh, stai buona. Lo so che non riesci parlare. Non dopo tutto quello che ti hanno fatto...Non ti preoccupare, non ti sforzare per favore.» Un silenzio imbarazzante regna nella stanza mentre noi ci guardiamo.
«Senti, c'è una cosa che dovrei dirti.»
È questo l'ho già capito ma nulla vuole che lui continui.
«Non avresti dovuto buttarmi a terra e farti prendere sotto per salvarmi la vita, Kris.»
Il mio nome suona così dolce dalle sue labbra. Si avvicina di più e mi prende la mano destra tra le sue mani e ma la stringe forte. Vorrei poter fare lo stesso ma non riesco a controllarla ancora.
«Alle medie...»
Si? Alle medie cosa?
Lui indugia un po'. Un po' troppo per i miei gusti.
Parla per l'amor di Dio, Alex!
«Alle medie tu mi sei sempre piaciuta. E continui a piacermi. E mi piacerai sempre. Perché non c'è nulla più bello al mondo di te. E mai ci sarà. E non c'è nulla di più meraviglioso e magico del colore dei tuoi occhi e del tuo sorriso. Non ho mai visto una creatura più delicata, più amabile, più gentile, più premurosa e più amorevole di te.» ritrae un lungo respiro. Ha detto tutto d'un fiato. Non ci posso credere. Non l'ho mai visto così emozionato e imbarazzato prima d'ora.
Mi scende una lacrima. Poi sorrido. Sto piangendo dalla gioia.
Non ho mai pensato che lui potesse ricambiarmi. Muoio dalla voglia di dirgli la stessa cosa. Che sono sempre stata innamorata di lui. Vorrei saltargli al collo e stringerlo con tutte le mie forze senza mai lasciarlo andare. Vorrei riempirlo di baci e dirgli quanto ero innamorata di lui.
Ma per il momento...riesco solo a guardarlo restando immobile.
«Lo so che sono che è da idioti dirtelo propio adesso e so che questo non potrebbe migliorare la tua situazione attuale ma...semplicemente volevo che tu lo sapessi. Ecco. L'ho detto.»
Penso di essere la ragazza più felice a questo mondo. Non so come manifestare la mia gioia: tanto sono emozionata.
Alex spalanca gli occhi e sposta lo sguardo da me alle sue mani che tengono la mia.
«Kris...tu mi hai appena stretto la mano.» dice lui con una voce esultante e radiosa.
Non me ne sono nemmeno resa conto di averlo fatto. Ma sono contenta che lui l'abbia capito. Magari capirà anche che i miei sentimenti sono ricambiati.
«Questo potrebbe significare qualcosa?»
"SIII" vorrei urlarlo a squarciagola. Vorrei prendergli il viso tra le mia mani e dirgli di si. Vorrei saltare di gioia per tutta la stanza. Vorrei prendergli la mano e portarlo via con me lontano da quel posto.
Ma tutto quello che riesco a fare è abbozzare un sorriso.

L'infermiera dai capelli neri entra nella stanza con un antidolorifico in mano.
«Ommerda...» Alex si alza d'istinto dalla sedia e comincia a blaterale un sacco di scuse. In teoria non dovrebbe trovarsi qui. Così mi aveva detto prima.
«Non voglio sentire scuse! Vattene immediatamente via o chiamo la sicurezza!!» lei gli urla contro con un tono aggressivo e rauco.
«Ma lei ha bisogno di me! Tu non puoi capire, devo...» Lui non fa neanche in tempo a finire la frase che l'infermiera comincia a spintonarlo fuori dalla stanza.
«Se ti becco solo un'altra volta qui dentro me la pagherai cara, stupido ragazzino!!»
«Ragazzino a me? Guarda che ho quasi 18 anni e io non ho paura di...» ma ormai sono già fuori e io non riesco più a sentirli.
Dopo un paio di minuti l'infermiera torna da me con l'antidolorifico in mano. Ha la faccia rossa e sembra sudata. È abbastanza in forma e bassetta. Avranno lottato duro quei due.
«Odio i ragazzini. Ma tu non ti preoccupare tesoro, tu starai presto molto meglio.» dice con una voce insicura mente mi cambia la flebo.
«O almeno spero.»
Ah grazie. Almeno tu sei sincera.
«Comunque sia quel farabutto non ti disturberà mai più.» e se ne esce dalla camera come se nulla fosse.

Che tristezza. Mi trovo di nuovo sola. Ma dove sono i miei genitori? Mi mancano così tanto. Chissà cosa stanno facendo, dove saranno, se si trovano insieme e se stanno soffrendo... Voglio vederli, ne ho bisogno.
Improvvisamente il cuore mi si riempie di malinconia e di solitudine. E comincio di nuovo a piangere, ma non per la felicità questa volta. Voglio stringere la mano a papà come facevo da piccola ogni volta che avevo paura di qualcosa. E adesso ho paura di morire. Di andarmene...così...all'improvviso.
E voglio poggiare la testa sul petto di mamma come facevo da piccola ogni volta che mi addormentavo.

E questa potrebbe essere l'ultima volta che mi addormento.

Pure Hearts, Damned soulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora