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Per la prima volta dopo tanto tempo, Savannah era in grado di percepire i battiti di un cuore che non si inceppava.

Le sembrava di avere una forte energia nel petto, invece della solita pietra che per anni non aveva fatto altro che torturarla, infliggendole dolori sempre più acuti, come se a ogni crisi qualcuno la pugnalasse con milioni di spilli infuocatie le squartasse il petto a mani nude.

Il dolore della ferita non era nulla a confronto di ciò che aveva passato nel corso degli anni e non era nemmeno paragonabile all'imbarazzo che aveva provato nel prendere coscienza.

L'anestesia aveva sconnesso totalmente i suoi neuroni già abbastanza provati e non immaginava di aver straparlato così tanto.

Le infermiere le avevano raccontato che per tutto il tempo che è stata sotto effetto di morfina,antidolorifici e quant'altro, non faceva altro che dire di essersi innamorata di un angelo dagli occhi bellissimi.

Arrossiva al solo pensiero, immaginandosi come se stesse assistendo al suo teatrino dall'esterno di una platea.

Provava anche una sorta di delusione, perchè lo strascico di alcuni ricordi le sembrava così reale a tal punto da sperare che non si fosse trattato di un sogno.

Ci volle una settimana prima che potesse vedere la sua famiglia oltre il vetro della terapia intensiva e sapeva bene che di certo le difficoltà non sarebbero mancate.
Tutto sommato però, era fiduciosa ma preferiva non cantare già vittoria, giusto per scaramanzia.

Passarono altri giorni, nel totale preciso era riuscita ad ammirare ben docici albe e nel reparto si iniziavano ad ipotizzare delle possibili dimissioni.

Tutto il personale stava educando Savannah verso una vita fatta di molti scrupoli e infinite accortezze, ma lei era ben disposta, amava la vita e finalmente poteva viverla.

Purtroppo la sua gioia venne a mancare quando la sera iniziò a sentirsi troppo accaldata e allo stesso tempo presa alla sprovvista da brividi che le scuotevano il corpo.

I primi sintomi di rigetto stavano avendo la meglio, nonostante tutte le accortezze.

Il suo nuovo cuore era sotto sforzo.

A causa della febbre stava tentando di pompare molto più sangue del dovuto, affaticandosi.

I medici si impegnarono a curarla ma la febbre era molto alta e perse nuovamente lucidità. 

《Il mio angelo mi ha abbandonata!》
Non ripeteva altro che questo.

Ricordò di aver visto quegli occhi pieni di speranza quando credeva di essere morta e invece si era appena affacciata alla vita.
Ora che invece si sentiva morire quello sguardo non c'era e quindi giunse alla conclusione che l'inferno la stava trascinando a capofitto nelle sue fiamme.

Non era mai stata una ragazza particolarmente irruenta nella vita, dopotutto con un cuore malato non poteva di certo pensare a creare scompiglio verso l'umanità.
Di sicuro però non le piaceva essere altruista, non voleva aiutare nessuno.

Erano troppi i sogni chiusi nel cassetto e non le andava di sprecare le sue energie per prodigarsi ad aiutare gli altri a realizzare i propri.

Forse però qualche buona azione le avrebbe fatto comodo per ottenere un occhio di riguardo nel passaggio a miglior vita.

《Savannah, perché ti stai arrendendo?》

Una voce spezzò i suoi pensieri, conosceva bene quel timbro, quella pronuncia marcata.

Aprì a fatica i suoi occhi e vide che il suo angelo era lì.

Vide il suo sguardo, questa volta però era colmo di apprensione.

Shivering heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora