Il tempo passava lento. Ogni ticchettio del lontano orologio a parete giungeva alle orecchie della donna come una lenta agonia provocandole un'ansia che, come un freddo abbraccio, l'avvolgeva. Jane non capiva a che cosa effettivamente era dovuta quella sensazione così angosciante, forse era quel troppo lusso che faceva riaffiorare ricordi dolorosi di quella che una volta era stata la sua famiglia, la sua vita o era la figura di Angelo Bronte che con quel suo fare così elegante ma allo stesso tempo subdolo avvolgeva completamente la stanza assieme a quei suoi falsi sorrisi. La pistolera se ne stava lì, con in mano un bicchiere di whisky, in silenzio sperando che Arthur e Jhon tornassero il più velocemente possibile così almeno avrebbero potuto alzare i tacchi. Intanto tra Bronte e Dutch la conversazione era molto accesa, sembrava che tra i due ci fosse intesa, un'intesa ovviamente studiata meticolosamente dal Capo della banda che ovviamente non avrebbe lasciato nemmeno una sillaba al caso.
B:" oh mio dio! Oh mio dio questa... Questa era davvero divertente!"
Rise l'italiano dando una pacca alla spalla all'uomo che se ne stava dritto dietro al divano e fu lì che Bronte smise di parlare in inglese iniziando a sghignazzare nella sua lingua natìa su quanto Dutch fosse simpatico ma troppo sporco lanciando anche sottili commenti su quanto Jane somigliasse in quel momento ad una sottospecie di statua. Risate. Purtroppo, la ragazza, a quelle parole, alzò lo sguardo su Angelo quasi istintivamente divenendo così un bersaglio facile per l'uomo che ovviamente se ne accorse. Notò anche come le labbra di Jane si mossero impercettibilmente, come se avesse risposto a quei commenti con chissà quale frase: che la giovane sapesse l'italiano?
Tranquillo, schiarendosi leggermente la voce, Bronte si alzò dalla sua seduta prendendo posto con eleganza, in un gesto assolutamente naturale, accanto alla pistolera sotto lo sguardo indagatore di Dutch che, nonostante ancora stesse sorridendo, nei suoi occhi scuri una piccola luce di allarme si accese.
B:" che maleducati che siamo stati, altro che gentiluomini! Abbiamo tagliato fuori dai nostri discorsi un fiore bello come voi... Com'è che avete detto di chiamarvi?"
Chiese con fare assolutamente calmo ed educato l'uomo non smettendo neanche un secondo di posare quegli occhi predatori su di lei.
Sotto tutta la sorpresa di Dutch, Jane, alzò il viso spostando con un piccolo gesto il cappello rivelando una sicurezza ed un'eleganza singolare che mai aveva esposto fino ad ora.
J:" Jane, chiamatemi solamente Jane"
Rispose con un tenue filo di voce apparendo agli occhi, forse anche in un modo totalmente involontario, delicata. Una cosa così in contrasto con quello sguardo talmente sicuro e forte che lasciò sul viso della Capo della banda una strana espressione leggermente confusa che, fortunatamente, Bronte non notò affatto così preso a prendere la mano di Jane esponendosi in un meraviglioso e disgustoso baciamano. La pistolera non smise di sorridere neanche quando brividi su brividi si accavallarono per il troppo disgusto che stava provando in quel momento, avrebbe voluto ritirare la mano velocemente mollandogli un pugno diretto sul naso ma non poteva e questo ,la donna, lo sapeva anche troppo bene.
B:" Dato che ora conosco sia questa creatura che lei Mr Dutch, che parlando sinceramente tra noi mi bastava solo fare la vostra di conoscenza, posso finalmente invitarvi ufficialmente al mio ballo che ogni anno organizzo invitando i più alti membri della città di Saint Denis e delle cittadine vicine come Rhodes. Non accetto un no, sia chiaro"
Rise l'uomo riempiendo un bicchiere a Dutch mentre Jane cercava in tutti i modi di respirare a fondo tentando di ingnorare quel fastidioso pizzicore alle dita che la spingeva a strangolare l'italiano.
D:" lei è davvero gentile signor Bronte, davvero e si come ha detto lei il suo invito è completamente accettato"
Rispose Dutch portando il bicchiere alle labbra prima di bloccarsi totalmente nel sentire la frase dell'italiano.
B:" comunque, immagino che questa bellezza qua che lei ha portato non sia accompagnata, magari nessun uomo le ha mai chiesto la mano. Credo proprio che questi vestiti così mascolini né siano proprio una conferma! Se mi permette, e certo che lo farà, dato che questo fiore è solo vorrei accompagnarla personalmente al ballo ovviamente dopo un'approfondita conoscenza che faremo in questi giorni"
Nel sentire quelle parole Jane parve congelarsi sul posto con ancora quel sorriso stampato sulle labbra che presto morì completamente sostituito da una serietà indescrivibile soprattutto quando sentì, la mano di Bronte sfiorarle una ciocca di capelli. La cosa che più la stava preoccupando era che Dutch non stava dicendo assolutamente nulla e stavano passando troppi secondi... Che poteva fare? Sicuramente non poteva mandare all'aria tutto il piano del Capo mettendo a rischio quella nascente alleanza così fruttuosa di denaro. Sicuramente non poteva piantare due proiettili tra gli occhi di quello schifoso per lo stesso motivo e sinceramente non poteva neanche permettersi di reclamare diritti che le donne non potevano neanche pensare di aspirare... L'unica idea che le balenò in testa era quella di trovarsi un "protettore". Jane, con fare assolutamente risoluto ed offeso scansò con delicatezza, in un gesto puramente femminile, la mano di Bronte alzando il mento lasciandosi così sfuggire un profondo respiro.
J:" lei mi offende Mr. Come può insinuare queste cose?"
Disse lei accavallando, in un gesto elegante, le gambe nella direzione del Capo della banda posandosi la mano sinistra sul petto prima di interrompere una nascente risposta dell'Italiano.
J:" indosso questi abiti perché sono più comodi per muoversi e per sparare... e poi io non sono mica venuta qua senza un uomo."
Sussurrò lei socchiudendo le palpebre cercando di rimanere salda in quella recita così difficile. Le tremavano leggermente le labbra mentre il pulsare del cuore era salito sino alle orecchie quando, lentamente, senza dir altro posò la mano sinistra sulla coscia di Dutch che sobbalzò leggermente. Forse fu proprio quel gesto a fare svegliare il Capo da quella sottospecie di trans in cui era finito ritrovando la sua spontaneità.
D:" ha colto di sorpresa persino me Mr. Bronte con questa insinuazione. Non volevo essere maleducato mostrando, sotto al suo tetto, gesti di intimità tra me e la mia compagnia... Pensa che io abbia sbagliato?"
Chiese improvvisamente Dutch stringendo leggermente la mano, posata sulla coscia di lei, in un gesto quasi di infima proprietà, come fosse un marchio che a fuoco era stampato su quella carne. Ciò fece salire la nausea alla ragazza che però non si oppose neanche quando quello stesso braccio si posò sulle sue spalle portandola verso di lui. Jane sentiva il suo respiro possente, l'odore di tabacco che tanto caratterizzava Dutch solleticarle il naso e quelle dita callose giocherellare con le ciocche dei propri capelli sotto lo sguardo ora, serioso, di Bronte. L'italiano si alzò dando per qualche attimo le spalle ai due prima di voltarsi ancora una volta sfoggiando, questa volta, un sorriso tirato.
B:" Oh buon Dio, mi sento così in colpa... Sul serio. Avete tutte le mie scuse poste in questa meravigliosa bottiglia di whisky invecchiato egregiamente. Queste sono le mie scuse rinchiuse in una bottiglia di vetro"
Disse l'uomo prendendo il liquore passatogli da uno dei suoi scagnozzi che si era affrettato a reporla da quel minibar all'angolo della stanza. Dutch la prese e solo dopo averla osservata silenzioso annuì continuando a stringere Jane, oramai completamente paralizzata, tra le sue braccia.
Finalmente, in quel momento, passi sembrarono scontrarsi contro il legno del pavimento e ,dall' entrata, fecero capolino Arthur e Jhon completamente sporchi di terra. I due rimasero di sasso nel vedere che cavolo stesse succedendo in quella stanza. Al loro ingresso Jane spostò immediatamente la propria attenzione su di loro e fu nel vedere in quegli occhi così chiari, azzurri come le acque più limpide,una vaga emozione di dolore, fastidio e amarezza che la lasciò senza parole. Quel momento durò giusto qualche fulgido istante, dettato dal ticchettio di quel maledetto orologio a parete che Arthur abbassò il capo serrando la mascella non facendo altro che evidenziarla. Jane venne riscossa da quella strana scena dal respiro di Dutch che le carezzò il collo con una delicatezza tale da gelarla sul posto facendole dimenticare persino di respirare. Si rese conto di esser rimasta in apnea solo quando, una volta in piedi, il Capo della banda si spostò dal suo corpo rifacendole trovare quella libertà che, accanto a lui, sembrava aver perso.
Voleva solo andarsene, sparire.
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Red dead redemption: la nascita di una leggenda
WerewolfTutto iniziò nel vecchio e lontano west. Lotte perenni tra bande,amore scellerato forse tra le persone sbagliate e sparatorie senza alcuna pietà...oramai di chi ci si può più fidare? oramai non si può fare altro che sopravvivere andando persino con...