CAPITOLO 3 seconda parte

663 83 71
                                    

ANDREW

Eccola che esce dal locale. Mi sento un po' agitato. Strano, non è da me. Saluto i miei compagni e la raggiungo. Mi avvicino come per volerla baciare sulla guancia, in realtà le parlo all'orecchio per avvertirla che ci sono ancora i miei amici. Lei appoggia le mani sul mio torace e così facendo mi infligge una dolce tortura. Sarà più difficile che mai mantenere le distanze e lasciarla andare.

«Senza farti notare, guarda oltre la mia spalla, in fondo a sinistra. Li vedi?»

«Sì.»

«Ok, appena i miei amici se ne vanno, potrai tornare a casa. Dov'è la tua auto?»

«Da questa parte.»

Mi prende sottobraccio e si mette a ridere. Mi sembra molto più a suo agio di quanto non fosse dietro al bancone.

«Eccoci arrivati» dice, volgendo lo sguardo in direzione di Marco e Filippo. «Sembra che i tuoi compari non abbiano intenzione di schiodarsi! Perché?»

«Non lo so, vedrai che adesso partono.»

«Non credo! Si sono messi a fumare. Secondo me stanno aspettando di vederci andare via insieme.»

«Se così fosse, mi accompagneresti?»

«Non erano questi i patti...»

Il suo cellulare squilla. Lei lo pende, lo guarda, alza gli occhi al cielo e poi lo ignora.

«Hai ragione, perdonami. È meglio che vada. Dirò che hai cambiato idea e subirò il tour de force fino all'alba. Grazie comunque, ci hai provato...» Indietreggio e mi accingo a voltarmi per andarmene.

Lei mi afferra per un braccio, fino a scivolare a prendere la mia mano e mi trattiene.

«Aspetta un attimo. Concediamogli ancora qualche minuto. Nel frattempo ragioniamo sulla possibilità che io ti accompagni.»

«Dici sul serio?» Non riesco a crederci, sta cedendo.

«Dico che potrei accompagnarti a quattro condizioni.»

«Sentiamo.»

«La prima: dovrai ammettere che siete tre sciocchi. Voglio sapere che cosa avete scommesso.»

«Niente! Non è una...»

«Ah! Vietato mentire, altrimenti giro i tacchi e sgommo via.»

Decido che mi conviene assecondarla.

«Non era una scommessa ma una sfida. Sono entrato al "Red Carpet" dicendo che mi sarei portato a casa la prima bionda che mi piaceva. L'ho detto tanto per dire, non pensavo di farlo sul serio. Solo che poi ho visto te e...»

«... e bum, colpo di fulmine!»

«Già, proprio così...»

Mi scoppia a ridere in faccia. È decisamente molto più allegra di quanto non lo fosse dentro il locale. Sorrido della sua ilarità.

«Sono stato sincero. Dai, vai avanti con la seconda condizione.»

«Tira fuori la patente.»

L'accontento e gliela porgo.

«Andrew Coleman, classe millenovecentottantacinque. Sei più vecchio di me.»

«Quanti anni hai?» Le chiedo di rimando.

«Shh! Sono io che faccio le domande» sentenzia con un piglio autoritario.

«Oh, scusa!» Il suo modo di fare mi incuriosisce sempre più.

«Questa è la tua residenza?»

«Sì.»

Mi appoggia il documento sul petto, tira fuori il suo telefonino e, con una mossa repentina, senza che io possa impedirglielo, fa una foto.

Chris&KrysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora