La casa è su un pendio sopra il Wind River ed offre la vista delle Pinnacle Mountains e dell'Absaroka Range innevate. Spettacolari al chiaro di luna. L'aria di fine dicembre è frizzante ed è facile raggiungere temperature sotto lo zero. Un brivido mi percorre la schiena, mentre all'esterno mi infilo i miei vecchi stivali. «Papà li ingrassa tutte le settimane, dice sempre che se dovessi venire a trovarci, li avresti pronti.» Anna Rose mi guarda con rammarico. Da quando sono partita non sono mai tornata a casa. Li chiamo spesso, questo è vero, e ho lavorato tanto per arrivare dove sono, ma anche le volte che avrei potuto prendere un aereo, non l'ho mai fatto. È stato più facile trovare degli altri impegni e partecipare a eventi e cerimonie delle quali mi importava poco.
«Anna Rose» cantilena Mary «sei troppo giovane per dire sempre a tutti cosa devono fare. Se Amber avesse potuto venire più spesso, credi non lo avrebbe fatto?»
«No, non credo» borbotta la sorellina stronza e stavolta sto zitta perché non ha tutti i torti.
«Mi sono persa un sacco di cose, tipo Joe, sei tornato da molto?» un po' sono curiosa e un po' ho la necessità di spostare l'attenzione e so che Joe è una calamita. Mi scocca un occhiata metallica. Potrei definirla tagliente, eppure so fin troppo bene che dietro al suo sguardo si nasconde un sentimento che un volta ci ha unito. O è solo una mia fantasia?
Il portone della stalla cigola e ho un'esitazione. Alzo gli occhi e guardo il fienile nel quale stavamo a baciarci per ore. E ore. E ore. Joe si ferma al mio fianco e anche lui porta l'attenzione verso l'alto. Stacco gli occhi dal fienile, solo per puntarli sugli stivali.
«Amber» è un sussurro, portato dal vento forse. Mi sento sfiorare i polpastrelli. Vorrei davvero toccarlo. Stringerlo e forse anche prenderlo a schiaffi. La me adolescente grida di fermarsi, di ascoltare, ma io sono stanca di scuse e ho una vita quasi perfetta che mi aspetta a New York. Dovrei essere a scrivere l'articolo per il paginone centrale, non qui a giocare con i miei fratelli e mi sento in colpa. «Amber Rose» ribadisco. Mi serve per mettere una discreta distanza, almeno morale.
«Una volta non amavi essere chiamata con il tuo nome completo.»
Non alzo gli occhi, non lo guardo.
Una volta amavo solo stare qui possibilmente con lui. «È passato molto tempo.» stronco il discorso.
«L'abbiamo pitturato di rosso questa primavera.» interviene Andrew «il fienile» passa in mezzo tra me e Joe e da una spallata ad entrambi. «Andiamo a prendere i cavalli, se no verrà troppo tardi e non riusciremo a rientrare per la colazione.» Già perché un'altra tradizione natalizia dei Jefferson vuole che i fratelli preparino la colazione la mattina della vigilia. Ha ragione. Prima partiamo, prima torniamo e io potrò anche avere qualche minuto per recuperare le idee e salvarmi il posto di lavoro.
Entro in scuderia. Il tepore è molto meglio di ciò che c'è fuori. Imbarazzo che si taglia con il coltello in primis.
«Che ne dite di cambiare la tradizione e berci qualcosa di caldo qui?» senza cavalcata e senza freddo.
«Sei matta! Io e Joe abbiamo preparato tutto al vecchio rifugio, vedrai» Andrew mi allunga una sella e le briglie. Lo so dov'è il mio cavallo. Terzo box a sinistra. L'ho voluto lì perché è il lato del cuore e tre è un numero perfetto. Star e io siamo cresciuti assieme. Mio padre me lo ha preso da puledro che io ero una bambina e insieme abbiamo vissuto delle avventure straordinarie in questi boschi. Forse è per questo che non voglio figli, perché non riuscirei a dare loro l'infanzia che si meriterebbero, l'infanzia che ho avuto io, libera e spensierata, in compagnia di qualche amico, dei miei fratelli, di Wonka e di Star. Se io avessi un figlio o due dovrei lasciarli a qualche baby Sitter per la maggior parte del tempo, di giorno e di notte. Tantissime persone lavorano e quindi hanno poco tempo da dedicare loro, in fondo è la qualità e non la quantità che fa la differenza. Solo che io ho avuto tutto questo e come ho fatto a dimenticarlo?
Raggiungo il box. Il muso caldo di Star mi si appoggia sul petto e poi sale fino a sfiorarmi il viso. Soffia. Non crede a ciò che gli sta suggerendo l'olfatto.
«Lo sai chi sono?» gli accarezzo il muso. La razionalità dice che non può avermi riconosciuto, ma il suo leggero nitrito mi fa credere che mi stia salutando incredulo.
«Lo sa» la voce di Joe alle mie spalle mi fa sobbalzare. È roca, sexy. Lo era anche quando ero una ragazzina innamorata, solo che ora mi volto e vedo la sua imponenza. Le sue spalle sono grandi. Un porto sicuro al quale chiunque vorrebbe aggrapparsi. La barba gli incornicia la mandibola che ora è marcata e i baffi vanno a sfiorare le sue labbra carnose. La luce della scuderia non mi aiuta perché sembra posarsi sui sui capelli dorati e riempire di sfumature azzurre e argentee le sue iridi. Lo sapevo che non dovevo guardarlo, perché ora devo resistere alla tentazione di sfiorargli uno zigomo, il destro dalla cui barba sembra affiori una cicatrice.
«Le persone come te non si dimenticano.»
Vorrei credergli, ma lui mi ha dimenticato tanti anni fa, quando è partito per non tornare.
«Sarebbe bello crederlo.» l'ho capito con il tempo che amore significa compromesso soprattutto con sé stessi. Quanto sei disposto a sacrificare di te per l'altro? Perciò io e Joshua siamo perfetti. Il nostro equilibrio nel dare avere è meglio di quello di un funambolo e non chiediamo mai niente che l'altro non sia disposto a concedere.
L'amore non è un atto di diplomazia.
«Darsi una mossa» ordina Andrew infilandosi tra me e Joe.
«Stare nell'esercito ti ha reso indisponente» lo sfotto e mi scrollo di dosso la sensazione che mio padre mi stesse chiedendo di guardare in faccia il mio rapporto con il mio quasi fidanzato perfetto. In fondo lui lo conosce appena.
Andrew mi scocca un'occhiata torva.
«Ciao Star, sono Amber» entro nel box e mi metto di buona lena a spazzolare il cavallo. Lo sello. Esco, quando tutti sono pronti e salgono. Il rifugio non è molto distante. Conosco la strada a memoria e anche Star. Vorrei fare qualche tempo di galoppo, ma la neve e il fondo mi impediscono di esagerare. La luna è così grande che sembra voglia farci da faro. Il vapore esce dai nasi di cavalli e cavalieri. Siamo una compagnia ciarliera. Io sono davanti con Andrew e Mary, poco dietro Anna Rose e Joe. Mi volto e ci guardo. Sarà la luce della luna, sarà la magia del Natale, ma si sembra di essere tornata indietro tantissimi anni e la risata che esce dalle mie labbra è sonora come una volta.
Il rifugio è a pochi passi. Portiamo il cavalli nel rimessino affianco, già rifornito di fieno e acqua. Qualcuno ha pensato a tutto. Osservo Andrew e vedo com'è orgoglioso di averci portato fin qui. Ci infiliamo nel rifugio, dove il camino è ancora acceso. Sono rimasti alcune braci e basta rinvigorirlo per fare attizzare la fiamma. Il tappeto è sempre lo stesso, ma il rifugio sembra sistemato a nuovo.
«Com'è bello» e il mio entusiasmo è autentico.
«Lo abbiamo sistemato la mia ultima licenza» Andrew quando è orgoglioso si gonfia come una mongolfiera. Gli lascio un buffetto sulla guancia. Con Joe non mi complimento, gli sto ben lontana perché la sua sola presenza mi destabilizza e riesco a passare tutte le fasi del lutto in amore in pochi attimi.
Negazione o meglio isolamento, vorrei solo che non ci fosse. Rabbia è quella che mi permette di cercare almeno a parole di tenerlo a debita distanza, Elaborazione, depressione e accettazione di cosa poi? Forse della sua bellezza.
E ora?
«Obbligo e verità» propone Andrew mettendosi seduto per terra.
«Speravo anzi in uno streap poker» la risata esce dalle mie labbra limpida e cristallina «Mary Rose» la rimprovero scherzando, non me lo sarei mai aspettato da lei.
«Allora dovrai proprio cominciare tu, chissà quale verità hai da nascondere» stiletta Anna Rose.
«La verità è che ti hanno adottato, il gene della stronza non c'è nella nostra famiglia» involontariamente mi sono schierata davanti a Mary Rose. Lei non si merita di essere attaccata. Io sì. Posso sopportare la cattiveria di Anna Rose, sono stata al Choice cinque anni prima di prendere il posto che mi spettava la corona e lo scettro del caporedattore, cinque anni in cui me ne hanno fatte di tutte i colori. Anna Rose è una pivella in confronto.
«Certo, miss brava bambina sono sempre perfetta e voi siete troppo plebei per il mio tempo, ora vuoi anche avere la parola.» non mi basta essere tra lei e Mary Rose. La voglio afferrare. Scuotere. Vedere se esce un po' della sua acidità. Se la smette di fare la bulla a nostre spese perché nessuno ha mai avuto il polso di rimetterla al suo posto.
«Cosa vuoi saperne tu! Non sai come ci si sente a non essere mai abbastanza. A non riuscire ad arrivare dove meriti perché stronze come te si credono migliori. Non sai neppure quante ore ho lavorato in questi anni, quante volte avrei voluto essere a casa per avere il confronto di papà o un piatto caldo. Non sai a quante ore di sonno ho rinunciato né a come è difficile ogni mattina sfoggiare un look che valga la mia sedia. Tu vedi i miei vestiti costosi, il mio fidanzato perfetto e sai che sono arrivata dove desideravo e invece di essere felice per me, sei...»
«Lorentz mi ha tradito» grida Mary Rose e le mie ultime parole si perdono nei meandri della mia testa.
«Sono tornata a casa da un più di due settimane. Voglio chiedere il divorzio.»
Rimango di sasso. Loro erano la coppia che avrei voluto avere, se avessi scelto la strada della famiglia.
«Mamma e papà non hanno detto niente.» balbetta Anna Rose.
«Non lo hanno fatto, perché non lo sanno. Ne ho parlato solo con Joe e solo perché lui aveva capito tutto dopo la seconda cena.» confessa con lo sguardo a terra e torturandosi le dita. I miei occhi stilettano verso Joe.
«Ma quindi anche tu vivi da mamma e papà?» non era la cosa giusta da dire, avrei dovuto concentrarmi su Mary Rose.
«Non è il momento» mi liquida lui e il nervosismo sale oltre la testa e arrivo fino alla punta dei capelli. Non mi piace che mi venga detto come comportarmi perché io lo so fare da sola.
«Non è mai il momento.» ora la mia rabbia esplode verso di lui.
«Papá ha un segreto che sai solo tu, ma non è il luogo.»
«Me lo ha chiesto lui.» taglia corto.
«Mary Rose è in piena crisi famigliare, e non ti viene in mente di avvertirci.» gesticolo come una forsennata.
«L'ho pregato di non dirlo» interviene Mary Rose.
Bene, lo difende pure? Sarà innamorata di lui?
«E perché non l'hai detto a noi?» Andrew si dimostra molto più diplomatico di me in questo frangente.
«Perchè mi vergognavo e avevo paura.»
«E di cosa?»
«Che saresti andato a spaccargli la testa, per esempio. Che Anna facesse qualcuna delle sue battute con i bambini e che Amber mi ritenesse una fallita per non essere riuscita nell'unica cosa che avevo creato. La mia famiglia.»
Mi si mozza il respiro nel petto. Mia sorella ha avuto paura del mio giudizio e si è nascosta in un momento così delicato.
«Se avessi saputo tutte le difficoltà che hai dovuto affrontare, io ti sarei stata vicina, Amber.» ora mi chiede scusa? «E che a te sembra sempre venire tutto facile.»
Allungo una mano per afferrare la sua.
«Non lo è per nessuno.» la rincuoro.
«Sono ancora in tempo per spaccargli la faccia?» Andrew fa un mezzo sorriso e abbraccia Mary. Poi prende me nella stretta e io, anche se sono sempre arrabbiata con lei, acciuffo Anna, che per una volta non ha preso me di mira, eppure la cosa mi dà ancora più fastidio. Insomma Mary Rose è una persona dolce, non si merita di essere trattata così.
«Anche io ho una confessione da farvi...» rimaniamo stretti stretti gli uni agli altri. Pronti insieme ad affrontare tutto.
«Sono gay.»
Andrew ora allenta la presa. Non era un mistero, almeno per me, ma aspettavo che lui facesse pace con i suoi demoni.
«Capisco perché sei voluto entrare nell'esercito, ma il mio vice è un tipo molto più interessante di quei maschioni in divisa.» gli dico avvicinandomi e dandogli un buffetto sulla guancia. «Solo che le sue Prada soffrirebbero qui.»
Mi volto e nella penombra del rifugio noto Anna Rose in lacrime.
«Ho mollato l'università.» e tira su con il naso. «Sono una fallita.»
Vorrei avere anche io qualcosa da dire loro, qualcosa di così sincero e profondo. Il mio unico dramma è il paginone centrale di Choice che non ha un articolo adatto. Non è paragonabile. Sto in silenzio. Mary Rose si avvicina a Anna e la stringe. Nonostante sia una stronza. Vorrei avere il suo buon cuore, così le allungo una mano, per trovare la sua. Non è lo stesso, ma almeno è un contatto.
Le loro vite stanno prendendo nuove strade e io ne ero all'oscuro e il tutto perché mi sono lasciata inglobare dalla mia esistenza. La verità è che sono una grande egoista. L'unico che sembra tenere le fila delle nostre vite è Joe.
Lo guardo. È in disparte, ma sembra dominare tutto lo spazio. Anche se fingo non ci sia, è impossibile. Lo vedo e soprattutto lo sento. Dentro. Batte e ha il potere di fare vibrare corde che pensavo scordate. Rotte. Non devo pensarci. Non devo permettergli di avvicinarsi.
«E tu, Joe, non hai qualche segreto da rivelarci?»

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La Magia Della Neve -sospesa-
Romanzi rosa / ChickLitAmber Rose Jefferson era una donna di successo. La sua vita perfetta fu stravolta da un Natale tutt'altro che ordinario.