Capitolo 3

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Il sole si alzava illuminando tutta la pianura e creando ombre in ogni punto del paese. Erano presenti pochissime nuvole nel cielo, quindi il sole batteva molto forte. Uno dei suoi raggi entrò nella stanza dei due accecando Tristan e facendolo svegliare. Ci mise un po' per riprendersi dopo quella lunga dormita e una volta in piedi si diresse verso la finestra. Anche lui notò in lontananza quell'albero gigantesco, lo guardò sbalordito come se prima non ci fosse. Che fosse comparso quella notte stessa? Effettivamente loro non l'avevano visto appena arrivati ad Afesp. Tristan corse subito a svegliare Khai, che quella notte al contrario dell'altro aveva altro che dormito. Il Pellenera guardò il suo amico con uno sguardo quasi pazzo, in quel momento avrebbe solo voluto dormire. Nonostante tutto si alzò in piedi anche lui.

<Khai, guarda fuori! Ci scommetto metà dei soldi che quell'albero prima non c'era.> Ma Khai quell'albero l'aveva già visto qualche ora prima di lui.

<Arrivi tardi caro, quel coso è lì già da tempo, l'ho visto stanotte.>

Poi si perse nei pensieri. Non poteva essere che quell'albero fosse la casa di Sarlar, o Sarlar stesso? Doveva essersi manifestato per via della loro presenza.

Prepararono le loro cose e scesero al piano di sotto dove l'oste aveva preparato loro un'ottima colazione. La tavola era ricca di prelibatezze del posto e i due si rifocillarono. Una volta finito ringraziarono l'oste e si diressero fuori, presero di nuovo i cavalli e partirono alla volta del grande albero. Attraversarono una zona piena di vaste colline tutte fiorite e piene di sgargianti colori.

Nel tragitto Khai ebbe l'impressione che i due fossero seguiti e quindi molto spesso si girava per guardare il territorio circostante, ma nulla. Arrivarono davanti a un fiume e dovettero scendere per facilitare il percorso ai cavalli, anche se non era molto profondo preferirono fare così. Risalirono in groppa ai loro cavalli e attraversarono una grande pianura, dove scorsero parecchi paesetti, ognuno diverso dall'altro e sicuramente con molte storie da raccontare. Aeos aveva fin dall'inizio dei tempi moltissime storie di ogni genere di eroi, che compivano gesta e imprese leggendarie.

Verso sera raggiunsero i piedi dell'albero, da lì sotto era veramente maestoso.

Vedere la chioma era praticamente impossibile, superava i cieli. Tutto intorno ad esso c'era una scaletta a chiocciola che probabilmente conduceva su in cima. Khai ordinò ai cavalli di stare fermi, un'altra particolarità dei Pellenera era quella di avere una sorta di comunicazione con gli animali selvatici. Zaino in spalla iniziarono a salire quella scalinata infinita. Non seppero dire per quanto ebbero camminato, ma era sicuramente passato un giorno. La cima era ben visibile ora, e questo li motivò un po'. Dopo un piccolo sforzo raggiunsero una specie di piano, tipo un balcone. Era contornato da una ringhiera tutta fatta di legno ed era decorata con archi tutti attorcigliati e ricoperti dalle foglie. Al centro del piano c'era un ingresso che portava a una stanza piuttosto grande. Era un gigantesco portale, e sopra di esso riprendeva il tronco che arrivava fino alla immensa chioma dell'albero.

I due entrarono dentro.

Era tutto buio e con sé non avevano nessuno strumento di illuminazione. Poi, dal nulla, apparvero una miriade di lucciole e piante luminose che fecero una gran luce e permisero ai ragazzi di vedere un enorme volto scolpito nel legno.

Tirarono un sospiro misto a spavento e stupore.

<Khai, è veramente enorme. Proprio com'è scritto nel diario.>

Durante il viaggio controllarono le note del padre riguardo Sarlar, anche se non c'era molto, era descritto come un gigantesco volto di legno.

<Sarlar, dev'essere per forza lui.> riprese Tirstan.

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