2.

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Quando esco di casa mi metto le cuffie con le stesse canzoni che ascolto di solito. Quelle che mi fanno sperare che la vita non sia un grosso schifo come penso.
Fa molto freddo fuori. Le strade, le macchine e i tetti delle case sono completante ricoperte di un grosso strato di neve bianca e soffice. Deve aver nevicato tanto la notte scorsa.
La neve mi piace. Mi da tranquillità e speranza. Mi fa sorridere. È una cosa buffa ma io amo la neve.
Da piccola mi meravigliavo tantissimo quando nevicava. La vedevo come una cosa magica che scendeva da lassù per placare tutto il male di questo mondo.
Ma adesso sono grande. Adesso mi piace e basta. Perché ho capito che il male di questo mondo non potrà mai essere calmato da nessuno.

Torno alla realtà quando intravedo un ragazzo di spalle una decina di metri davanti a me. Mi sembra di conoscerlo.

Quei capelli neri li ho già visti in passato. Ne sono più che sicura.
Non riesco a vederlo in faccia.
Dai jeans e dalle scarpe sembra uno abbastanza ricco. Non porta lo zaino quindi non va a scuola ma sono sicura che non abbia un'età più grande della mia. Sarà sui 17/18 anni. Proprio come me.
Deve essere di fretta, intuisco dai suoi passi svelti. Sta girando l'angolo e subito dopo le strisce pedonali c'è la fermata della metro.
Decido di affrettarmi per vedere se riesco a intravedere la sua faccia più avanti.

Che testa di cazzo! Vuole attraversare le strisce pedonali senza aspettare il segnale verde!
Che coglione! Sta rischiando la sua vita solo per 5 secondi di tempo.
La mia città è una moto affollata e le macchine circolano a velocità molto elevate.

Impallidisco. Vedo una Cinquecento arrivare a tutta velocità e il suo clacson mi graffia i timpani. Sposto subito lo sguardo sul ragazzo. Lui si volta verso la macchina preso dal panico. Si ferma. È congelato dal terrore. Quando intravedo il suo profilo capisco.

Non può essere.
Non lui.
Dio, ti prego, fa che non sia lui.

Non so cosa fare. Sono pietrificata. Non avevo mai assistito a un incidente prima d'ora. E non voglio che succeda proprio adesso.

Agisco di impulso. Non so cosa sto facendo. È come se non avessi più padronanza del mio corpo.

Corro. Accelero. Grido al ragazzo. Lui è immobile.

Ma cosa sto facendo? Perché lo faccio?

Spingo il ragazzo gridando: "Alex!"
Lo butto a terra. È salvo. Sono felice per lui.

Il rumore del clacson diventa sempre più forte. Vedo la faccia di Alex allarmata.

Mi volto verso destra e vedo il cielo.
La neve comincia a cadere.

Pure Hearts, Damned soulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora