3. certe cose non cambiano

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A Storia della Magia il vecchio Ruf non fa altro che parlare della Grande Guerra e di come i nostri genitori abbiano combattuto per liberarci del Signore Oscuro. Strano a dirsi, ma è letteralmente l'unica volta in cui mi degno di ascoltarlo.

I racconti sulla vecchia Hogwarts mi hanno sempre affascinato, anche quando ero piccola e la mia famiglia non era così incasinata mi piaceva sedermi ad ascoltare la mamma parlare.

Con il tempo ho capito che quello che cercavo nelle loro storie era il sentimento di nostalgia che le sembrava far appartenere una realtà diversa da quella che stavo vivendo io.

Entrata ad Hogwarts ero convinta che avrei vissuto proprio come i miei genitori, che avrei fatto la storia come loro e che tutto sarebbe stato proprio come allora.

Invece niente andò come avevo programmato.

Hogwarts è molto diversa dai tempi di Harry Potter. E non in meglio.

Dopo la fine della Grande Guerra il senso di sollievo ha dato spazio alla paura che potesse succedere qualcos'altro. Le minacce dei Mangiamorte sfuggiti alla punizione di Azkaban per un certo periodo finirono persino per spaventare la popolazione con il timore di una nuova guerra.

La paura ha spinto alla nascita di alcuni gruppi estremisti e nuove credenze. La religione si è mischiata al mondo magico e Hogwarts ha finito per essere il fulcro centrale di questo cambiamento.

Non appena suona la campanella scatto in piedi, pronta per saltare l'ora di Erbologia per rifugiarmi in Guferia e mandare l'ennesima lettera senza risposta.

Giuro che se Marcus non mi risponde anche questa volta potrei considerare l'opzione di tornare a Londra solo per prenderlo a pugni.

«Rose... Possiamo parlare?» mi fermo di colpo, con praticamente un piede fuori dall'aula di Storia della Magia.

«Non abbiamo niente da dirci noi due, Scamander.» replico tranquilla, nascondendo a stento un sorriso sadico e voltandomi per guardarlo in viso.
E così alla fine la pecorella è finita nelle fauci del lupo. Molto bene, penso proprio che mi divertirò.

«Quello che è successo...» Lorcan si interrompe non appena i suoi occhi incrociano i miei, spero che dentro ci legga tutto il disgusto che provo nei suoi confronti. 

Abbassa lo sguardo torturandosi le mani e per un attimo mi sfiora il pensiero che forse abbia finalmente trovato il coraggio di chiedermi scusa. Sicuramente non lo perdonerei però potrei mettere finalmente a tacere quella piccola parte di me che puntualmente ogni Natale si chiede se mettergli accidentalmente del cianuro nella torta sia da considerarsi omicidio

«Quello che hai visto ieri... Per favore non dirlo in giro.» Per poco non scoppio a ridergli in faccia, ma la verità è che ancora una volta un senso di profonda delusione mi invade. È veramente stupido da parte mia pensare che almeno uno dei miei ex amici sappia farsi un esame di coscienza e chiedere scusa. 

«Albus... Lui non vuole che si sappia.» continua, sempre mantenendo lo sguardo basso come se lui fosse la vittima di questa situazione.

Stupida viscida serpe.

Sono uno più stupido dell'altro questi due. È evidente che Lorcan sia cotto di mio cugino, ma che quest'ultimo non riesca pienamente ad accettare la sua sessualità e che quindi abbia imposto la regola secondo cui quello che succede nei dormitori Serpeverde rimane nei dormitori Serpeverde.

Se solo Albus non fosse così incredibilmente ottuso avrebbe già capito che tutta la scuola sa che se la fa con Lorcan Scamander e che a nessuno importa. 

«Perché, ha per caso paura che qualcuno possa dargli della puttana?» replico velenosa. Sì, era una frecciatina bella e buona e posso chiaramente sentire la soddisfazione che ne consegue spaegersi nel mio corpo. 

Onestamente mi chiedo con che coraggio sia venuto qui a chiedermi una cosa del genere. 

Lorcan contrae la mascella chiaramente irritato dalla mia irriverenza. «Se ti è rimasto un briciolo di dignità-» scatto in avanti e prima ancora che possa realizzarlo sono ad un passo dal suo naso, la bacchetta già stretta tra le dita. 

«Non venire a parlare a me di dignità o giuro, Lorcan, che ti lancio una maledizione senza pensarci due volte.» soffio a due centimetri dal suo viso. «Non me ne frega un cazzo di quello che tu e mio cugino combinate, proprio come non me ne frega un cazzo della tua opinione. Fate quello che vi pare, se fossi stato un vero amico anche solo per un secondo avresti saputo, senza neanche venirmelo a chiedere, che non avrei mai fatto una cosa del genere.» 

«Non si può mai sapere con te, Rose.» 

Sento la rabbia montarmi dentro come un fiume in piena. Se apre ancora una volta la bocca potrei farlo fuori a mani nude. 

Hogwarts è cambiata, è vero, ma la voglia di spaccargli la faccia che mi è nata al secondo anno quella no, quella è solo cresciuta nel tempo. 

«Vattene a fare in culo, Lorcan. La prossima volta che vai a lamentarti con Simon di quanto io sia una stronza pensaci due volte.» commento cattiva. Intanto gli altri studenti devono essersi accorti che c'è qualcosa che non va perché noto con la coda dell'occhio alcuni ragazzi farsi più vicini. 

Ovviamente tutti gli occhi sono puntati su di me perché sia mai che per una volta io non passi per la cattiva. Il giorno in cui si scoprirà la verità su ogni singolo soggetto di questa scuola sarà il giorno in cui la gente verrà a baciare la terra dove passa supplicando il mio perdono. 

Lorcan mi lancia un'occhiata di superiorità «È solo colpa tua- Se non ti piacesse così tanto sc-» Non faccio finire di parlare perché ho già sfoderato la mia bacchetta e gliela sto puntando contro con tutta l'intenzione di schiantarlo. 

Me ne sbatto delle regole di questa scuola, ha stuzzicato la persona sbagliata. 

«Weasley!» Una mano si posa sul mio braccio fermando l'incantesimo che stavo per pronunciare. Malfoy mi osserva dall'alto, lo sguardo imperscrutabile, ma la presa delle sue dita attorno al mio polso ferrea. 

«Che vuoi?» ribatto scontrosa. Ci mancava solo più lui e la sua indole da paladino della giustizia. Non posso gestire un'altra situazione del genere, soprattutto perché Malfoy mi serve e mi serve il suo aiuto. 

Abbasso lentamente la bacchetta preferendo ignorare lo sguardo di sfida di Lorcan che mi incita a colpirlo perché tanto sa che comunque andranno le cose tutti penseranno che ad attaccarlo per prima sia stata io. 

«Ti cercavo.» dice soltanto. 

E così Lorcan non è la vittima che vuole sembrare e Rose ha veramente poca pazienza

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E così Lorcan non è la vittima che vuole sembrare e Rose ha veramente poca pazienza. Per fortuna per questo genere di cose c'è il rampollo numero 1 di casa Malfoy.

The Good and The Bad | ScoroseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora