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                                                                                                                                                                        Ex abrupto.


A volte mi sono trovato a pensare che ciò che ci ha legati, fin da subito, era la situazione delle nostre famiglie. Mio padre, morì quando ero quindicenne- invece il tuo è ridotto ad essere un semplice nome passivo in uno degli archivi dell'anagrafe. Mi ricordo bene, quando ti avevo vista, eri in servizio nel Bronx club, non ti avevo nemmeno notata, Steve lo fece. Quella volpe, ti aveva adocchiata, e quando mi chiese la mia benedizione per la prossima conquista, come nostra abitudine fare.

Io ti avevo vista, non il corpo, no di certo; avevo visto la tua anima, come un'energia fluttuante. Era grigia, o blu? chi lo sa, il ricordo si è sbiadito. Dopo il tuo turno, eri sul marciapiede ad aspettare chissà chi. Il tuo ragazzo? una amica? o il vicino?

Si fermò un vecchio rottame anni quaranta, con il parabrezza arrugginito; e i fari che penzolano.

Io e Steve, scoppiamo a ridere.

Tu, invece, tiravi giù il grembiulino, per imbarazzo. Eri salita, come un lampo, e ti eri sprofondata nel sedile anteriore. Il veicolo, prima di sparire, aveva lasciato una nuvola nera, come ringraziamento a quella breve opera buffa.

Avevo annotato in un angolino nella mia mente, che ti avrei cercata, non sapevo come, ma lo avrei fatto. Però dovevo dissipare l'idea a Steve di te come prossima preda.

«Amico, ma hai visto che cartoccio. Devo dire che la tipa non era male.»

«Lascia stare, hai già la Soave. Non ti basta?»

«Quella amico è sostanza pura, intendiamoci. Il mio fiuto non fallisce mai.»

Ed era vero.

«Steve.» con voce bassa. E volto scuro.

«Amico, se volevi fartela. te l'avrei mollata volentieri; tutto per mio fratello.» Mi diede una pacca amichevole.

«Oh, James. Un altro giro. Il solito» E con sorriso beffardo, e, una sigaretta penzolante in bocca, Steve aveva riservato le sue attenzioni alle ragazze delle poltrone accanto.

Invece Io, avevo visto te. E volevo scoprire cosa celava dietro quell'aurora grigia.

Il giorno dopo, alla stessa ora, avevo parcheggiato davanti il locale, e ti ho aspettato.

Tu, con quel grembiulino che tiravi, non te ne eri accorta nemmeno di me che ero ad un palmo dalla tua faccia. Eri con la testa bassa.

«Ciao, ti serve un..»

Forse mi ero troppo avvicinato, senza riguardo, con poca delicatezza. Un liquido di colore rosso-arancio, colava a gran velocità sui miei occhi come l'acido. Mi aveva offuscato la vista, e avevo perso l'occasione di vederti.

«animale.»

sentì, in lontananza, una voce femminile. Eri corsa via, con il grembiule che saliva e scendeva. Io ero passato per un animale, solo perché volevo offrirti un passaggio a casa, con il liquido rosso, che si era scoperto fosse peperoncino.

Non sapevo nulla di te, ma non vedevo l'ora di scoprirlo.

Mentre facevo i conti con il passato, avevo ricordato mio padre, negli ultimi anni, il nostro rapporto andò deteriorandosi.

Due sono stati i colori, della mia infanzia, dei cerotti sgualciti su ogni ferita.

Il primo quando mia madre decide di sparire, con un presunto amante. E non fece mai via di ritorno. Ha mai pensato a me? se avessi mangiato, oppure no? Ha mai pensato di ritornare solo per una visita per vedere come stessi? etc.

sono tutte domande fluttuanti, e che, ora, nei miei ultimi anni. Ritorno a spolverare, nel mio armadio di ricordi.

Il secondo colore, ancora più intimo, te lo racconterò più in là.

Negli anni della baldoria, stavano circolando ampie gabbie, che venivano chiamate televisore, eravamo in un cottage striminzito, che dovevamo ripiegare per entrare.

Nei giorni di festa, allestivamo un barbecue, di un metro per un metro, un tronco d'albero tagliato e una porta arrugginita di chissà quale capannone, adatto come tavolo, con una ciotola di riso e un po' di carne preso dalla comunità, e pomodori e verdure, che caparbiamente, io e Steve avevamo raccolto in un campo sperduto.

Avevamo una radio, che mio padre aveva riparato, che ci accompagnava in questi momenti, che per me erano felici.

Mio padre era stato diagnosticato con stadio terminale, e non aveva detto niente a nessuno, nemmeno a Nancy. Prima ero molto arrabbiato con lui- forse i miei occhi da quindicenne non vedevano ciò che vedeva lui. Quanto è vero, quando dicono che la vita ha diverse lenti, a ogni cambio di stagione ne cambia una.

Prima di sparire anche lui per diversi giorni, aveva portato me e Steve alla Parrocchia di St. Thomas

Ci aveva detto di non scendere dal veicolo, con andatura un po' zoppicante, era entrato dal portone principale, e  ritornò accompagnato da un uomo nero, che ci sorrideva, aveva degli occhi gentili. Padre Mark, si faceva chiamare.

Mio padre non ci aveva nemmeno per un secondo degnato d'uno sguardo, aveva detto di prendere le nostre cose, perché sarebbe andato in un lungo viaggio in cerca di lavoro.

Ma in realtà, era in cerca di pace eterna.

Nidi di ragnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora